La famiglia, la Sicilia, l'impegno civile. Dieci film della regista palermitana disponibili online su MYmovies ONE. Una raccolta che restituisce tutta l’intensità e la passione di oltre vent’anni di carriera. GUARDA ORA I FILM »
di Pedro Armocida
Prende forma su MYmovies ONE un focus che dà conto del lavoro di più di vent’anni della regista Costanza Quatriglio, nata nel 1973 a Palermo dove si è laureata in Giurisprudenza e dove, nel giugno del 1995, gira il suo primo cortometraggio, Lettera a Monsieur cinema, una missiva d’amore alla Settima Arte nell’anno del suo centenario.
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La corsa di un treno con sovraimpresse, come ombre cinesi, le immagini di un Pulcinella e il Gendarme che se le danno di santa ragione racchiude già in sé tanto del suo cinema futuro attento alla realtà più documentaria, uno sguardo sul reale sempre trasfigurato nell’immaginario collettivo.
Dal punto di vista temporale il primo film disponibile è L’insonnia di Devi del 2001, esattamente un anno dopo il diploma in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia dove è attualmente direttrice artistica della sede di Palermo dedicata al documentario.
Si tratta di un vero e proprio viaggio attraverso le adozioni internazionali con una serie di interviste a ragazzi stranieri, dai 13 ai 25 anni, adottati da famiglie italiane. Costanza Quatriglio decide di accompagnare alcuni di loro nei luoghi di nascita, in India per esempio, per farli agire, ossia spingerli a compiere un’azione per riflettere sulle loro origini, sulla memoria dei genitori biologici o dell’orfanotrofio, per poi ritornare in Italia con una consapevolezza maggiore di sé.
Un movimento simile e un’attenzione verso l’età adolescenziale che sarà al centro anche di Il mondo addosso (2006) in cui la regista per un anno pedina alcuni adolescenti migranti che hanno lasciato le loro case in Afghanistan, in Romania, in Moldavia. Voci lontane, sempre presenti, anche oggi.
La selezione di MYmovies ONE include anche il primo film di finzione (che è rimasto tale per molti anni), L’isola (2003) che, nel mettere in scena il rapporto tra l’uomo e la natura dell’isola di Favignana non vuole rinunciare all’impronta documentaria e antropologica (e autobiografica dal momento che lì la regista trascorreva le estati) nell’affrontare il diverso rapporto dei giovani, con i due fratelli Turi e Teresa costretti in ruoli a loro non congeniali, e dei padri vincolati a un territorio, alla sua memoria e tradizione che informa le loro scelte.
Proprio per raccontare come è riuscita a trovare un cast, che a parte lo scrittore e poeta Erri De Luca insieme a Marcello Mazzarella, vede molti isolani non professionisti, viene proposto anche il breve Racconti per l’isola.
Nel 2009 la regista gira Il mio cuore umano, un documentario davvero splendido sulla cantante Nada che ribalta il classico format audiovisivo sugli artisti. Niente aneddoti, nessun’altra intervista se non il profondo close-up su Nada che, senza quasi stacchi di montaggio, scava nella sua memoria e nel rapporto doloroso con la madre malata. E poi le sessioni di creazione artistica, l’uso centellinato del materiale d’archivio, il momento liberatorio dei concerti. L’identificazione di una donna e di un’artista su cui Costanza Quatriglio tornerà nel 2021 con il film di finzione per la tv La bambina che non voleva cantare.
Dopo questo intermezzo la regista si dedica al suo amato e necessario (usiamola questa parola quando ha senso) cinema civile raccontando nel breve Girotondo, che fa parte del documentario collettivo per i 90 anni del Luce 9×10 Novanta, la devastazione e la successiva ricostruzione dopo i terremoti, alla ricerca di un equilibrio anche esistenziale, per dedicare poi due film al mondo del lavoro. Con il fiato sospeso (2013) ispirato a una storia vera, in solo mezz’ora, grazie anche a interpreti come Alba Rohrwacher e Michele Riondino, riesce a raccontare l'inquinamento ambientale all’interno dei laboratori di chimica dove gli studenti fanno ricerca.
In Triangle (2015), memore della lezione della grande documentarista Cecilia Mangini, racconta in parallelo, con le musiche di Teho Teardo, il massacro di 146 operaie nell’incendio di una fabbrica tessile di New York nel 1911 e la morte, cento anni dopo, a Barletta nel crollo di una palazzina, di quattro operaie e della figlia del titolare quattordicenne.
La rassegna si conclude con due film che, a distanza di più di dieci anni, raccontano profondamente la sua Sicilia, e un pezzo di storia d’Italia, attraverso le parole scritte del bracciante e semianalfabeta Vincenzo Rabito nato alle soglie del 1900. Terramatta (2012) è una straordinaria e sperimentale sinfonia visiva in cui la regista unisce il suono delle parole inventate da Rabito con le immagini d’archivio e con quelle odierne.
Un’operazione che echeggia anche nell’ultimo e ancora più personale film di Quatriglio, Il cassetto segreto, in cui si confronta, con la giusta distanza temporale, con gli archivi lasciati dal padre Giuseppe, intellettuale di vaglia e firma storica del Giornale di Sicilia. E si torna in qualche modo al corto iniziale di Costanza, un omaggio al cinema della memoria che diventa, ancora una volta, coscienza collettiva e che, in un gioco di rimandi, ha a che fare con la memoria visiva di ogni spettatore.