Brando De Sica fonde la mitologia del vampiro con la Napoli dei vicoli e della malavita per raccontare in modo appassionato la storia d’amore tra due reietti, o meglio tra un reietto e una che sembra esserlo. Premiato a Sitges, Magna Graecia, Scream Fest di Los Angeles, Nastri d'Argento e da oggi disponibile su MYmovies ONE. GUARDA ORA »
di Rudy Salvagnini
Il cinema dei vampiri è tra i più praticati all’interno dell’horror e non solo dell’horror, essendo il vampiro una figura molto utilizzata nel corso degli anni anche in ambiti tra i più diversi, non ultimo quello della commedia. Difficile quindi trovare delle declinazioni anche solo parzialmente innovative che riescano a dare al vampiro un ruolo diverso da quelli già utilizzati.
Brando De Sica fonde con naturalezza la mitologia del vampiro con una realtà trasfigurata della Napoli dei vicoli e della malavita per raccontare in modo appassionato la storia d’amore tra due reietti, o meglio tra un reietto e una che sembra esserlo.
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Mimì - Il principe delle tenebre sin dal titolo - che richiama non senza ironia quello del terzo episodio della saga Draculiana prodotta dalla gloriosa Hammer (o secondo episodio se vogliamo limitarci a quelli caratterizzati dalla presenza del Dracula di Christopher Lee) - si riallaccia alla rappresentazione classica del vampiro facendone però il paradigma della rivolta contro un milieu sociale ben più tenebroso di ogni figura mostruosa.
Mimì è il tipico emarginato che trova in una sua imperfezione fisica - i piedi deformi - un elemento catalizzante del disprezzo da parte dei soliti bulli e in particolare di Bastianello Cascone (un vivace e appropriato Giuseppe Brunetti), cantante neomelodico figlio di un boss della camorra. Proprio in occasione di un umiliante pestaggio subito da Mimì nella pizzeria dove lavora come pizzaiolo, il ragazzo conosce la giovane Carmilla che sembra essere nell’entourage di Bastianello, ma subito prende a benvolere Mimì.
Carmilla, il cui nome non a caso è ripreso da quello della protagonista del famoso romanzo breve di J. Sheridan “Le Fanu”, introduce Mimì in un contesto dark che lui ignora totalmente, ma che scorge subito come affascinante, anche perché reso tale dall’attrazione che Mimì immediatamente prova per la ragazza.
Mimì inizialmente non sa nulla di vampiri, né conosce chi sia Dracula, trovando opportunamente - come forse parte del pubblico odierno - un salutare ripasso grazie alla figura quasi altrettanto mitologica di un anziano gestore di videoteca che lo informa con esauriente rapidità finendo per fargli vedere il più classico dei classici, il Nosferatu di Murnau, con annessa leggenda sulla natura vampiresca del suo interprete, Max Schreck, raccontata anche nel film L’ombra del vampiro.
Come il Martin del Wampyr di George A. Romero, Mimì è indotto a entrare in un immaginario fantastico nel quale ritrovare il proprio ruolo che una società crudele e disumana gli vieta altrimenti di avere. Diversamente dal film di Romero, più crudo e realistico, in questo film di De Sica i toni sono quelli di una fiaba macabra in cui le soluzioni sono talvolta semplici - come la fin troppo facile ricerca di Carmilla a Codogno - e la conclusione si tinge di toni surreali e magici portando i personaggi a trascendere la mera realtà fattuale.
Mimi si immedesima nel vampiro perché solo in quel modo può sperare di trovare la libertà - e anche l’amore - in un contesto dove i ruoli sono definiti e per lui non c’è alcuno spazio se non quello, minimale, che cerca di garantirgli il bonario padre adottivo, che, in una riuscita scena, cerca un confronto liberatorio in realtà impossibile con un boss della camorra imprigionato in un polmone d’acciaio a rappresentare l’impotenza della vecchia guardia di fronte all’emergere della virulenta nuova generazione, dando in ogni caso l’immagine del perpetuarsi di un regime di sopraffazione e di ingiustizia.
Alcuni personaggi di contorno sono meramente funzionali, lasciando la scena soprattutto ai due protagonisti e allo sviluppo della loro relazione con l’incontro tra due sofferenze: Carmilla, fuggitiva piena di idee bizzarre (principessa romena, discendente di Dracula), trova in Mimì terreno fertile per qualcosa che porti a un superamento dell’amara realtà e i due si uniscono all’insegna di un sogno comune.
Nella riuscita della raffigurazione di questa strana e complessa relazione un ruolo non indifferente lo svolge anche l’ottima prova interpretativa di Domenico Cuomo e di Sara Ciocca, sempre molto credibili e intensi.
A emergere è anche il ritratto di una Napoli prevalentemente notturna e misteriosa con alcune immagini che restano impresse, come le corse di Mimì con l’Ape negli stretti vicoli partenopei o le discese in sotterranei oscuri e minacciosi. Brando De Sica dirige con abilità e forza espressiva un film che non si preoccupa di restare all’interno di un genere, ma anzi ne sfiora diversi e passa con leggerezza dall’uno all’altro, restando però sempre aderente alla storia che vuole raccontare e ai suoi personaggi che, indipendentemente da quanto accade, devono trovare una liberazione e una strada verso una vita insieme, vera o immaginata.