Fino al 22 ottobre si intervalleranno lunghi, corti, masterclass ed eventi speciali. Il festival fa parte del ricco programma della 50 giorni di Cinema a Firenze.
di Veronica Ranocchi
Colori, arcobaleni e soprattutto legami di famiglia al centro della ventunesima edizione del Florence Queer Festival 2023 che avrà luogo al Cinema La Compagnia di Firenze dal 18 al 22 ottobre.
I lungometraggi e i cortometraggi saranno intervallati da masterclass ed eventi speciali. Degna di menzione la scelta di inaugurare la rassegna con un omaggio a Michela Murgia, accompagnato, nel corso delle giornate, da coloro che hanno lasciato, a vario titolo, un segno indelebile nella comunità lgbtqia+.
«Siamo felici di tornare a casa» ha affermato la nuova direzione del festival nella persona di Barbara Caponi che, insieme a Giacomo Brotto, ha sottolineato la centralità del tema familiare e l’attenzione alla serialità.
IL PROGRAMMA
Un ricco programma che ruota attorno a diverse tematiche, dal concetto di famiglia ai rifugiati della guerra in Ucraina, passando per la ricerca della propria identità, l’autodeterminazione dei corpi e il vivere la sessualità in modo libero.
Si inizia mercoledì con il cortometraggio The Dads di Luchina Fisher su cinque storie sull’esperienza di essere genitori di persone trans in un mondo transfobico. A seguire Our Son di Bill Oliver in anteprima italiana. Il film segue la fine del matrimonio tra Gabriel e Nicky che dovranno cercare un accordo per tutelare il figlio di 8 anni Owen.
Il festival prosegue, poi, giovedì con la rassegna Queer Animation, dedicata al cortometraggio animato queer. I titoli presenti sono The Essence of Being Queer with Fado Bicha di Gui Athayde,
progetto artistico tra musica e attivismo; My Aunties di Richard O’Connor, sulla relazione tra il giovane Stefan e le sue zie; The Secret Lives of Lesbians Cats di Kate Jessop, sui pensieri dei gatti a proposito delle padrone lesbiche; Falling for Greta di Gustavo Arteaga, su un amore imprevisto; Y di Matea Kovac, stream of consciousness artistico per raccontare una relazione tumultuosa; Amours Libres di Emily Worms, tra poliamore e politica; Tout ce que tu veux di Faust Lust Smiatek, sul ricordo d’infanzia di una giovane donna; The Dress Code di Tara Haber Goldstein, breve documentario sulle complessità di manifestare liberamente le identità e le espressioni di genere; Letter to My Body di Elyse Kelly e Joy Ladin, intima conversazione tra il proprio io e il corpo; Maurice’s Bar di Tom Prezman e Tzor Edery sui ricordi di un’ex drag queen; After the After Party di Jess Mountfield, esperienza artistica animata sulle emozioni che si provano dopo il primo bacio; A Spot for Frog di Evan Bode, opera ibrida sulla ricerca di identità.
Sempre giovedì spazio anche a Future Comes at the Right Time di Elena Bongiorno, Sofia Merelli, Gabriele Umidon, Martina Tamburini, un corto per riflettere sui paesi del mondo nei quali essere omosessuali è punibile con la detenzione o con la pena di morte. Il corto precede la proiezione di Queendom di Agniia Galdanova, metamorfosi lungo le strade di Mosca all’alba dell’invasione dell’Ucraina, dal punto di vista di Gena, artista transgender.
E poi ancora il cortometraggio Luki di Marta Bencich, sull’attivista lesbica e alleata della comunità trans Luki Massa e il lungometraggio Breaking the ice di Clara Stern, una storia d’amore nata sul campo di hockey su ghiaccio, ma anche una storia di famiglia e di sport.