Jessica Hausner, da sempre autrice di un cinema sospeso fra iperrealismo e tragedia, costruisce il suo film come un racconto dell'orrore. In Concorso a Cannes 2019.
di Roberto Manassero
Alice lavora in un laboratorio botanico dove si progettano nuove specie di vita vegetale. Con alcuni colleghi ha creato un nuovo fiore bellissimo alla vista e dalle notevoli qualità terapeutiche: se conservata infatti in un'atmosfera confortevole e trattato con affetto, è in grado di migliorare la vita di chi lo possiede. Preoccupata per il suo rapporto con il figlio adolescente Joe, Alice porta a casa uno dei fiori e gli dà il nome di Little Joe. Poco alla volta l'umore del ragazzino muta in maniera inquietante, e così quello dei colleghi di Alice, che si convince sempre più che Little Joe sia in grado di manipolare la mente umana.
L'austriaca Jessica Hausner, alla prima esperienza in Concorso a Cannes dopo aver presentato al Certain Regard i precedenti Lovely Rita, Hotel e Amour fou (mentre con il bellissimo Lourdes era stata in concorso a Venezia), ha girato a Londra una fantasia distopica che come altri film di questa edizione del festival (I morti non muoiono, Atlantique, Zombi Child) riflette le paura contemporanea per la disumanizzazione e la fine dei sentimenti.