Nel film di Steven DeKnight gli uomini si trovano a combattere tanto contro i nemici esterni quanto contro i propri mostri interiori. Al cinema.
di Marco Castelli, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema
«Se lo Jaeger è grande è più bello» dice ad un certo punto una giovane cadetta della scuola per piloti e più che una battuta sembra la dichiarazione della poetica che ha guidato il regista Steven DeKnight nella conduzione di questo sequel del titolo Pacific Rim. Se il primo episodio era stato caratterizzato dalla regia quasi malinconica, con una pioggia alla Blade Runner (Scott, 1982), del regista premio Oscar Guillermo del Toro questa seconda puntata è invece ricalcata sul modello dei classici Marvel, con battaglie fatte quasi più per far vedere la grandiosità dei mostri e dei robottoni loro avversari che per far progredire la storia.
In ogni caso il focus di ogni film di questo genere, indipendente dalle tematiche che intende analizzare o dalle angosce sociali alle quali dà (volontariamente o meno) voce, rimane sempre l'umano, messo in dubbio dalla scoperta dei suoi limiti, tanto esterni ad esso quanto interiori.
Non è tanto, per limitarsi a delle produzioni recenti, l'arrivo degli alieni in Arrival (Villeneuve, 2016) il nucleo del lungometraggio, quanto la ricerca delle possibilità del linguaggio e la necessità di affrontare il proprio destino, come in Interstellar (Nolan, 2014) la ricerca di nuovi mondi passa quasi in secondo piano rispetto ai legami tra le persone ed alla loro forza "dimensionale". È sempre l'uomo il centro, il soggetto che, o schiacciato dal cielo stellato sopra di lui, al tempo stesso fonte di inquietudine e di speranza, o teso alla ricerca dei limiti del suo essere umano, navigando nel dubbio, deve cercare, tra nuove tecnologie e vecchie paure, la via della sua salvezza e convivenza.
Anche in questa produzione infatti gli uomini, rappresentati o come fragili masse in fuga dai mostri o come deboli piloti all'interno degli Jaeger, devono trovarsi a combattere tanto contro i nemici esterni quanto contro i loro propri mostri interiori, tra i traumi infantili da superare ed i fallimenti personali da affrontare. Ed è forse a questa ricerca dell'umano che ha senso interessarsi, rispetto alla quale anche in un film di fantascienza il resto dev'essere mezzo e non fine a sé stante.