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Premio Limina MYmovies: un atto d'amore

È dedicato a Truffaut il Miglior libro sul cinema assegnato da MYmovies.it.
di Margherita Merlo

In foto una scena del film Jules e Jim di François Truffaut.

giovedì 22 marzo 2012 - News

L'edizione 2012 del FilmForum, manifestazione internazionale dedicata alla cultura cinematografica promossa dall'Università degli Studi di Udine, ha concluso la sua terza giornata all'insegna del merito nei confronti del cinema scritto e pensato per essere letto e studiato. Il contesto è quello del Premio Limina, attribuito ormai già da dieci anni ai migliori libri sul cinema. Quest'anno, il Miglior libro italiano di studi sul cinema è "Ejzenstejn. Il cinema, le arti, il montaggio" di Antonio Somaini, capace di donare un "punto di confluenza di uno studio pluriennale del teorico e uomo di spettacolo sovietico, e il sapiente aggiornamento di una traduzione italiana di studi dedicata alla figura di Ejzenstejn". La Miglior traduzione italiana è quella di Jusi Loreti, del libro "La filosofia del cinema", di N. Carroll, mentre in ambito internazionale, la vittoria va a "Cinema and Experience. Siegfried Kracauer, Walter Benjamin and Theodor W. Adorno", opera postuma di Miriam Hansen.
Succosa novità di quest'anno è la quarta categoria: il Miglior libro sul cinema non legato alla ricerca universitaria diventa il Premio Limina-MYmovies, lasciando agli stessi lettori di MYmovies.it la possibilità di scegliere il vincitore dalla rosa dei finalisti. Con una maggioranza schiacciante "Vivement Truffaut! Cinema, libri, donne, amici, bambini di Ugo Casiraghi domina incontrastato. Il libro, curato da Lorenzo Pellizzari, contiene una doppia analisi di ventitré film di François Truffaut dal 1959 al 1977 da parte di Casiraghi critico cinematografico: una parte di recensioni a seguito di un'unica prima visone, l'altra parte costituita di riflessioni ponderate agli stessi film, elaborate negli anni '90, dopo aver rivisto i capolavori. Non si tratta però di approfondite letture specifiche che precludono la lettura ad un solo pubblico di esperti, ma l'occasione perfetta per raccontare a tutti con passione un tempo passato ma vicino a noi sempre, narrare Truffaut profondamente come uomo e di conseguenza come regista. Che il libro sia un vero atto d'amore lo si capisce già dai termini che usa per presentarsi al lettore nella quarta di copertina; lo si scopre ancora di più attraversando le parole al suo interno: in particolare, la cura nel riportare i titoli originali, lo scusarsi della loro cattiva traduzione italiana, quasi fosse una sua mancanza citarli, sottolinea ancora la sensibilità di un critico col cinema nella testa e nel cuore. Altro merito indiscutibile è la capacita di essersi distinto nel vasto mare di opere dedicate alla figura del cineasta francese, riuscendo a toccare la corda giusta per far nascere un pensiero originale non totalmente accademico e mai sbrigativo. Non ci sono parole di motivazione per questa vittoria, solo la constatazione che il lavoro di Ugo Casiraghi sopravvive fortificato, grazie all'interesse dello stesso Pellizzari in collaborazione con la città di Gorizia e la sua Mediateca provinciale, per un progetto di recupero delle opere postume del critico, con due volumi pubblicati e due in uscita. I presupposti per continuare ci sono tutti, l'interesse dimostrato ormai si estende oltre i confini di un'unica città e comincia a diffondersi oltre, sempre più potenziato.

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