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Il ritorno di Kim Ki-duk e il dramma di A Reason to Live.
di Emanuele Sacchi

In foto una scena del film controverso Amen di Kim Ki-duk.

domenica 9 ottobre 2011 - News

Era ovvio che il ritorno di Kim Ki-duk portasse con sé polemiche e discussioni, specie dopo gli ultimi exploit, e Amen ha mantenuto fede alle promesse, dividendo la critica tra detrattori convinti che il Kim di Ferro 3 sia un lontano ricordo e seguaci dell'ultimo periodo del regista e della sua autoanalisi degna del Kitano di Glory to the Filmmaker. Intanto il Busan Film Festival va avanti e conclude il weekend con una serie di anteprime e titoli imperdibili, che obbligano gli spettatori a ricorrere al superpotere dell'ubiquità (purtroppo non in dotazione nei ricchi stand del Cinema Center).
L'onda lunga della Midnight Passion – sezione notturna del festival – si fa sentire, con gli echi dei calci muay thai di The Kick, ultima prova del maestro Prachiya Pinkaew (Ong Bak, Chocolate), scopritore di Tony Jaa e Jeeja Yanin. Proprio la bella Jeeja e un manipolo di altri funamboli sono i protagonisti del consueto cocktail di action e comicità: scontato che la trama sia la medesima di sempre, ma c'è un gran bisogno che Pinkaew riporti l'action thai ai livelli che l'hanno reso noto in tutto il mondo e The Kick tiene fede al suo essenziale titolo.
Attrazione del prime time e con l'onore della proiezione all'aperto, nello spazio solitamente riservato ai concerti, è Punch di Lee Han, abile fin dal debutto di Lover's Concerto nel tratteggio di storie romantiche screziate di commedia senza che questa risulti mai invasiva. Molta curiosità anche per The Battle of Warsaw 3D, ricostruzione meticolosa di una pagina di storia sovente trascurata, quella della guerra russo-polacca tra i bolscevichi freschi di rivoluzione e i loro cattolicissimi eterni nemici, supportati dalle potenze occidentali. Regista polacco, Jerzy Hoffman, ma il suo punto di vista è assai critico grazie alle storie parallele che approfondiscono le storture presenti in entrambi gli schieramenti.

L'attenzione dei cinefili si concentra anche su A Reason to Live di Lee Jeong-hyang, storia di amicizia e conflitto tra una giovane donna che perde il fidanzato e una ragazza vittima di abusi da parte dei genitori. Una delle due protagoniste femminili è Song Hye-gyo, attrice e cantante tra le star più popolari in Asia grazie all'interpretazione di alcune serie televisive di successo.
Tornando ai talenti che giocano in casa, From Seoul to Varanasi si propone come la conferma definitiva di un autore in costante crescita, quel Jeon Kyu-hwan noto per la cosiddetta "trilogia della città" (Mozart Town, Animal Town, Dance Town), titoli transitati nei vari festival europei. Il nuovo film è la prima escursione del regista nel campo del melò, ma senza che questo comporti l'abbandono del suo approccio ultra-pessimistico sulla società dell'uomo; una storia di tradimenti destinata a degenerare in ogni senso. Per chi non rinuncia ai 'rohmerismi' di Hong Sang-soo, invece, ecco The Day He Arrives, ennesima vicenda di intrecci amorosi in salsa meta-cinematografica con luoghi che ricorrono e persone, storie, relazioni che li "popolano". Pattern oltremodo consunto, ma chi ama Hong Sang-soo apprezzerà incondizionatamente.

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