Una visione disincantata.
di Lisa Meacci
Liberamente tratto dal romanzo Un destino ridicolo di Fabrizio de André
Dopo aver avuto la sua anteprima al Festival di Roma, il nuovo film di Daniele Costantini intitolato Amore che vieni, Amore che vai, è escito da pochi giorni nelle sale. Ormai noto, è che la pellicola si basa sul libro Un destino ridicolo di Alessandro Gennari e Fabrizio De André e racconta di Carlo, giovane cameriere di una Genova anni '60 che si ritroverà a difendere una prostituta dall'aggressione del suo protettore.
Una favola di amore e malavita
Il regista Daniele Vicari ha dichiarato di essere sempre rimasto attratto dalla personalità di Fabrizio De Andrè del quale ha "ammirato la grande libertà creativa, l'apertura mentale e culturale, che lo hanno portato, nel tempo, a rischiare, a mettere in discussione il proprio lavoro". Nonostante Un destino ridicolo, sia stato scritto a quattro mani, insieme allo psicanalista-scrittore Alessandro Gennari, il libro sembra appartenere più a De Andrè in quanto denso di rimandi al suo mondo poetico-musicale, in particolare a quello degli anni '60. Non si è trattato, quindi, soltanto di adattare un romanzo, ma anche di abbandonarsi alle suggestioni poetiche di alcune canzoni memorabili come Bocca di Rosa, Via del Campo, La città vecchia, Amore che vieni amore che vai.
In una nota di lavoro, De Andrè ha definito il romanzo come "una favola, di quelle che raccontano i nonni" e il film, di conseguenza, vuole essere una favola: una favola di amore e di malavita.