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Invincibile: il fabbro, la pianista e il (grande) dittatore

Dopo 7 anni dalla presentazione alla Mostra di Venezia, esce finalmente in sala l'Invincibile fabbro di Herzog.
di Marzia Gandolfi

La ballata del fabbro Zishe

mercoledì 23 luglio 2008 - Incontri

La ballata del fabbro Zishe
Filmare la natura come storia sembra essere il principale compito del cinema di Werner Herzog, il quale conserva sempre qualcosa di religioso-magico e serba intatto il fascino della scoperta e lo sforzo fisico per intraprendere l'avventura del cinema. Un autodidatta cresciuto sulle montagne bavaresi che non ha mai smesso di relazionarsi con il paesaggio fino a raggiungere uno stato di adorazione davanti al grande e meraviglioso miracolo della Natura. Regista fra i più enigmatici della Neuer Deutscher Film, una corrente del cinema tedesco che denunciava l'immobilismo dell'industria cinematografica della Germania Federale e auspicava la nascita di un cinema nuovo nelle idee e nel linguaggio, Herzog cominciò le sue esplorazioni in territori sconosciuti della geografia e dell'anima poco oltre la metà degli anni Sessanta. Espressione massima di un cinema documentario, distaccato e al contempo intriso di passione figurativa, la macchina da presa di Werner Herzog punta sull'Africa, sulla giungla sudamericana o sull'isola greca di Kos (quella dell'esordio e del soldato tedesco Stroszek, un nome che ricorrerà più volte nel suo cinema), combinando totali, panoramiche e carrelli o ancora animando oggetti fino a trasformarli in veri e propri personaggi. Tra pause di riflessione, esplorazioni in nuovi terreni, interruzioni per difficoltà di lavorazione e progetti di difficile attuazione, il cinema di Herzog va avanti e rilancia una sfida sempre nuova che ha prodotto recentemente capolavori come Grizzly Man, un documentario sulla visione del rapporto uomo-natura, sospeso tra la volontà di coglierne l'immagine e l'impossibilità di comprenderne il senso. Esce invece dopo sette anni dalla sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia Invincibile, libera trasposizione cinematografica della vita di Zishe Breitbart, un fabbro ebreo forte come Sansone nella Germania degli anni Trenta. Senza prestare troppa attenzione ai dettagli realistici o all'ambientazione storica, le sequenze oniriche di Invincibile sono passaggi di grande forza simbolica, che confermano la vocazione mistica di Herzog dentro un'apparente vena naïf. Un viaggio commovente, dalla campagna alla Berlino dell'ascesa di Hitler, di un eroe semplice che scoprirà quanto la natura umana sia regolata da leggi primitive e insensate.

Invincibile e indipendente
Con Invincibile ho voluto raccontare la storia di un uomo calato in un contesto storico preciso. Non sono naturalmente un contabile della storia, cerco piuttosto una verità estetica, prendo spunto da fatti realmente accaduti ma poi il resto è drammatizzazione pura. Cerco di fare il mio lavoro nel "non rispetto" dell'industria cinematografica, puntando a diventare indipendente. Ma questa è forse la menzogna più grande, i filmini dell'estate che giri in famiglia e mostri agli amici sono realmente indipendenti, tutto il resto è in qualche modo dipendente dalla distribuzione e dalle sale. Da sempre però io provo a farcela da solo, se non ho i soldi per fare un film, cerco di guadagnarmeli e poi finalmente lo giro, come ho fatto con Invincibile. Cercavo per il ruolo del protagonista un uomo massiccio e dalla forza smisurata e l'ho trovato davvero, appena ho visto Jouko Ahola, due volte vincitore del titolo di "Uomo più forte del mondo", ho capito che era la persona più appropriata. Invincibile è il suo primo lungometraggio ma poi Jouko ha continuato a lavorare nel cinema. L'ho voluto fortemente nel mio film perché il suo volto è fiero e sincero e i suoi muscoli trasudano grandezza e bontà.

Il mago e la pianista
Per il ruolo di Hanussen ho invece scelto Tim Roth perché era l'attore più adatto ad interpretare un truffatore ebreo che si finge tedesco. Erano anni che osservavo in disparte il suo lavoro, stavo solo aspettando la parte più adatta a lui. Il suo personaggio introduce il privilegio del cinema di inventare storie, atmosfere e presagi che il pubblico sembra sempre gradire. Il preveggente è una figura di enorme fascino ma amplificare il suo potere e aderire al suo pensiero può essere fatale. Credo di avere un talento naturale nel riconoscere le doti inespresse delle persone. Se in passato ho contribuito al successo e alla riscoperta di Klaus Kinski, con Invincibile ho lanciato nel firmamento delle stelle un atleta e una pianista. Anna Gourari è una virtuosa del piano conosciuta in tutto il mondo, si è esibita con tutte le maggiori orchestre del mondo ed è regolarmente invitata e premiata a tutti i più prestigiosi Festival Internazionali. Credo che la musica debba intrattenere sempre una coerenza con le immagini che accompagna. Per ottenere nel film quell'impronta reale avevo bisogno di Anna. Le ho scritto personalmente una lettera in cui la pregavo di prendere in considerazione la mia proposta e di preparare il terzo concerto per pianoforte di Beethoven. La volevo nel mio film epico e desideravo che eseguisse il primo movimento di quel concerto, pervaso da una sensazione di cattivo presagio come l'alba di un giorno di una grande battaglia. Sapevo che nessun altro avrebbe saputo interpretare come lei gli intensi sentimenti espressi dalla musica di Beethoven.

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