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Un giornalista commercialmente scorretto

Il successo di Borat e la reazione del pubblico, dopo gli incassi record del week end
di Pierpaolo Simone

martedì 6 marzo 2007 - News
Urge qualche chiarimento su Borat. Dopo l'uscita italiana di venerdì - che la stessa 20th Century Fox ha ammesso di aver posticipato per preparare al meglio il mercato italiano - il film è stato accolto con molta freddezza, addirittura con fastidio, da una larga fascia di spettatori. Dopo una compagna stampa che ha trattato Borat come l'ultimo sopravvissuto di un cinema che non c'è più, issandolo a baluardo di certi facili sociologismi, come la libertà d'espressione e la critica sociale, il film, dopo la prima settimana di programmazione, ha sbancato i botteghini italiani e superato, in un solo week end, il totale degli incassi ottenuti in Spagna durante tutto il periodo di programmazione.

Lo sdegno di certi spettatori per il comportamento della stampa e delle frasi di lancio che hanno accompagnato recensioni e trailer del film portano alla luce un chiarissimo ritratto della cultura contemporanea. Sociologicamente parlando, si intende. Borat è un brutto film, non c'è alcun dubbio. Non brilla in comicità (se non, come abbiamo già scritto, nella prima mezz'ora), annoiando profondamente con battute riciclate e talvolta volgari, una sceneggiatura di certo poco consona alle premesse e alle promesse date. Il punto di forza è quello di essere girato nella sua totalità con la tecnica della candid camera, regalando alle immagini un effetto di spontaneità e naturalezza, immortalando di volta in volta l'imbarazzo dei suoi interlocutori.

Tuttavia, questa caratteristica che per molti critici e giornalisti starebbe a rappresentare un notevole punto di forza, non è sufficiente a tenere alto il valore della pellicola. L'essere semplicemente volgari per accattivarsi larghe fasce di pubblico non giustifica di per sé la qualità dell'opera. Basta andare lontano negli anni .- senza necessariamente adoprare delle forzature – per ricordare le candid camera di Nanny Loy e il suo specchio magico, riflesso di un'Italia ancora rurale alle prese col boom economico. Borat, col suo intento culturalmente alto, fallisce su tutti i fronti. Su quello cinematografico per la mancanza di un'omogeneità stilistica fra le parti, su quello comico per la gratuità con cui si tenta, malamente, di far ridere. Si accetti allora che Borat – come ammesso velatamente dalla distribuzione italiana – è solo una trovata commerciale, immessa sul mercato dopo una lunga e doviziosa campagna di marketing. Andiamo pure a vederlo, confermeremo la tendenza.

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