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La stella che c'è

MYmovies incontra Sergio Castellitto per il lancio del nuovo film di Gianni Amelio, nelle sale dall'otto settembre
di Pierpaolo Simone


martedì 5 settembre 2006 - News

Sorridente e disponibile, in completo casual e leggermente provato dalla lunga mattinata di incontri e presentazioni, Sergio Castellitto risponde alle nostre domande su La stella che non c'è, interpretato insieme all'esordiente Tai Ling.

Questo film è innanzi tutto un viaggio, cosa ha messo in valigia prima di partire, come si è preparato?
Come mi preparo sempre ai viaggi: sia in termini geografici che creativi e artistici. Ho cercato di non dimenticare nulla, di portare tutto in valigia. Sono uno di quegli attori che ragionano sul personaggio prima di andare sul set. Quando sono lì recito e basta. Penso che la recitazione sia un gesto emotivo prima che razionale.

Qual è stato il primo impatto con il paesaggio circostante?
In Cina è come viaggiare dentro un pianeta dove le immagini vanno dal medioevo alla fantascienza, dall'efficienza tecnologica più avveniristica alla povertà.

Il suo viaggio è partito ne Il regista di matrimoni, in una Sicilia irreale e superstiziosa, per approdare in Cina insieme ad Amelio. Quali le linee comuni?
Ogni protagonista compie un viaggio a sé, anche se sono in entrambi uno straniero. Il viaggio è socializzare con un mondo nuovo, con cui si viene in contatto. Nel caso specifico del film di Gianni è la storia di un uomo che impara a essere morbido. Un uomo che parte rigido, duro, molto legato alle sue convinzioni, ma che poi impara a fermarsi. Forse il ruolo più attivo non è quello di muoversi, ma quello di fermarsi nella prateria sperduta.

"La Cina non me l'aspettavo così", sostiene il suo personaggio nel film. Lo pensa anche lei?
È un Paese che come sappiamo ha una crescita economica impressionante, una crescita che condiziona non soltanto il suo prodotto interno, ma il mondo intero. Non credo che la Cina conquisterà il mondo, piuttosto lo comprerà.

C'è davvero quest'ansia di distruggere tutto e ricominciare, in Cina?
Distruggere no, cambiare forse. Il vecchio non è mai considerato antico. Il concetto di antico in qualche misura non esiste, ciò che è vecchio si butta, si ricostruisce, si rifà. Questa è una cosa che per noi che abbiamo la fissazione del restauro è una cosa inconcepibile. Abbiamo una visione completamente diversa: loro sono proiettati al futuro, in una certa misura la memoria - per loro - non esiste. Tenere insieme un paese di un miliardo e trecento milioni (almeno fra quelli censiti) non deve essere facile. Il collante è dato dalla dittatura e dal capitalismo: un mix micidiale, una bomba inesplosa.

E il ruolo della donna è davvero così marginale come dicono?
Di sicuro è una società maschilista, ed è per questo che forse manca una quota di fantasia, di immaginazione. Ma ho trovato anche tanta autorevolezza nelle donne, tanta determinazione. Basta vedere la mia compagna di viaggio (la bravissima Tai Ling).

Se pensiamo al titolo, qual è la stella che ha trovato Castellitto in questo viaggio? E quale, invece, quella che sta ancora cercando?
La stella che ho trovato è l'esperienza in sé, è il privilegio di aver fatto il viaggio. Forse quella mancante è la stella sulla bandiera, quella che mi piace pensare sia della libertà. Ma forse anche quella della comunicazione. Se penso alla nostra vecchia Europa in contrapposizione con ciò che ho visto, ho la sensazione di vedere la differenza che passa tra un cinema d'essai e una multisala. L'Europa è un cinema d'essai.

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