Stabilitasi in Italia fino dal 1936,lavorò dapprima alla radio; appena diciottenne esordi nel cinema nel 1942, un anno particolarissimo per la filmografia italiana. Infatti, in conseguenza di un provvedimento che vietava l'importazione di film stranieri, soprattutto americani, la produzione nazionale conobbe un forte incremento non solo quantitativo (in quell'anno furono realizzati ben 119 film), ma anche qualitativo. Scelta come protagonista femminile da Alberto Lattuada per il suo film Giacomo l'idealista, rivelò in questa parte rare doti di sensibilità e delicatezza, conferendo al suo personaggio un tono lievemente malinconico, che le conquistò i favori del pubblico. Nel 1944 sposò Claudio Gora, attore e regista già affermato. Purtroppo, nel dopoguerra, Marina Berti non ebbe molte occasioni per far valere le proprie ottime qualità: tuttavia, nel 1953, lo stesso Gora la diresse con validi risultati in Febbre di vivere, un film per quegli anni nuovo e coraggioso, che indagava con severità, ma senza falsi moralismi, la decadenza interiore della gioventù romana della borghesia. Ugualmente degna di nota la sua interpretazione in un film diretto nel 1960 da Sergio Capogna, Un eroe del nostro tempo, tratto dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini, in cui la Berti diede vita con grande sensibilità al personaggio di una giovane vedova di guerra, delicato e drammatico al tempo stesso.