Ogni cosa nell'architettura dell'opera è ridotta all'essenziale, votata ad un significativo minimalismo formale. Abolita la colonna sonora, è decuplicato l'effetto evocativo dei rumori: quello dei passi sul pavimento di legno, dei colpi della pistola pneumatica di un eccezionale ed eccezionalmente ineluttabile Javier Bardem. La colonna sonora trasforma in "storia" una serie di eventi: i registi optano per un occamismo radicale, spogliandone la narrazione, che ne esce potenziata.
La pellicola s'inserisce pienamente nel filone occidentale della violenza d'autore, all'incrocio tra il ridondante (ed esaltante) Tarantino, cui va l'indiscusso merito di aver fondato una personalissima estetica della violenza, sempre posata su azzeccate sceneggiature, e il convinto Leone nel suo tornare al territorio di frontiera quale punto privilegiato d'osservazione della bete humaine.
Lo sceriffo (un texanissimo Tommy Lee Jones) è l'occhio dello spettatore impotente, del testimone ridotto al silenzio dalla consapevolezza di esistere in una dimensione che non è più la sua - non può fare nulla senza accettare le regole del nuovo assurdo gioco che trascina gli altri nel proprio vortice tumultuoso, senza lasciare spazio a coscienza, umanità, rispetto. Un gioco del quale tutti gli altri finiscono inesorabilmente, e più o meno volontariamente, ma più spesso loro malgrado, prigionieri e, infine, vittime.
Il magnifico Bardem ruba agli altri la scena, rifulgendo nella caratterizzazione di un killer professionista, massima espressione della simbiosi con quel nuovo gioco che annienta tutti gli altri di cui anche lui è in fondo vittima, ma consaspevole della propria ineluttabile disfatta e quindi deciso a giocare fino in fondo la propria fatale partita. La perfetta comunione con quella legge universale di cui, non potendo sfuggirle, egli si fa incarnazione, emerge nelle poche memorabili parole che rivolge a Carla Jean, moglie dell'ormai defunto Llewellyn:
- Testa o croce?
- Non voglio sc3egliere. Non è la moneta che decide - sei tu!..
- IO E LA MONETA SIAMO GIUNTI ALLA STESSA CONCLUSIONE (I GOT HERE THE SAME WAY THE COIN DID). Ora scegli.
Non importa se vivi o muori, la tua vita non fa alcuna differenza per me, né nel bilancio esistenziale universale. Il totale annullamento della dignità dell'essere vivente.
Il sangue scorre, è lo scuro e denso fluido, letteralmente il filo rosso che intrappola personaggi ed eventi - la pozza nera che si allarga sul vecchio parquet, leitmotiv dell'opera.
Immancabili i riferimenti al piccolo orrore quotidiano in un film che spolpa fino all'osso anche l'unica retorica possibile nell'ambito di una sceneggiatura essenziale, quella della violenza e della divina, ma anche fin troppo umana, indifferenza.
Ottimo il doppiaggio della parlata texana, che rende il senso piuttosto che le testuali parole, meritatissimi gli Oscar di Bardem e dei fratelli Coen.
[+] lascia un commento a ninacavallina »
[ - ] lascia un commento a ninacavallina »
|
madai
|
venerdì 7 marzo 2008
|
non credi che.......
|
|
|
|
Buona la tua recensione. Io rispetto la tua opinione perchè anche io lo ritengo un buon film, ma credo che meritasse più il Petroliere che è migliore. Non credi che il film si basi un pò troppo su un grandissimo Bardem? Io credo che i Coen hanno sbagliato in due cose, che abbassano un pò il livello del film: il modo incompleto di delineare i personaggi e l'eccessiva paura nel rischiare uno stile che invece Anderson ha utilizzato rischiando e dimostrandosi un grande regista. Io credo che quello dei Coen sia un film, seppur buono, meno per cinefili. Ma devo precisare che io ritengo Tarantino un pò sopravvalutato.
|
|
[+] lascia un commento a madai »
[ - ] lascia un commento a madai »
|
|
d'accordo? |
|
sassolino
|
venerdì 7 marzo 2008
|
su bardem qualche riserva
|
|
|
|
Ottima recensione, pienamente condivisibile ad eccezione dell'interpretazione di Bardem, secondo me sopravvalutata. Non è diffcile, specie se supportati da quel taglio di capelli fare l'impassibile e robotico protagonista del male, non è una missione impossibile. E' forse più difficile interpretare il ruolo di Josh Brolin che è molto più vicino alla realtà, molto meno tarantiniano di quanto lo sia Bardem, un personaggio estremo che indubbiamente suscita simpatia, è già un feticcio nell'immaginario di chiunque. Forse bisgonerebbe inventare l'oscar per il miglior personaggio. Relativamente al miglior film per me (non avendo visto il petroliere) era into the wild, più originale registicamente.
|
|
[+] lascia un commento a sassolino »
[ - ] lascia un commento a sassolino »
|
|
d'accordo? |
|
c5g
|
domenica 9 marzo 2008
|
minchia, "l'occamismo"
|
|
|
|
O ockhamismo che dir si voglia: "entia non sunt multiplicanda" eh? - cazzo, complimenti si vede che hai studiato. Ci manca il riferimento alla violenza estetizzata di Peckimpah però - cui peraltro possiamo aggiungere il buon vecchio Kurosawa, anche se ovviamente la belva umana più indimenticabile per tutti resta sicuramente Fracchia.
|
|
[+] lascia un commento a c5g »
[ - ] lascia un commento a c5g »
|
|
d'accordo? |
|
roberto fiandaca
|
mercoledì 12 marzo 2008
|
qualche appunto
|
|
|
|
Non sono d'accordo sul fatto che il film parli di indifferenza, nè di violenza (a meno che tu non l'intenda come la violenza della Natura, che prima o poi annienta tutto: vedi la presenza, ovunque, di cadaveri umani, ma anche di cani: tutta la natura è coinvolta nella distruzione: le parti antagoniste, le bestie, il fuggitivo coi soldi, per non parlare del deserto, immagine del Nulla che rimane). Il motivo per cui non riesco a concordare sul protagonismo della violenza, è che un maestro del cinema, se vuole insistere sulla violenza, può mostrare una tortura,fare della violenza il film. Ma in questo film non è la protagonista, è protagonista la persecuzione di Bardem e la fuga da lui.Sono invece pienamente d'accordo sul personaggio Bardem come incarnazione di una legge annientatrice: che è proprio quella della Natura di cui parlavo.
[+]
Non sono d'accordo sul fatto che il film parli di indifferenza, nè di violenza (a meno che tu non l'intenda come la violenza della Natura, che prima o poi annienta tutto: vedi la presenza, ovunque, di cadaveri umani, ma anche di cani: tutta la natura è coinvolta nella distruzione: le parti antagoniste, le bestie, il fuggitivo coi soldi, per non parlare del deserto, immagine del Nulla che rimane). Il motivo per cui non riesco a concordare sul protagonismo della violenza, è che un maestro del cinema, se vuole insistere sulla violenza, può mostrare una tortura,fare della violenza il film. Ma in questo film non è la protagonista, è protagonista la persecuzione di Bardem e la fuga da lui.Sono invece pienamente d'accordo sul personaggio Bardem come incarnazione di una legge annientatrice: che è proprio quella della Natura di cui parlavo. Bardem sembra dire, allegoricamente: siamo fatti per morire, la cosa più coerente da fare è uccidere. Ricorda un po' il thriller di Faletti "io uccido"
[-]
|
|
[+] lascia un commento a roberto fiandaca »
[ - ] lascia un commento a roberto fiandaca »
|
|
d'accordo? |
|
|