marco
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martedì 6 febbraio 2018
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uno dei migliori film degli ultimi anni
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Incredibile, a mio avviso uno dei film migliori degli ultimi anni.
Sicuramente non è ( aimè ) per tutti: sottile e sofisticato, mai banale nella sua apparente semplicità, delicato e sensuale, forte e malinconico, scava nel profondo e ti resta dentro, ed è questo ciò che un film del genere dovrebbe suscitare!
Interpretazioni magistrali ( il giovane Timothée Chalamet è da oscar ) regia ineccepibile, colori, musiche, dialoghi, ogni singolo momento è di pura bellezza.
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Incredibile, a mio avviso uno dei film migliori degli ultimi anni.
Sicuramente non è ( aimè ) per tutti: sottile e sofisticato, mai banale nella sua apparente semplicità, delicato e sensuale, forte e malinconico, scava nel profondo e ti resta dentro, ed è questo ciò che un film del genere dovrebbe suscitare!
Interpretazioni magistrali ( il giovane Timothée Chalamet è da oscar ) regia ineccepibile, colori, musiche, dialoghi, ogni singolo momento è di pura bellezza. Perchè è anche di questo che si parla, di bellezza, pura, classica, la bellezza del desiderio.
Di noioso ha solo il fastidio della gente che non capendolo lo definisce tale.
Prevedo che il dialogo con il padre sarà ricordato a lungo nel cinema!
Chapeau per Guadagnino.
PS: consiglio di vederlo in lingua originale.
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evak.
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giovedì 25 gennaio 2018
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difficilmente apprezzabile
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Non è certo un capolavoro. Non è certo un buon film. E allora come lo si deve chiamare?
Chiamiamolo col suo nome: un prodotto commercializzato da più parti e venduto come film cinematografico.
È una pellicola mancante, che si perde, si smarrisce e affonda da sola.
Due ragazzi, una storia d'amore. L'estate, corpi in vista, paesaggi, colori, dimore eleganti. E la borghesia patinata. Non manca il trash (l'anima vera di tutto il film?)
Il regista in più occasioni ha citato modelli quali Bertolucci, Renoir, Visconti. Tuttavia priva questi Maestri dell'essenza di un possibile insegnamento.
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Non è certo un capolavoro. Non è certo un buon film. E allora come lo si deve chiamare?
Chiamiamolo col suo nome: un prodotto commercializzato da più parti e venduto come film cinematografico.
È una pellicola mancante, che si perde, si smarrisce e affonda da sola.
Due ragazzi, una storia d'amore. L'estate, corpi in vista, paesaggi, colori, dimore eleganti. E la borghesia patinata. Non manca il trash (l'anima vera di tutto il film?)
Il regista in più occasioni ha citato modelli quali Bertolucci, Renoir, Visconti. Tuttavia priva questi Maestri dell'essenza di un possibile insegnamento. Di conseguenza il paragone non regge neppure a livello d' ispirazione. Saranno stati come quei tantissimi libri esposti nelle sale delle ville dell'alta borghesia solo per mostrarli e senza mai averli letti?
Guadagnino ci prova. Dalla sceneggiatura alla fotografia. Dai dialoghi alle musiche. Tuttavia non fa centro. Elio e Oliver risultano tanto finti quanto imbarazzanti come personaggi. Così come finto e stucchevole risulta il discorso finale del padre.
Che il cinema sia finzione lo si sa bene, ma che ciò venga manifestato con tanta superficialità è altro.
Non si riesce ad amare nulla in questo film. Privo di empatia. Scarno sin dalle prime inquadrature, non riesce a mostrare l'amore sussurrato che è proprio del romanzo. Guadagnino riesce a far cadere anche la scenaggiatura. Molto spesso i personaggi rappresentati risultano odiosi. Fuori contesto. Prevaricano il sussulto del primo amore. Infastidiscono.
Difficile innamorarsene. Il "dramma" finale vive di troppa enfasi. Sebbene abbia avuto molte candidature in più circostanze, il film lascia perplessi.
Sembra più il frutto di un'azione di marketing.
Al di là del romanzo, stanca inoltre questo tipo di cinema che attinge a storie d'amore omosessuali che poi non riesce a rendere universali.
Ho trovato migliore il film precedente "Io sono l'amore".
Per un giudizio complessivo sembra appropriata una frase di un libro di Virginia Woolf: "la più inutile delle classi, i ricchi con una patina di cultura"
Signor Guadagnino mi deve un biglietto del cinema e un futuro Film migliore.
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ila
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martedì 30 gennaio 2018
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la poesia dell'amore vero
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“Chiamami col tuo nome , io ti chiamero’ col mio” rappresenta una vera e propria dichiarazione di volontà di fusione con l’altro, altro che diventa io, nel quale ci si riconosce a tal punto, da diventare una cosa sola. Ed in una cosa sola si trasformano Elio ed Oliver, lentamente, seguendo i pacati ritmi della incantevole campagna lombarda nella quale il loro amore timidamente si svela .
Il loro avvicinarsi prende forma in maniera naturale e spontanea, come il lungo scorrere dell’acqua che dopo numerose deviazioni ed ostacoli all’improvviso si fa cascata e si manifesta in tutta la sua forza e bellezza. Questo è l’amore tra Elio ed Oliver, una forza della natura che nulla puo’ davanti alla paura se non sbocciare delicatamente ,ma irrimediabilmente.
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“Chiamami col tuo nome , io ti chiamero’ col mio” rappresenta una vera e propria dichiarazione di volontà di fusione con l’altro, altro che diventa io, nel quale ci si riconosce a tal punto, da diventare una cosa sola. Ed in una cosa sola si trasformano Elio ed Oliver, lentamente, seguendo i pacati ritmi della incantevole campagna lombarda nella quale il loro amore timidamente si svela .
Il loro avvicinarsi prende forma in maniera naturale e spontanea, come il lungo scorrere dell’acqua che dopo numerose deviazioni ed ostacoli all’improvviso si fa cascata e si manifesta in tutta la sua forza e bellezza. Questo è l’amore tra Elio ed Oliver, una forza della natura che nulla puo’ davanti alla paura se non sbocciare delicatamente ,ma irrimediabilmente.
Le loro menti si innamorano prima dei loro corpi e questo fa si che un semplice tocco di mano , una carezza sfiorata, una frase soffocata ed infine un abbraccio possano diventare la massima espressione del desiderio e della passione.
Questo rimane nella mente di chi contempla il loro amore: la capacità di far rimanere chi ne è coinvolto,in uno spazio sospeso ed etereo, dove l’unica cosa che conta per sentirsi appagati è la presenza dell’altro che ti respiri accanto. E dove il sesso e l’orientamento sessuale passano in secondo piano davanti ad un sentimento che sfida e vince ogni tipo di pregiudizio e paura. E che sceglie di parlare e di non morire.
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freerider
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venerdì 26 gennaio 2018
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qualche dubbio...
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**Attenzione spoilers** La questione sostanziale credo stia (non solo ma anche) già all’inizio del film: con una velocità che appare ingiustificata considerato il minutaggio di oltre due ore e anche controproducente in quanto non permette allo spettatore di conoscere e familiarizzare con i singoli personaggi, i due protagonisti si conoscono, rimangono immediatamente da soli e vengono sospinti l’uno verso l’altro in modo talmente evidente e pilotato che non solo è prevedibile fin da subito dove si andrà a parare ma la sensazione è quella che l’atletico Oliver sia piovuto dall’Olimpo al solo scopo di indurre in tentazione l’inesperto Elio.
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**Attenzione spoilers** La questione sostanziale credo stia (non solo ma anche) già all’inizio del film: con una velocità che appare ingiustificata considerato il minutaggio di oltre due ore e anche controproducente in quanto non permette allo spettatore di conoscere e familiarizzare con i singoli personaggi, i due protagonisti si conoscono, rimangono immediatamente da soli e vengono sospinti l’uno verso l’altro in modo talmente evidente e pilotato che non solo è prevedibile fin da subito dove si andrà a parare ma la sensazione è quella che l’atletico Oliver sia piovuto dall’Olimpo al solo scopo di indurre in tentazione l’inesperto Elio. L’impressione sui titoli di coda è di aver assistito all’attesa di un evento annunciato più che allo svolgersi di una vicenda, un’attesa in parte compensata dalla sensibilità con cui Guadagnino posa lo sguardo su luoghi, natura, suoni d’ambiente e di dimore e in parte ingannata da scene riproposte, schermaglie infinite, sequenze di pura contemplazione della prestanza di Oliver, spesso ripreso dal basso come fosse una divinità.
Tutto dunque converge, inevitabilmente ma in modo assai diluito, verso la pianificata collisione dei due. Persino i genitori di Elio appaiono due figure piuttosto inconsistenti fino a quando il loro atteggiamento open mind (fin lì plausibile) e estremamente amichevole pare quasi voler sospingere l’inconsapevole Elio verso una presunta scoperta di se’ stesso (Oliver sembra essere stato invitato ed esistere col solo scopo di farsi ammirare e di sedurre chiunque, a un certo punto giungono altri due invitati dei genitori che sono manco a dirlo una “esemplificativa” coppia gay....). Si tratta di un’impressione naturalmente distorta ma indotta anche dal monologo finale del padre (monologo fin troppo esemplare e vagamente rivelatorio, scritto con una consapevolezza degli eventi inverosimile), tanto che in questa luce la stessa abitudine familiare di invitare uno studente all’anno per le vacanze estive (a Natale è già stato designato il successivo) assume contorni vagamente inquietanti.
Ovviamente l’intenzione del film non era tale e infatti qualcosa non funziona nella scrittura dei personaggi e nelle relazioni tra loro, la stessa evidente e continua ricerca dell’erotismo si risolve in realtà in un corteggiamento estatico di Hammer ma la sensazione generale è quella di una certa freddezza. E dire che dopo tanta attesa dello snodo centrale il film si rivela tutto sommato molto casto, di scene d'amore tra uomini ne abbiamo viste di più coraggiose, di più vere, di più belle.
Condivisibile la scelta di casting nel caso di Timothée Chalamet che si comporta bene oltre a essere fisicamente molto adatto alla parte del giovane Elio, mentre ho già espresso qualche dubbio sull’adone Armie Hammer: designazione in parte comprensibile poichè si tratta del personaggio seduttore, ma l’ostentata fisicità da surfista californiano mal si attaglia a quella di uno studente di archeologia, che anche per età avremmo immaginato più ragazzo nell’aspetto e nell’atteggiamento e non già così uomo di mondo. All’estero piaceranno molto gli incantevoli scorci del Bel Paese, ma con “Io sono l’amore” Guadagnino aveva offerto una prova molto più elaborata e raffinata, da recuperare per chi non lo avesse visto.
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rocinante
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sabato 10 febbraio 2018
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la banalià del clichè
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Posso riconoscere il fatto che, nonostante la durata, il film si lascia guardare senza annoiare a livelli estremi, per il resto è tutto sbagliato.
Clichè a non finire, protagonisti caratterizzati meno di zero che girano per non si sa quale paese, chiedono bicchieri d'acqua a vecchiette random, fanno bagni in un abbeveratoio e si vestono malissimo.
Regia pessima, non c'è originalità, mai! Potrebbe benissimo essere la director's cut di una pubblicità di Banderas.
La trama è inutile, scontata, a volte troppo cauta, a volte quasi trash.
Non lascia nessuna emozione, non c'è romanticismo, non c'è coinvolgimento.
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Posso riconoscere il fatto che, nonostante la durata, il film si lascia guardare senza annoiare a livelli estremi, per il resto è tutto sbagliato.
Clichè a non finire, protagonisti caratterizzati meno di zero che girano per non si sa quale paese, chiedono bicchieri d'acqua a vecchiette random, fanno bagni in un abbeveratoio e si vestono malissimo.
Regia pessima, non c'è originalità, mai! Potrebbe benissimo essere la director's cut di una pubblicità di Banderas.
La trama è inutile, scontata, a volte troppo cauta, a volte quasi trash.
Non lascia nessuna emozione, non c'è romanticismo, non c'è coinvolgimento.
La prima metà è disseminata di musica, riferimenti politici, storici, archeologici.
Si passa da Bach a Mussolini, dal recupero di una statua in mare al pentapartito.
Tutto sconnesso, fastidioso e abbandonato nella seconda metà del film.
I personaggi femminili bistrattati, usati e abbandonati. A tutte sta bene, nessuna si lamenta o chiede spiegazioni.
Dialoghi davvero imbarazzanti e inutili per la maggior parte.
La dizione impostata del doppiaggio degli attori principali va a cozzare con il dialetto usato dai personaggi secondari (tra l'altro incomprensibile, Mafalda forse avrebbe gradito un paio di sottotitoli).
Non capisco come possa essere stato candidato a 4 Oscar (Miglior film"?!? Miglior sceneggiatura non originale?!!) ma sicuramente non ne vincerà nessuno.
Orribile
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kimkiduk
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lunedì 5 febbraio 2018
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non l'ho capito
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Quando un film è tratto da un libro è sempre difficile giudicarlo NON avendo letto il libro.
Quando un film è candidato a 4 Oscar e viene pubblicizzato ed osannato, ti aspetti molto.
Quando vai a vederlo e non ti lascia l'impressione acclamata, allora le cose sono due: o è stato sopravvalutato o sono io che lo giudico in modo diverso.
Ma il cinema è bello per questo, perchè ognuno attinge dal film quello che ne recepisce con lo sguardo, il cuore e la testa.
Nasce così la domanda perchè uno legge questo libro e ne vuole fare un film? A me sfugge perchè sinceramente l'argomento è piuttosto banalino.
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Quando un film è tratto da un libro è sempre difficile giudicarlo NON avendo letto il libro.
Quando un film è candidato a 4 Oscar e viene pubblicizzato ed osannato, ti aspetti molto.
Quando vai a vederlo e non ti lascia l'impressione acclamata, allora le cose sono due: o è stato sopravvalutato o sono io che lo giudico in modo diverso.
Ma il cinema è bello per questo, perchè ognuno attinge dal film quello che ne recepisce con lo sguardo, il cuore e la testa.
Nasce così la domanda perchè uno legge questo libro e ne vuole fare un film? A me sfugge perchè sinceramente l'argomento è piuttosto banalino. Ma per il giudizio allora devo attenermi a due considerazioni: che il film sia uguale al libro o che sia stato interpretato personalmente.
Se uguale al libro la colpa per la sceneggiatura piatta e banale è solo dello scrittore e la realizzzazione segue la traccia in modo non certo migliorativa del prodotto iniziale.
Se invece è interpretazione di Guadagnino allora è peggio, perchè oltre ad una buona fotografia (che lui ha di natura ... vedi io sono l'amore) e forse gli ultimi venti minuti migliori del resto del film, tanto più non ho trovato.
Difetto enorme la scelta del protagonista che fa effetto ... sembra il babbo con il figlio, ma anche qui dovrei conoscere il libro. Se Oliver è universitario dovrebbe avere 24/25 anni al massimo, ma sinceramente l'attore ne ha 32 adesso quindi mettiamo 30 e li dimostra tutti. Poi non ho capito da dove nasca questo amore, i dialoghi sono scarni, i rapporti freddi ... quindi può essere stato il classico colpo di fulmine e anche se poco comprensibile passiamolo; ma il resto non posso. Lo sviluppo della storia è veramente scarso e banale; la famiglia è resa fredda e asfittica e ne salvo solo il discorso finale del padre; il ritmo è sempre lento e noioso e soprattutto la recitazione fa veramente acqua ..... ma l'acqua fa parte del film ... hanno fatto il bagno in tutti gli stagni della campagna di Cremona o dove erano.
A parte la critica feroce, rispetto questo film, ma NON mi ha in nessun modo colpito e pertanto ritengo la premessa iniziale, candidato agli Oscar con poco merito.
Pensando che un film come Blad Runner 2049 non è presente tra i migliori film e c'è questo ... direi che non abbiamo gli stessi gusti.
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kostanzo
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giovedì 1 marzo 2018
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merita l'oscar. alla banalità
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Location rustica, ma posticcia. Famiglia politicamente corretta, ma insopportabile. Ambiente poliglotta, internazionale, ma democraticamente snob. Accattivante Italia dei borghi, ma ridotta a macchietta. E non mi spingo oltre...Roba da Mulino Bianco, ma con pretese intellettualistiche. Altri spettatori prima di me hanno sottolineato le contraddizioni, le incongruenze di questo interminabile fotoromanzo (due ore e un quarto).
Non so se questo film sia l'Italia vista da Guadagnino, quasi certamente è quella immaginata da Jeremy Irons.
Intellettuali in magione antica, personale di servizio indigeno ..servile e un po' troglodita, osteria per avvinazzati giocatori di carte, un vecchio pullman da paese, qualche signora (sempre la stessa?) che entra nel negozio da una via deserta .
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Location rustica, ma posticcia. Famiglia politicamente corretta, ma insopportabile. Ambiente poliglotta, internazionale, ma democraticamente snob. Accattivante Italia dei borghi, ma ridotta a macchietta. E non mi spingo oltre...Roba da Mulino Bianco, ma con pretese intellettualistiche. Altri spettatori prima di me hanno sottolineato le contraddizioni, le incongruenze di questo interminabile fotoromanzo (due ore e un quarto).
Non so se questo film sia l'Italia vista da Guadagnino, quasi certamente è quella immaginata da Jeremy Irons.
Intellettuali in magione antica, personale di servizio indigeno ..servile e un po' troglodita, osteria per avvinazzati giocatori di carte, un vecchio pullman da paese, qualche signora (sempre la stessa?) che entra nel negozio da una via deserta .. E intanto i due signorini da grand tour pedalicchiano , amoreggiano, discettano, illanguidiscono, soffrono, si separano nell'affetto e nella vita.. Insomma, senza essere gay o omofobi, due palle!
E' vero che la sceneggiatura è tratta da un libro, ma tutto è già visto, prevedibile, scontato. Come la foto levigata, le inquadrature struggenti. Sì, merita l'Oscar. Alla banalità.
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dario
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lunedì 5 febbraio 2018
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prendete un caffè prima di entrare in sala!
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(Spoiler) salvo la fotografia e il fatto che stranamente non ci sono scene di sesso esplicito o almeno non molte, finalmente un film dove l'intimità resta tale, un tentativo di raffinatezza che va sicuramente apprezzato!
Per il resto una noia tremenda vi invaderà fin dalle prime scene, si capisce perfettamente come va a finire fin dall'inizio. Inquadrature terribili: la ragazza si alzadal letto e la telecamera...balla!
Film di una banalità sconfortante, ammetto di non aver letto il libro quindi non so se rispecchia fedelmente il racconto: paesino di provincia dove si muore di noia, trentenne figone ingrifato, ragazzino efebico inesperto ma sicuramente non timido.
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(Spoiler) salvo la fotografia e il fatto che stranamente non ci sono scene di sesso esplicito o almeno non molte, finalmente un film dove l'intimità resta tale, un tentativo di raffinatezza che va sicuramente apprezzato!
Per il resto una noia tremenda vi invaderà fin dalle prime scene, si capisce perfettamente come va a finire fin dall'inizio. Inquadrature terribili: la ragazza si alzadal letto e la telecamera...balla!
Film di una banalità sconfortante, ammetto di non aver letto il libro quindi non so se rispecchia fedelmente il racconto: paesino di provincia dove si muore di noia, trentenne figone ingrifato, ragazzino efebico inesperto ma sicuramente non timido. Mai una volta che un film LGBT abbia per protagonisti, molto più realisticamente, un tarchiato e grasso o un secco e gobbo! Mancavano i genitori radical chic, con servitù annessa , felici che il figlio minorenne se la faccia con un trentenne e il padre gay (anzi bisex perché se sei soltanto gay non sei nessuno) e infatti ci sono! Banale anche il finale: il regista aveva due alternative o far morire il trentenne o farlo sposare...questo lo lascio scoprire a voi, se non vi sarete addormentati prima! Quattro n omination agli Oscar totalmente ingiustificate, se non in chiave, per così dire, politica, visto il clima eterofobico che c'è in America, cosa c'è di meglio di un film dove un uomo molesta un altro uomo (guarda caso Oliver recita una battuta a riguardo). Se c'è da dare un premio per questa cosa io lo darei alla mosca, vera protagonista che esprime metaforicamente la vera materia di cui è fatto il film!
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(di maxytv)
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umpos
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martedì 13 febbraio 2018
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bah ...
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Sono andato a vedere questo film, spinto dalle tante recensioni positive. Dovevo forse fare piú attenzione ai voti del pubblico, che mi sembra andare in altra direzione. In tre parole il mio giudizio complessivo potrebbe citare quello che disse Fantozzi a proposito de “La corazzata Potemkin”, ma vorrei articolare un po’ di piú questa mia critica. Andiamo per punti, e cominciamo dalla storia. E’ di una banalitá sconcertante, ammantata di omosessualitá giusto per renderla un po’ piú piccante. Ve la immaginate la stessa storia se fosse stata etero? Il nulla. La sceneggiatura, inutile scomodare mostri sacri evidentemente distratti, é da fotoromanzo.
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Sono andato a vedere questo film, spinto dalle tante recensioni positive. Dovevo forse fare piú attenzione ai voti del pubblico, che mi sembra andare in altra direzione. In tre parole il mio giudizio complessivo potrebbe citare quello che disse Fantozzi a proposito de “La corazzata Potemkin”, ma vorrei articolare un po’ di piú questa mia critica. Andiamo per punti, e cominciamo dalla storia. E’ di una banalitá sconcertante, ammantata di omosessualitá giusto per renderla un po’ piú piccante. Ve la immaginate la stessa storia se fosse stata etero? Il nulla. La sceneggiatura, inutile scomodare mostri sacri evidentemente distratti, é da fotoromanzo. Dialoghi sciatti, personaggi fuori ruolo, nessuno spessore psicologico, per me qui non si salva niente. Capitolo attori: in una storia d’amore, vogliamo mettercelo un minimo di fascino ? Non penso a grandi cose, mi accontento del minimo sindacale. Si salva solo il protagonista, Elio, che anche se efebico é fuori etá per il ruolo, ma che svetta sulla nullitá di tutti gli altri. Oliver, l’americano, é totalmente privo di fascino oltre che di una antipatia assoluta, e l’unico ruolo in cui lo vedrei bene é su una tavola da surf a cavalcare le onde. I genitori, che piú stupidi non potrebbero essere (e il monologo finale del padre non riesce a recuperare la situazione), le ragazze, insignificanti. Sinceramente non ricordo niente di particolare della colonna sonora, quindi innocua, senza infamia e senza lode, e a conti fatti nel giudizio negativo metto anche la fotografia, da molti lodata. E’ bella solo quando i oggetti sono belli (qualche paesaggio, la villa, le montagne) mentre cade rovinosamente in piú di una occasione. Niente di disastroso, ma neanche da osannare. A questo punto, che dire del regista che ha messo insieme questa cosa? Ha realizzato un lavoro noiosissimo (la palpebra ha provato in piú di una occasione ad abbassarsi), ricostruzione di quegli anni forzata, attori condotti male ... Per me, pollice verso.
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mariomangione
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martedì 30 gennaio 2018
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ottima fotografia, mediocre sceneggiatura
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Ottima la fotografia e raffinata la capacità evocativa dei luoghi rappresentati, ma poco convincenti trama e personaggi, a cominciare da Hammer, che, americano doc, si esprime in un italiano perfetto e coltissimo e dopo due giorni dal suo arrivo gioca perfino a carte con i paesani del luogo magari parlando in dialetto lumbard, decisamente poco credibile. I genitori del ragazzo sembrano vivere in una sorta di limbo da lieta permanente vacanza, nessuna attività lavorativa li vede impegnati, nessuna tensione emotiva nel loro rapporto, nessuna riflessione tra loro in merito alla vicenda del figlio. Sembrano messi lì a fare da sfondo coreografico alla vicenda. Ancora va evidenziata la incomprensibile ripetuta ostentatione di appartenenza ebraica dei protagonisti.
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Ottima la fotografia e raffinata la capacità evocativa dei luoghi rappresentati, ma poco convincenti trama e personaggi, a cominciare da Hammer, che, americano doc, si esprime in un italiano perfetto e coltissimo e dopo due giorni dal suo arrivo gioca perfino a carte con i paesani del luogo magari parlando in dialetto lumbard, decisamente poco credibile. I genitori del ragazzo sembrano vivere in una sorta di limbo da lieta permanente vacanza, nessuna attività lavorativa li vede impegnati, nessuna tensione emotiva nel loro rapporto, nessuna riflessione tra loro in merito alla vicenda del figlio. Sembrano messi lì a fare da sfondo coreografico alla vicenda. Ancora va evidenziata la incomprensibile ripetuta ostentatione di appartenenza ebraica dei protagonisti. Quale significato hanno i continui simboli ebraici e l'orgoglio di appartenenza ben dichiarato seppure discretamente contenuto? Infine i riferimenti alla situazione politica italiana di quegli anni, poco pertinente e forse di alcun interesse per lo spettatore. La sceneggiatura è troopo scontata, senza pathos, senza intreccio, quasi noiosa. Se di premio Oscar parliamo, lo darei solo alla fotografia. Per il resto non più di due stelle.
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[+] mediocre sceneggiatura ....
(di silvanobersani)
[ - ] mediocre sceneggiatura ....
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