Titolo originale | We Own This City |
Anno | 2022 |
Genere | Biografico |
Produzione | USA |
Regia di | Reinaldo Marcus Green |
Attori | Jon Bernthal, Wunmi Mosaku, Jamie Hector, Josh Charles, McKinley Belcher III Darrell Britt-Gibson, David Corenswet, Dagmara Dominczyk, Don Harvey, Larry Mitchell. |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | 3,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 giugno 2022
Serie di estrazione prevalentemente crime caratterizzata da una narrazione non lineare (stracolma di flashback) che tende al drammatico.
CONSIGLIATO SÌ
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Wayne Jenkins entra nella polizia di Baltimora intorno al 2003 e da subito il suo partner gli dice di dimenticarsi tutto quello che ha imparato in accademia. Wayne assiste infatti alla condotta sempre più ai margini, quando non del tutto illegale, del sergente al suo fianco. A erodere poi del tutto la sua onestà ci si mette anche l'invidia per gli amici di famiglia più ricchi, che non mancano di trattarlo da perdente finché è squattrinato. Nel corso degli anni la sua scaltrezza lo porta a capo della Gun Trace Task Force e gli concede una libertà d'azione pressoché illimitata. Ma nel 2017 un'indagine federale non arriva a colpire questa unità fuori controllo...
Raccontata su due piani temporali, con le indagini del 2017 e i flashback sulla carriera di Jenkins, We Own This City - Potere e corruzione scandaglia il sistema di corruzione e soprattutto l'impunità della polizia americana nelle grandi città.
Tratta dall'omonimo libro di non fiction di Justin Fenton, questa miniserie in sei episodi è firmata non a caso da David Simon e George Pelecanos, inoltre vede tra i producer e gli sceneggiatori anche Ed Burns. Riunisce insomma i due principali autori di The Wire e il romanziere che per primo ha collaborato a quella storica serie. La regia di tutte le puntate è poi affidata allo sguardo black di Reinaldo Marcus Green, che si era già occupato di temi simili nel suo esordio del 2018, Monsters and Men, visto in Italia alla Festa del Cinema di Roma. Il cast pure riprende volti di The Wire: alcuni sono solo figure di passaggio, quasi degli easter egg per chi gioca a riconoscerli, mentre altri hanno un ruolo piuttosto centrale. Su tutti spiccano il pacioso Delaney Williams e soprattutto Jaime Hector (visto anche in Bosch), che interpreta Sean Sulter, il personaggio senz'altro più tragico e dolente dell'intera miniserie.
Sean è stato infatti partner di Jenkins e da lui ha imparato come funziona la polizia di Baltimora che opera sulla strada. Quando riesce a diventare detective sembra aver finalmente trovato la sua dimensione ed essersi liberato dai fantasmi del passato, ma le indagini su Jenkins rischiano di toccarlo molto da vicino. La sua storia è tutt'ora soggetta a varie teorie cospirative, tanto che David Simon ha dedicato un lunghissimo post del suo blog a spiegare, per filo e per segno, perché ritiene di aver raccontato la sola versione plausibile dei fatti - anche a discapito della drammatizzazione.
Ma in realtà, se pur un altro finale sarebbe stato forse più facile, quello di We Own This City è perfetto così com'è, in linea con un racconto ricco di situazioni ambigue, controverse e in cui non è facile districarsi. La serie è infatti estremamente densa e la compressione degli eventi, oltretutto su due e a volte tre piani temporali (anche le indagini del 2017 alternano gli interrogatori e la lunga fase investigativa che precede l'arresto), non facilita le cose. Tanto che per una volta è più consigliato un "binge watching" o comunque una visione ravvicinata degli episodi.
L'impegno viene però ripagato da un livello di scrittura straordinario, così come la direzione degli attori, dove oltre ai già citati veterani di The Wire troviamo anche Josh Charles (The Good Wife) e il sempre più lanciato e istrionico Jon Bernthal (The Walking Dead, The Punisher e I molti santi del New Jersey). È lui infatti a vestire i panni del protagonista Wayne Jenkins, di certo la figura più carismatica e megalomane, tanto che è stato condannato a 25 anni di galera e rifiuta di collaborare con gli investigatori per uno sconto della pena.
È attraverso di lui, sulla scia anche del movimento #BlackLivesMatter con il suo slogan #DefundThePolice, che David Simon racconta l'altra faccia della polizia americana rispetto a The Wire, con la quale però condivide lo sguardo più ampio sulle istituzioni e sull'impossibilità, prima di tutto politica, di mettere in pratica vere riforme. Una serie profondamente civile e adulta, che non ha paura di essere difficile e di affrontare argomenti scomodi e articolati.
Nei primi anni 2000, a Baltimora, la recluta di polizia Wayne Jenkins viene formata da un collega veterano a dimenticarsi tutta la teoria appresa all’accademia. Wayne diventa immediatamente violento nei confronti di spacciatori e micro – criminali, il che gli consente in breve tempo di essere promosso capo della Gun Trace Task Force, divisione dedita al tracciamento delle armi da fuoco. [...] Vai alla recensione »