Chiamami col tuo nome |
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Un film di Luca Guadagnino.
Con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar.
continua»
Titolo originale Call me by your name.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 132 min.
- Italia, Francia, USA, Brasile 2017.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 25 gennaio 2018.
MYMONETRO
Chiamami col tuo nome
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Specchi per le allodoledi JackCinemaFeedback: 215 | altri commenti e recensioni di JackCinema |
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giovedì 15 febbraio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel contesto borghese di una benestante famiglia ebrea della zona bresciana-bergamasca, la storia del rapporto tra due ragazzi, per i quali l’attrazione fisica diventa man mano consapevolezza di se’, e a farne maggiormente le spese e’ il giovanissimo e promettente rampollo della famiglia.
Sensazioni che io stesso ho vissuto, quelle della “scoperta”, della consapevolezza e della liberta’, e che hanno costituito anche nella mia vita la più bella, eccitante e segreta avventura che abbia mai provato.
E come in altri film a tema, mi ci sono parzialmente ritrovato.
E ho trovato in alcuni momenti un aspetto umano e psicologico credibile e veritiero.
Ma nel complesso la sceneggiatura, dal ritmo inutilmente lento e con poco mordente, non rende giustizia al talento dei protagonisti e alla idea originaria.
Se da un lato l’ambientazione nelle campagne bresciane e sul lago di Garda, con annessi borghi storici, sorprende e ristora, dall’altro a risentirne e’ la mancata originalità di questo contesto: non è certo il primo film - e non sarà l’ultimo - a fare manleva sui “paradisi per pochi” del Bel Paese per avere un pretesto per trattare un tema ben più delicato della nostra architettura storica o dei nostri paesaggi.
Il bagno in una piscina di pietra, la villa dalla facciata pietra a vista, le corse nei boschi, e l’immancabile erotismo sul letto antico.
Qualcosa di (piacevolmente) già visto, come nel Bertolucci di “io ballo da sola” del ‘96.
E il tema della scoperta di se’, delle proprie emozioni, del fare i conti con la propria sessualità, del guardarsi allo specchio per non raccontarsi male, appare come qualcosa di elitario, come se la classe sociale più agiata potesse fornire strumenti in più per superare adolescenziali difficoltà, e il bellissimo discorso finale del padre di Elio ne da’ prova.
Un film nel complesso molto godibile, ricco di citazioni e di spunti culturali, dove arte e sensualità dominano la scena: secondo me una buona prova di regia di Guadagnino, ma troppo prevedibile e autoreferenziale, destinato a rimanere chiuso nella nicchia dei suoi fruitori, e soprattutto senza quella “spinta” e quella capacita rappresentativa in grado di coinvolgere le generazioni più giovani, che avrebbero bisogno di esempi come questi genitori, prima di essere loro stessi genitori.
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