Titolo originale | Bamy |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Jun Tanaka |
Attori | Katsuragi Yuki, Nakazato Hiromi, Tsuge Misaki, Yanagi Tôshi, Yukinaga Hironobu . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,86 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 novembre 2017
Lui vede i fantasmi, e ha paura. Finché incontra una una ragazza col suo stesso potere, ancora più spaventata di lui.
CONSIGLIATO SÌ
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Un ombrello rosso piove dal cielo e (ri)unisce i destini di Fumiko e Ryota, ex compagni di scuola. Nel giro di un anno la coppia è in procinto di sposarsi, ma lui è tormentato da un segreto inconfessabile. Vede fantasmi ovunque.
Le ambizioni di Jun Tanaka si intuiscono sin dall'incipit: all'evento soprannaturale dell'ombrello che cade dal cielo segue infatti un uso della colonna sonora - enfatica ben oltre il lecito, palese e insieme truffaldina - che denota la personalità del regista. Tanaka è un irriverente, che piomba nel panorama della nuova ondata J-horror spezzandone la tendenza al revivalismo fine a se stesso.
I fantasmi di Bamy spaventano per poco, fino a quando la consapevolezza sulla loro natura porta il protagonista a dileggiarli, insultarli e colpirli a colpi di martello o di pietre.
Atti dissacranti, che violano il tabù di un sottogenere che si è sempre preso sul serio. È talmente inflazionato il J-horror, sembra dire Tanaka, da non poter essere più preso sul serio, in maniera acritica. L'omaggio a Kiyoshi Kurosawa è chiaro come lo è l'impossibilità di superarlo sullo stesso piano. Ma lo sberleffo del regista va oltre il facile ribellismo e si interroga sul riflesso di un'ossessione sulla realtà: gli spettri ci perseguitano per invitarci a comprendere il loro personale dolore, ma questo perché ci dovrebbe riguardare? Ryota, prigioniero delle reminiscenze altrui, non riesce a vivere la propria esistenza, né sa assumersi responsabilità.
La sua maschera di smarrimento, la sua incapacità di guardare negli occhi Fumiko, sembra incarnare la crisi del mascolino nella società contemporanea, di fronte a una femminilità dominante - esemplificata dal ricorso a un singolare simbolismo nel finale - con obiettivi ben più chiari da raggiungere. In questo senso l'ombrello rosso rappresenta sì, come detto dallo stesso regista, una ripresa del filo rosso che, nella mitologia nipponica, unisce gli amanti (come avviene nell'episodio cardine di Dolls di Kitano), e insieme la forza di una passione guidata da un destino a cui è vano opporsi. Sorvolando su alcune ingenuità, nel debutto di Tanaka si percepisce una voce nuova e anticonformista, di cui il cinema giapponese nell'anno 2017 ha molto bisogno.