Titolo internazionale | The Fixer |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Romania, Francia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Adrian Sitaru |
Attori | Sorin Cocis, Andrei Gajzago, Tudor Istodor, Mehdi Nebbou, Diana Spatarescu Adrian Titieni, Andreea Vasile, Nicolas Wanczycki, Ionut Andrei Chereches, Anca Hanu, Flavia Hojda, Puiu Mircea Lascus, Emilian Marnea, Emanuel Parvu. |
Uscita | giovedì 22 marzo 2018 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,03 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 marzo 2018
Uno scandalo sessuale offre l'occasione ad un giornalista di farsi notare e costruirsi la strada per ambire a un posto migliore.
CONSIGLIATO SÌ
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Radu è un reporter rumeno in prova presso un'emittente parigina. La vicenda di una minorenne del suo paese, portata a prostituirsi a Parigi e poi rimpatriata dopo aver sporto denuncia, gli appare come un trampolino perfetto per spiccare un salto professionale. La sua competenza linguistica e la conoscenza del territorio rumeno, infatti, fanno di lui un anello imprescindibile della catena. Radu parte quindi alla volta del monastero in cui è ospitata la ragazzina, in compagnia dei due affermati colleghi francesi a cui ha promesso lo scoop. Ma le cose si complicano non poco, sul piano organizzativo e su quello etico.
Il cinema di Adrian Sitaru è un cinema del dilemma morale, della sua scomposizione e presentazione su diversa scala, e Fixeur non fa differenza.
Incontriamo il protagonista mentre è alle prese con un doppio conflitto: quello privato, famigliare, con il figlio della sua compagna, che Radu non si accorge di stressare oltre misura spingendolo a primeggiare nel nuoto, e quello al centro del film, che si domanda dove finisca la ricerca della verità e dove cominci il maltrattamento dell'essere umano, in materia di giornalismo d'inchiesta.
Ma il giornalismo è chiaramente anche un filtro che maschera appena ciò che sta sotto, come una tela coperta da un secondo strato di dipinto, e cioè il mestiere stesso del cinema, il suo utilizzo degli attori, la conquista della scena.
In questo senso, c'è una sequenza in particolare che vale il film. Se, infatti, Fixeur risente di un approccio a tesi (oltre che del basso budget, forse più che altrove), due elementi rendono la visione più che apprezzabile, e sono l'interpretazione degli attori, tutti quanti e Tudor Istodor su tutti, e la sequenza in casa della famiglia di Anca, la minorenne vittima di tratta. Pensata come una sosta accessoria, sulla via per la vera meta, questa scena diventa una sineddoche del film nel suo insieme: nei volti spaesati dei fratellini della ragazza, utilizzati come ignare comparse, s'incarna lo sfondamento del limite, il luogo cinematografico in cui la prassi sommerge l'umanità. E siamo tutti abituati, tutti complici.
Per il resto del tempo, il film di Sitaru è fatto di piccoli incidenti su una strada testardamente diritta, per volontà dello stesso Radu. Quando però la sua determinazione s'incrina, dopo aver testato con mano le condizioni psicologiche di Anca, il protagonista viene brutalmente ridimensionato dal capo-giornalista a semplice "fixer": tentennare non è un comportamento da professionisti, insomma, e basta una sola battuta per recapitare il messaggio. È in queste piccole pennellate, appunto, che Fixuer parla la sua lingua migliore, molto più che nelle scene con il bambino, colorate di psicologia spicciola.
Ma quanto mi piacciono questi giovani autori dell'est Europa... Sanno stare a cavallo tra finzione e realtà senza mai perdere il giusto equilibrio Uno spettatore come me, cresciuto con il cinema classico del novecento, guarda film come questo tenendosi sempre sulla difensiva perché magari si aspetta che prima o [...] Vai alla recensione »