Titolo originale | Were Denge Min |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Turchia, Germania, Francia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Huseyin Karabey |
Attori | Tuncay Akdemir, Selim Bulut, Sabahettin DAG, Feride Gezer, Kadir Ilter Nazmi Sinan Mihci, Emrah Ozdemir, Ali Tekbas, Muhsin Tokcu, Melek Ulger. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 9 settembre 2014
Jiyan, ragazzina giovane e curiosa, e sua nonna Berfe, intraprendono un viaggio per salvare la persona che le lega l'una all'altra.
CONSIGLIATO SÌ
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In un villaggio curdo sperduto tra le montagne la piccola Jiyan assiste all'arresto del padre da parte della polizia turca. L'uomo è sospettato, insieme ad altri, di essere un terrorista. Verrà rilasciato solo se la famiglia consegnerà l'arma in suo possesso. Ma il padre di Jiyan non ha mai avuto un'arma. Così la bambina e la nonna iniziano un non facile viaggio per andare a reperirne una. Lungo il percorso dovranno sottostare ad umiliazioni ma troveranno anche persone che cercheranno di aiutarle. Tra di loro tre cantastorie non vedenti.
Huseyin Karabey è nato in una famiglia curda e quindi conosce bene le sofferenze che questa etnia ha dovuto subire nel corso della sua travagliata storia. Il suo passato da documentarista gli consente di mostrare l'ambiente in cui la storia si sviluppa con uno sguardo che evita la fiction. Non c'è alcun compiacimento 'narrativo' nel mostrare gli spazi che nonna e nipote attraversano. Se la loro storia si fa carica di tensione le montagne e i pascoli mantengono invece intatta l'immagine di una Natura incontaminata e affascinante. Karabey è consapevole di star raccontando una vicenda che ha il sapore di una favola che attraversa i tempi perché il dolore di popoli oppressi non appartiene purtroppo a un solo periodo della storia ma si protrae nei secoli.
Ecco allora che la vicenda della ricerca dell'arma viene raccontata, ad un auditorio attento e partecipe, dal più anziano dei tre cantastorie non vedenti conferendole un'aura atemporale. Inoltre, mentre noi assistiamo alle peripezie delle due protagoniste, la nonna narra alla nipote la fiaba che ha al centro le vicende di una volpe. La tradizione orale ha ancora un forte valore comunicativo in quelle comunità montane ma il lato negativo della modernità con le sue jeep militari e i suoi fucili mitragliatori fa sentire ancor più duramente la forza del sopruso.
Karabey aderisce ai tempi di una società che non conosce smartphone e computer e sa mostrare anche come la musica etnica (il film ha vinto un premio per la miglior colonna sonora) rappresenti un forte elemento identitario per chi viene privato di qualsiasi diritto. Un suggerimento: non si pensi che il film sia terminato quando compaiono i primi titoli di coda. C'è ancora una narrazione da completare.
bel film , sicuramente da non perdere, che fa capire come un popolo viene perseguitato anche ai nostri giorni, e quello dei curdi è un popolo perseguitato da tutti , da sempre...poetico, bellissima la fotografia , i paesaggi soprattutto