melvin ii
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giovedì 27 marzo 2014
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l'arca di noè su un treno
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“Snowpiercer” è un film del 2013 diretto da Bong Joon-ho, basato sulla serie a fumetti francese Le Transperceneige di fantascienza post apocalittica. Il film rappresenta il debutto cinematografico in lingua inglese per il regista sudcoreano.
Il cast è composto da. Chris Evans, Tilda Swinton, John Hurt, Jamie Bell, Song Kang-ho, Octavia Spencered ,Ed Harris.
Siamo nel 2031, il mondo è sprofondato in una drammatica “Era Glaciale”, provocata dai disastri climatici dell’uomo
I superstiti della razza umana da diciotto anni vivono sul treno “Snowpiecer”, la loro arca di Noè.
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“Snowpiercer” è un film del 2013 diretto da Bong Joon-ho, basato sulla serie a fumetti francese Le Transperceneige di fantascienza post apocalittica. Il film rappresenta il debutto cinematografico in lingua inglese per il regista sudcoreano.
Il cast è composto da. Chris Evans, Tilda Swinton, John Hurt, Jamie Bell, Song Kang-ho, Octavia Spencered ,Ed Harris.
Siamo nel 2031, il mondo è sprofondato in una drammatica “Era Glaciale”, provocata dai disastri climatici dell’uomo
I superstiti della razza umana da diciotto anni vivono sul treno “Snowpiecer”, la loro arca di Noè.
Le condizioni all’interno del treno sono molto difficili e drammatiche particolarmente per i passeggeri dell’ultima carrozza.
Sul treno vige un rigido e ingiusto ordine sociale stabilito da Wilford(Harris), padrone del treno
La ribellione è nell’aria. Curtis(Evans) guiderà la rivolta dei passeggeri dell’ultima carrozza contro l’ordine costituito, rappresentato dal Ministro Mason (Swinton).
E’ difficile catalogare “Snowpiecer” in un preciso genere cinematografico.
Il film è molto ambizioso dal punto di vista tematico.
Ordine, Caos, libero arbitrio, libertà sono solo alcuni dei temi che la sceneggiatura ci propone.
“Snowpiercer” non è solo film “intimistico”, ma è anche un” action movie”. Il regista riesce a coniugare Idealità e Azione con abilità.
Chris Evans è sicuramente una delle note più positive del film. Abituato a vederlo in ruoli “disimpegnati” come la “Torcia Umana(Fantastici 4) o Capitan America, qui stupisce per intensità e profondità interpretativa. Riesce a trasmettere con il suo personaggio allo spettatore il senso di ribellione contro lo status quo.
La sceneggiatura , anche se originale, rischia spesso di sconfinare in retorici sillogismi e scontate riflessioni.
I dialoghi sono abbastanza incisivi ed incalzanti per essere un film così “ibrido”.
Il film ha soprattutto nel primo tempo un buon ritmo e si segue con piacere. Nella seconda parte, invece, tende a perdersi troppo nelle parole e perde in velocità, diventando “statico” nel finale.
Swinton e Harris svolgono il compito, ma senza esaltare più di tanto.
Il resto del cast si dimostra adeguato e contribuisce a dare al film, ritmo e profondità ed intensità
Bella, accattivante e curata la scenografia. Gli effetti speciali sono usati in maniera mirata, tenendo conto che è il film più costoso della Corea.
Un pregio del film è sicuramente quello di farsi vedere e godere dallo spettatore, senza risultare nel complesso pesante.
Una sensazione di “leggerezza” accompagna lo spettatore , nonostante un finale, a mio avviso, “ troppo filosofico”e poco cinematografico con il lungo dialogo tra Evans e Harris.
“Snowpiercer” alla fine piace, perché ti fa riflettere facendoti divertire. A volte i messaggi più difficili e complicati possono arrivare al grande pubblico, senza fargli venire il mal di testa e magari facendogli passare dure ore con leggerezza.
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veronica c
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lunedì 10 marzo 2014
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nello snowpiercer la storia dell'umanità
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Luglio 2014, voci fuori campo di informano: è stata trovata una soluzione per ovviare al problema del surriscaldamento globale. Il CW7, miracolosa sostanza capace, così si pensa, di riportare il pianeta ad un equilibrio seriamente inficiato dall’uomo, viene liberato a profusione da serbatoi aerei. L’esito non è quello previsto.
Diciassette anni dopo l’azione prende il via a bordo dello Snowpiercer, treno di avanzata tecnologia che funge da futuristica arca di Noè. Il “lungimirante” Wilford (Ed Harris) lo aveva progettato già allora, conscio del fatto che l’uomo, preda di un ennesimo delirio di onnipotenza, non aveva affatto previsto la possibilità di una nuova era glaciale, come estrema conseguenza della propria incauta azione.
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Luglio 2014, voci fuori campo di informano: è stata trovata una soluzione per ovviare al problema del surriscaldamento globale. Il CW7, miracolosa sostanza capace, così si pensa, di riportare il pianeta ad un equilibrio seriamente inficiato dall’uomo, viene liberato a profusione da serbatoi aerei. L’esito non è quello previsto.
Diciassette anni dopo l’azione prende il via a bordo dello Snowpiercer, treno di avanzata tecnologia che funge da futuristica arca di Noè. Il “lungimirante” Wilford (Ed Harris) lo aveva progettato già allora, conscio del fatto che l’uomo, preda di un ennesimo delirio di onnipotenza, non aveva affatto previsto la possibilità di una nuova era glaciale, come estrema conseguenza della propria incauta azione.
Ma tale delirio, seppur in altra forma, investe inevitabilmente Wilford stesso, santificato da alcuni poveri omuncoli accecati dal lusso della loro condizione, ma in realtà schiavi più pietosi di quelli “di ruolo”, ed abominato da questi ultimi, massa rivoltosa che rivendica la propria dignità.
La lotta si consuma senza sconti o garanzie, vagone dopo vagone. Vagoni simboli di ascesa sociale, come di un completo disfacimento morale, mano a mano che ci si avvicina alla “sacra” locomotiva.
L’ apocalisse è certo materia cinematografica ormai abbondantemente trattata, basti pensare ai recenti Oblivion ed Elysium tra gli altri, che tanto danno sul piano visivo, quanto nulla di nuovo propongono al punto di vista speculativo. Ma questo non è il caso del visionario film del coreano Bong Joon-ho; la spettacolarità (non certo minore rispetto ai sopra citati, anzi incardinata a dovere da una regia ben più sapiente) è arricchita da una profondità di pensiero e da una ricchezza di tematiche che danno spessore filosofico al film, essenzialmente fantascientifico, ma con un sostrato, quindi, di ben altro tipo.
E’ la storia dell’eterna lotta di classe e della dialettica servo/padrone, dello spirito di rivolta e del sacrificio umano, dei sentimenti e della loro alienazione, dell’umanità e della sua negazione.
E’ la nostra storia, che ci piaccia o meno.
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[+] grande veronica!
(di brando10)
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giorib
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sabato 19 luglio 2014
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incomprensibile.
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Ricollegandomi al titolo: non è il film ad essere incomprensibile, ma bensì la reputazione che è riuscito ad ottenere: «già un classico della fantascienza», «nuovo Blade Runner», soprattutto a poche settimane dall'uscita Internet parlava solo di Snowpiercer, e solo in termini entusiastici, cosìcche migliaia di sprovveduti quale il sottoscritto si sono fiondati a godersi la visione del «capolavoro». Su IMDB viaggiava a 7.7/10, ora è sceso a un più accettabile 7, e vedo che anche il pubblico di mymovies pare essersi singolarmente spaccato: o un film meraviglioso, o un film tragicomico, senza mezze misure. Io propendo per questo lato della medaglia; non intendo ergermi a esperto di cinema come chi ha il coraggio di assegnare al film 4 stelle e mezzo su 5, e dopotutto i gusti sono gusti.
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Ricollegandomi al titolo: non è il film ad essere incomprensibile, ma bensì la reputazione che è riuscito ad ottenere: «già un classico della fantascienza», «nuovo Blade Runner», soprattutto a poche settimane dall'uscita Internet parlava solo di Snowpiercer, e solo in termini entusiastici, cosìcche migliaia di sprovveduti quale il sottoscritto si sono fiondati a godersi la visione del «capolavoro». Su IMDB viaggiava a 7.7/10, ora è sceso a un più accettabile 7, e vedo che anche il pubblico di mymovies pare essersi singolarmente spaccato: o un film meraviglioso, o un film tragicomico, senza mezze misure. Io propendo per questo lato della medaglia; non intendo ergermi a esperto di cinema come chi ha il coraggio di assegnare al film 4 stelle e mezzo su 5, e dopotutto i gusti sono gusti. Ma è pur vero che, se i gusti sono gusti, li buchi di sceneggiatura sono buchi di sceneggiatura, e Snowpiercer ne ha tanti, troppi, è un «Che cosa?» dietro l'altro, in mezzo a una trama infarcita di clichés e a una meravigliosa fotografia. Per questo non intendo dilungarmi granché sulla storia (in due parole: dopo un'apocalittica glaciazione, tutti i sopravvissuti del pianeta vivono assieme in un treno che viaggia a moto perpetuo, diviso in classi sociali, la coda muore di fame e la testa banchetta), ma proprio su queste VORAGINI nel plot che mettono troppo, davvero troppo alla prova l'intelligenza dello spettatore. Se voglio idiozia allo stato puro, mi guardo The Expendables 2. Ma questo non è un film con Stallone e Jason Statham, questo è - o meglio, doveva essere - il nuovo Blade Runner.
Ecco (ATTENZIONE SPOILER) perché personalmente reputo Snowpiercer un film, semplicemente, ridicolo.
1- Hai inventato un motore a moto perpetuo e costruisci...un treno? Che viaggia su binari che hai costruito... quando esattamente? Non potevi semplicemente che so, costuire una città e alimentare l'energia con la tua invenzione?
2- Questo perché, attenzione, come funziona il treno non viene MAI spiegato. Non mi aspetto dettagli ingegneristici eh, ma un minimo non avrebbe fatto schifo.
3- Comunque, per motivi misteriosi, sei riuscito in brevissimo tempo a costruire un treno e a metterlo in moto. Perché diavolo dividerlo in classi? Non ha assolutamente senso, si crea solo conflitto sociale... ah, ma se no la trama non sarebbe andata avanti. Ok.
4- Perché il treno è popolato prevalentemente da assassini? Tutti si uccidono, tutti squartano, sparano e accoltellano. E con grande tecnica. Si sono salvati solo i killer di professione?
5- L'ultima classe si nutre esclusivamente di insetti triturati in barrette. Dove questi scarafaggi saltino fuori, in quantità industriali peraltro visto che per fare una barretta ce ne vogliono tonnellate, non si sa. Nel frattempo, tutto il resto del mondo è ghiacciato. Gli scarafaggi No. Vivranno sul treno, chi lo sa.
6- Tra l'altro, a fine film [SUPER SPOILER], tranquillo tranquillo dalla neve spunta fuori un orso polare, a rappresentare speranza, immagino. Cos'avrà mai mangiato in questi cosa sono, 18 anni, visto che tutta l'umanità è tanto convinta che sia tutto gelato da essersi rinchiusa in un treno magico, non è dato saperlo.
7- La scena della galleria ha dell'incredibile. Intanto non si capisce il senso di bagnare le asce con sangue di pesce, una visione esilarante, ve lo assicuro. Per non parlare poi di cosa succede subito dopo, con quel pesce. Ma comunque: com'è possibile che i poveri sfigati della coda riescano a vincere una battaglia con le addestratissime guardie armate di ascia, appunto, che sono dotate di VISORI NOTTURNI (la lotta si svolge al buio)?
8- Forse vi chiederete perché le guardie combattono con asce e non con mitragliatori o pistole. Beh, il film lo spiega: i proiettili sono finiti da anni...
9 -Senonché, molti minuti dopo, salta fuori che il film ha mentito: i cattivi hanno armi da fuoco. Perché caspita non li avete usati prima?
10-Nel futuro, scordatevi l'eroina. Tutti i drogati si fanno di esplosivo. Sì, perché a fine film verrà fuori che la droga più popolare del treno è anche utilizzabile per far saltare porte e vagoni. Non si butta via niente, non c'è che dire.
11- Esplodono i vagoni, ma il treno non deraglia, se non dopo la scena finale. Chiaro.
12- Fuori nevica sempre. Ai bambini ricchi del treno vengono mostrate le sagome di alcuni ribelli scappati dal treno, ancora visibili sotto la neve. Tali ribelli sono scappati 15 anni fa. E sono congelati in piedi. Quindi A il freddo è così forte da congelare all'istante (eppure gli orsi vivono indisturbati), e B la neve scende, ma a quanto pare non attacca, visto che le lorosagome sono ancora visibili DOPO QUINDICI ANNI.
13- Le rotaie, esposte al gelo al freddo e alla neve, non si danneggiano. MAI. Sceneggiatori, fate sapere il vostro segreto a Trenitalia, ne hanno estremo bisogno.
14- Il protagonista, per salvare UN BAMBINO, condanna a morte L'INTERO TRENO, compreso IL BAMBINO. Genio (Ahhh, ma no, c'è l'orso, c'è speranza!).
15- Scordatevi i preservativi: la nuova via per il controllo della popolazione è uccidere gente. Yeah.
16- I ribelli percorrono tutto il treno. Tutto. A un certo punto si vedono carcasse di mucche. Ma non ci sono mucche vive. Mai. Cosa devo pensare?
Potrei andare avanti. Di buchi così ce ne sono un'infinità. Il film è lungo, troppo, le scene di azione sono noiose ed irrealistiche, ma il punto essenziale è che la storia sembra stata scritta da tre dodicenni sotto acido. il problema non è che un film coreano, come molti dicono. L'Old Boy di Park Chan-Wook è migliore di quello di Spike Lee su tutti i punti di vista, budget escluso. Il problema è che è un film semplicemente troppo stupido. E può piacere, secondo me, solo se lo si guarda come si guarda uno Sharknado, o un Megashark Vs Giant Vattelapesca. Ovviamente, se esperti di cinema a destra e manca danno giudizi alla 1984, o alla Blade Runner, vorrà dire che io (come altri) sono troppo stupido per capire la poesia, o il significato dell'opera. Purtroppo, dall'alto della mia ignoranza, ci ho visto solo clichès, stereotipi e buchi di trama.
Per cui stateci attenti. Solo questo.
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cleu93
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domenica 23 marzo 2014
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non banale, ma non da 38,2 milioni di dollari!
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Impatto: 8/10
Sceneggiatura: 6,5/10
Scenografia: 6/10
Trama: 8/10
Attori: 6,5/10
Commento:
Con 38,2 milioni di dollari di budget "Snowpiercer" è in assoluto la produzione coreana più costosa di sempre.
Con tutta onestà rivedendo il film non capisco come possa essere stato così tanto costoso visto che gli effetti speciali utilizzati per questa pellicola non erano poi così tanto evoluti e sofisticati.
Detto ciò ci sono diverse cose da dire e punti da approfondire.
Partendo dall'impatto, il film non annoia mai e per tutta la durata, circa 2 ore, ha un tasso di adrenalina al di sopra della norma che permette ad ogni scena di farti porre la domanda "ed ora che succederà?".
Anche la trama è molto interessante, simile ad altre per il tema affrontato della "rivoluzione contro il potere" ma al tempo stesso differente per l'ambientazione e per il modo in cui essa avviene.
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Impatto: 8/10
Sceneggiatura: 6,5/10
Scenografia: 6/10
Trama: 8/10
Attori: 6,5/10
Commento:
Con 38,2 milioni di dollari di budget "Snowpiercer" è in assoluto la produzione coreana più costosa di sempre.
Con tutta onestà rivedendo il film non capisco come possa essere stato così tanto costoso visto che gli effetti speciali utilizzati per questa pellicola non erano poi così tanto evoluti e sofisticati.
Detto ciò ci sono diverse cose da dire e punti da approfondire.
Partendo dall'impatto, il film non annoia mai e per tutta la durata, circa 2 ore, ha un tasso di adrenalina al di sopra della norma che permette ad ogni scena di farti porre la domanda "ed ora che succederà?".
Anche la trama è molto interessante, simile ad altre per il tema affrontato della "rivoluzione contro il potere" ma al tempo stesso differente per l'ambientazione e per il modo in cui essa avviene.
Il mondo è stato colpito e decimato da una nuova era glaciale e il signor Wilford (Ed Harris) per salvare l'umanità ha avuto la geniale idea di costruire un treno (lo "Snowpiercer") che potesse girare tutto il mondo nell'arco di un anno.
L'idea geniale però viene contornata fin da subito da uno sfruttamento rivolto verso i più poveri, che vengono lasciati nella coda del treno.
Nella testa, ovviamente, risiedono i nobili e il capo stesso.
Anche il finale a mio avviso merita, ma non voglio rivelarvi nulla.
Detto comunque in parole povere, non è un capolavoro ma è comunque un buon film.
Secondo me tutti i commenti negativi presenti sul web sono esagerati, forse tanti sintomo del fatto che vedendo il cast e vedendo la spesa per produrlo si aspettavano di più (e non avevano tutti i torti).
Io comunque sono rimasto colpito e mi è piaciuto.
Voto finale: 7,5/10
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francesco84
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martedì 4 marzo 2014
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un quasi capolavoro in un'annata deludente
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Un quasi capolavoro, in un'annata piuttosto deludente, purtroppo snobbato…
A mio parere il film riesce quasi in pieno nel duplice intento di creare un film d'azione accessibile e godibile da tutti, ma al tempo stesso sollevare una critica all'attuale situazione internazionale attraverso il parallelismo tra "MONDO-TRENO" e mondo reale in cui noi viviamo, le classi non sono altro che le nazioni odierne.
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jaylee
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martedì 4 marzo 2014
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un treno chiamato futuro
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Che possa piacere o meno, quando ben scritta e calibrata, la Fantascienza è un potentissimo genere che trascende quanto si vede sullo schermo ed assume una capacità di metafora sul presente e di chiaroveggenza sul futuro… esiste un filone distopico estremamente potente, che inizia con Metropolis di Fritz Lang, passa da Il Pianeta delle Scimmie, Blade Runner, Akira, L’Esercito delle 12 Scimmie (forse il film che, nello spirito, più si avvicina a Snowpiercer) e Matrix, per arrivare ai recentissimi Looper, Oblivion e Elysius… la lista è lunghissima. Cosa hanno in comune questi film?che il futuro non è così luminoso come ce lo hanno prospettato, ma soprattutto che il futuro ha i semi della distruzione nel presente, e li abbiamo piantati noi.
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Che possa piacere o meno, quando ben scritta e calibrata, la Fantascienza è un potentissimo genere che trascende quanto si vede sullo schermo ed assume una capacità di metafora sul presente e di chiaroveggenza sul futuro… esiste un filone distopico estremamente potente, che inizia con Metropolis di Fritz Lang, passa da Il Pianeta delle Scimmie, Blade Runner, Akira, L’Esercito delle 12 Scimmie (forse il film che, nello spirito, più si avvicina a Snowpiercer) e Matrix, per arrivare ai recentissimi Looper, Oblivion e Elysius… la lista è lunghissima. Cosa hanno in comune questi film?che il futuro non è così luminoso come ce lo hanno prospettato, ma soprattutto che il futuro ha i semi della distruzione nel presente, e li abbiamo piantati noi.
Joon-ho Bong, talentuoso regista coreano, ci racconta di un futuro dove il Mondo è stato riportato all’Era Glaciale dalla follia dell’Uomo, che tutta la vita sul pianeta o quasi è stata sradicata, e che tutta l’Umanità rimasta è su un treno (lo Snowpiercer) perennemente in movimento, auto-sufficiente per carburante e risorse interne: un vero e proprio ecosistema, dove gli esseri umani sono divisi nella Testa del Treno (i ricchi), e la Coda (i poveri). Curtis (Chris Evans) proverà a guidare l’ennesima rivolta… riuscirà ad arrivare alla Sacra Locomotiva e prenderne il comando?
Cominciamo subito dal dire due cose: primo, è un film uscito 8 mesi fa in Corea, e ha seriamente rischiato di non uscire nelle sale occidentali, considerato troppo “di nicchia”, un po’ come successe con Kick Ass nel 2010 (peraltro anche lui basato su un fumetto); secondo: al momento è il miglior film dell’anno e il miglior film di fantascienza dai tempi di Matrix (1999!).
Questo perché Snowpiercer, riesce ad abbinare delle ambientazioni davvero immaginifiche (i paesaggi invernali sono mozzafiato, così come i singoli vagoni, ognuno un mondo a parte) ed una fotografia sbalorditiva ad un potentissimo messaggio sul genere umano: a meno che non troviamo nuove soluzioni sostenibili, il genere umano è (giustamente) destinato alla distruzione dai propri perversi meccanismi con cui i pochi hanno molto e i molti hanno poco. Inutile domandarsi come mai gli appelli ad uno status quo di ordine quasi divino per cui sia giusto cosi, arrivano sempre da chi è in Testa al Treno.
Certamente violento, ma mai veramente eccessivo, Snowpiercer abbina la peculiare raffinatezza visiva Orientale (c’è molto Manga in alcune soluzioni, soprattutto Miyazaki e Matsumoto, ricordate Galaxy Express 999?) al genio visionario dei vari Terry Gilliam, Tim Burton, Ridley Scott: forma al servizio del contenuto. Attori talentuosi e davvero in forma: John Hurt nella parte del mentore del nuovo leader, Tilda Swinton una specie di robotica Maria Stella Gelmini al servizio del Dio Ingegnere Wilford, un Ed Harris evidentemente a suo agio con ruoli pseudo-divini (vedi il regista in The Truman Show). E attenzione a Chris Evans che, dai tempi dei Fantastici Quattro e Cellular (invece già meglio in Capitan America e The Avengers), ha fatto parecchia strada, qui è irriconoscibile per capacità espressiva rispetto ai suoi primi lavori; faccio una scommessa: potrebbe essere il nuovo Christian Bale.
Lo sviluppo del film è notevole, mai scontato, eppure perfetto nei suoi incastri, con un finale consolatorio in senso assoluto: la Natura e la Vita intorno a noi troveranno una strada, anche dopo di noi.
Il Futuro è in partenza e non effettua fermate. Da vedere. (www.versionekowalski.it)
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sileo
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sabato 1 marzo 2014
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il treno come metafora del mondo
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Il treno come metafora del mondo: uomini nati in classi diverse per volere di qualcosa di superiore, forse la provvidenza o un platonico demiurgo, che vivono e combattono su un mondo che continua a girare apparentemente senza un senso in mezzo ad uno spettrale spazio infinito.
In fondo i piedi, in cima la testa, ognuno occupa il proprio posto nel mondo e chi tenta di sovvertire quest’ordine minaccia la stabilità del mondo intero: lo diceva Menenio Agrippa ai plebei rivoltosi, lo diceva un padre conservatore in Cloud Atlas, lo dice qui Tilda Swinton, effettivamente lo dice sempre chi sta in alto…
Per buona parte del film lo spettatore si sente un rivoluzionario, impegnato nella marcia, vagone per vagone, verso la testa, dove sovvertire l’ordine costituito e ristabilire la giustizia.
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Il treno come metafora del mondo: uomini nati in classi diverse per volere di qualcosa di superiore, forse la provvidenza o un platonico demiurgo, che vivono e combattono su un mondo che continua a girare apparentemente senza un senso in mezzo ad uno spettrale spazio infinito.
In fondo i piedi, in cima la testa, ognuno occupa il proprio posto nel mondo e chi tenta di sovvertire quest’ordine minaccia la stabilità del mondo intero: lo diceva Menenio Agrippa ai plebei rivoltosi, lo diceva un padre conservatore in Cloud Atlas, lo dice qui Tilda Swinton, effettivamente lo dice sempre chi sta in alto…
Per buona parte del film lo spettatore si sente un rivoluzionario, impegnato nella marcia, vagone per vagone, verso la testa, dove sovvertire l’ordine costituito e ristabilire la giustizia.
Ma ben presto la rivoluzione cede il passo alla ricerca di verità: accecati dalla luce della realtà, la marcia diventa una ricerca di risposte, un epico viaggio in linea retta che attraversa luoghi fantastici e atmosfere surreali.
Dalla dittatura nasce ordine, dalla rivoluzione il caos, come in Equilibrium, una visione che inevitabilmente porta a domande senza risposte.
E ancora, sopravvivere come automi in una realtà sicura, o vivere come uomini in un mondo pericoloso e sconosciuto? La domanda viene posta anche in The Truman Show da Cristoph, regista/creatore di quel mondo, quello stesso Ed Harris che non poteva trovare ruolo più adatto in Snowpiercer.
Atmosfere oniriche degne di un film di Gondry, epiche battaglie in stile Matrix, Bong Joon-ho ha creato un mondo, oltre che un film, che è destinato a restare impresso nella memoria e diventare un cult.
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(di alisha)
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giorgio47
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martedì 4 marzo 2014
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spettacolare e riflessivo
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Un buon film che nelle oltre due ore di proiezione non ti annoia, anzi ti tiene incollato alla poltrona. Non ci sono molti effetti speciali ma una buona dose di violenza. La storia, che vuole essere una metafora sul potere, narra la lotta aspra e senza esclusione di colpi che, all’interno di un treno che trasporta i sopravvissuti di una glaciazione della terra, conducono gli ultimi occupanti i vagoni di coda per giungere alla locomotiva. A parte la spettacolarità del film c’è da rilevare che la decimazione del genere umano è dovuto alla correzione che gli scienziati avrebbero apportato al riscaldamento della terra rendendola di fatto inabitabile, quindi quasi un messaggio a non prendere per buono tutto quello che la scienza ci propina, d’altronde la storia ci insegna che non sempre questa si è dimostrata dalla parte dell’umanità.
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Un buon film che nelle oltre due ore di proiezione non ti annoia, anzi ti tiene incollato alla poltrona. Non ci sono molti effetti speciali ma una buona dose di violenza. La storia, che vuole essere una metafora sul potere, narra la lotta aspra e senza esclusione di colpi che, all’interno di un treno che trasporta i sopravvissuti di una glaciazione della terra, conducono gli ultimi occupanti i vagoni di coda per giungere alla locomotiva. A parte la spettacolarità del film c’è da rilevare che la decimazione del genere umano è dovuto alla correzione che gli scienziati avrebbero apportato al riscaldamento della terra rendendola di fatto inabitabile, quindi quasi un messaggio a non prendere per buono tutto quello che la scienza ci propina, d’altronde la storia ci insegna che non sempre questa si è dimostrata dalla parte dell’umanità. Sul treno, dal fondo, dagli ultimi vagoni ovvero dai derelitti sfruttati e repressi brutalmente, scoppia la rivolta che procede verso la testa del treno, attraverso una serie di scontri brutali e violenti. Anche in questa fase è bene rilevare che mentre è normale vedere la violenza del potere, brutale, spietata e spesso gratuita, si resta in un primo momento un pò disorientati dalla risposta, a mio parere giustissima, altrettanto violenta e fredda da parte dei diseredati. In effetti ci accorgiamo che mentre siamo abituati ad accettare la violenza del potere, siamo molto meno preparati ad accettare la violenza di ribellione, di risposta. Per essere chiaro, è come se il potere, in ogni caso, proprio nell’espletamento di questa sua funzione, ovvero di controllo, abbia in una qualche maniera la legittimazione della sua violenza, mentre l’altra sia una forma di violenza alla stato puro, senza giustificazione, almeno quella fredda e brutale. Insomma siamo abituati ad accettare o quanto meno ci è familiare la violenza del potere, meno quella dei rivoltosi. Invece nel film ci sono più di un’azione, in cui alla violenza brutale del potere, si risponde con la violenza brutale dei rivoltosi. Per finire due piccole osservazione. I vagoni di mezzo, che verosimilmente vogliono rappresentare la classe media, rimangono indifferenti agli scontri, troppo presi dai loro agi per capire quello che sta accadendo intorno a loro; ed in ultimo il tentativo, da parte del detentore del potere supremo, di ammaliare il nemico con promesse e lusinghe, che è l’ultimo tentativo di mantenere la situazione inalterata. Insomma un film che avvince e nello stesso tempo lascia riflettere su vari argomenti di cui alcuni da me non accennati, ma sicuramente rintracciabili nel film, come la funzione della scuola e della religione nel mantenimento di una situazione di stallo in cui, come dice un protagonista “ognuno ha il suo posto assegnato”!
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jeanreview
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martedì 4 marzo 2014
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immaginifica impura arca di noe' del mondo reale
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Una sciagurata iniziativa dell'uomo (rappresentativa delle tante che si compiono quotidianamente) crea una nuova era glaciale, portando all'estinzione tutte le specie, trane pochi superstiti della razza umana che riescono ad imbarcarsi su un treno, che su un tragitto continuo intorno al mondo si configura come una sorta di Arca di Noe', con la differenza che al posto di prendere il meglio dal mondo, riproduce accuratamente tutte le sue ingiustizie sociali e tutte le "caste".
In fondo al vagone vanno i "paria", i disperati, coloro che non avevano i soldi per pagare il biglietto; man mano che si procede verso la locomotiva, le classi sociali e i privilegi aumentano esponenzialmente, in modo anche totalmente sorprendente (ovviamente il tutto in base al biglietto pagato dai "viaggiatori").
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Una sciagurata iniziativa dell'uomo (rappresentativa delle tante che si compiono quotidianamente) crea una nuova era glaciale, portando all'estinzione tutte le specie, trane pochi superstiti della razza umana che riescono ad imbarcarsi su un treno, che su un tragitto continuo intorno al mondo si configura come una sorta di Arca di Noe', con la differenza che al posto di prendere il meglio dal mondo, riproduce accuratamente tutte le sue ingiustizie sociali e tutte le "caste".
In fondo al vagone vanno i "paria", i disperati, coloro che non avevano i soldi per pagare il biglietto; man mano che si procede verso la locomotiva, le classi sociali e i privilegi aumentano esponenzialmente, in modo anche totalmente sorprendente (ovviamente il tutto in base al biglietto pagato dai "viaggiatori").
La prima parte del film si focalizza nella coda del treno, appunto tra i "paria", i disperati, portati all'inizio a conflitti di sopravvivenza tali da far raccapricciare la pelle.
Non che le cose negli anni siano migliorate di molto: viene data loro una "pappina" proteica disgutosa (a base di proteine prese da insetti, e questo ricorda l'alimentazione in voga in molti paesi del "Terzo Mondo"), e vengono sfruttati biecamente per ogni sorta di "capriccio" delle classi "superiori".
A capo di questo "ecosistema" abbiamo un acclamato (dagli abbienti) personaggio, reso simile ad un dio (come avveniva nella societa' egiziana ed in altre societa' del passato), personaggio senza alcun scrupolo se non quello di garantire ai "paganti" il massimo del confort.
La seconda parte del film e' la piu' sorprendente e coinvolgente, in un crescendo immaginifico di grande pathos e con un finale per nulla scontato, di speranza dopo tanto "buio" e di grande sorpresa, visto che viene portata da chi era ritenuto una persona completamente inutile.
Da rilevare anche in filigrana il ruolo dei media, della persuasione occulta, ben evidente nella scena finale, quando il protagonista sta per compiere una scelta sciagurata, che viene sventata dall'azione inaspettata innescata dalla "sensibilita'" di una ragazza che svela il lato nascosto di una macchina all'apparenza perfetta.
Unico neo del film, la troppa violenza, a mio parere gratuita.
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pepito1948
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martedì 4 marzo 2014
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l'arca di wilfred
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Il residuo di umanità sopravvissuta alla catastrofe è blindato in un treno, snodato lungo i suoi itinenari serpentiformi, in eterno movimento nel mezzo di una natura immota, deprivata della componente dominante che con la sua follia si è auto annientata. Un treno che non è un riparo protettivo che porta da qualche parte, ma un luogo irreggimentato secondo una piramide orizzontale, con una coda di straccioni in perenne ebollizione, un centro di borghesi benestanti che si trastullano tra acquari, piscine, aule scolastiche e comfort di ogni genere, ed una testa dove risiede il comando ed il pensiero supremo che tutto ha ideato, organizzato ed eseguito. Un ferreo homo-sistema strutturato in termini rigorosamente classisti, generato dalla riedizione dell’Arca dopo la distruzione non mandata da Dio ma prodotta dalla temerarietà suicida dell’uomo stesso.
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Il residuo di umanità sopravvissuta alla catastrofe è blindato in un treno, snodato lungo i suoi itinenari serpentiformi, in eterno movimento nel mezzo di una natura immota, deprivata della componente dominante che con la sua follia si è auto annientata. Un treno che non è un riparo protettivo che porta da qualche parte, ma un luogo irreggimentato secondo una piramide orizzontale, con una coda di straccioni in perenne ebollizione, un centro di borghesi benestanti che si trastullano tra acquari, piscine, aule scolastiche e comfort di ogni genere, ed una testa dove risiede il comando ed il pensiero supremo che tutto ha ideato, organizzato ed eseguito. Un ferreo homo-sistema strutturato in termini rigorosamente classisti, generato dalla riedizione dell’Arca dopo la distruzione non mandata da Dio ma prodotta dalla temerarietà suicida dell’uomo stesso. E il demiurgo Wilford non è il bonario Noè, ma un novello dio che ha imparato nel corso dei millenni a conoscere le mille facce del potere ed a sceglierne quella apparentemente più sicura, quella della sottomissione al Capo autoeletto che si dà la missione di comporre il caos e l’ordine, il buio e la luce, la ragione e le passioni, imponendo le regole per il funzionamento unidirezionale di una comunità raccogliticcia ed etnicamente quanto socialmente ed anagraficamente assortita. Una comunità che non può fare a meno della violenza come il meno fallibile strumento di lotta contro ogni resistenza o deviazione rispetto all’ordinamento stabilito, di controllo demografico, di difesa della diversificazione umana tratta dalla natura come dalle multi-partizioni della storia: wanax-basileis-umili, faraone-corte/sacerdoti-contadini, re-aristocratici-popolo sfruttato,ecc. Dopo le degenerazioni che nel corso del tempo hanno portato alla fine del mondo, è questo il modello per ripartire nel microsistema ipertecnologico ferroviario secondo la filosofia di Wilfred. Nel quale le rivolte sono previste, aizzate e sfruttate per tenere costantemente in equilibrio le diverse componenti.
Ma nel 18° anno dall’avvio del treno si mette in moto una ennesima rivolta che scardina il meccanismo perfetto e origina un’onda d’urto che nessuno degli espedienti di sicurezza predisposti riesce a fermare; sotto la duplice guida di un capo particolarmente abile e di un carismatico vecchio mutilato la massa degli straccioni supera ogni barriera ed arriva alla testa del treno. La resa dei conti sembra perdente per i ribelli, ma il connubio istinto-genio di un imprevedibile qualcuno partorisce una soluzione che scompagina i giochi di tutti ed evidenzia il trionfo dell’imponderabile. Dall’Arca esce una speranza di rinascita, in un mondo che forse non è del tutto perduto….
Di Bong-Joon-ho si sapeva poco in Italia, fino alla partecipazione all’ultimo Festival di Roma con questo film di difficile catalogazione. La mescolanza dei generi di riferimento la si avverte man mano che si segue l’azione nell’attraversamento del treno: dalla fantascienza futuristica al dramma sociale, dallo scontro epico al grottesco, dalla piega pseudo-zombie da discoteca al finale filosofico, per giungere ad un finalissimo luminoso in cui qualcosa di scuro si staglia su un incerto domani. Nel viaggio all’interno del viaggio l’ambiente buio, claustrofobico improvvisamente si riempie di luce, il chiaro e lo scuro che entrano tramite i finestrini dai deserti ghiacciati e dai tunnel si alternano mettendo in risalto le mutevoli vicende interne, l’improvviso cambio dei registri e dei toni spiazza e disorienta, ma senza appesantire il filo di un racconto che procede in un caleidoscopio di situazioni, immagini che non dànno tregua. Il grande talento del regista nel tenere insieme un tutto così frastagliato e la potenza visiva delle immagini, oltre ad un’inventiva inconsueta ed un pizzico di estrosa follia, imprimono un marchio di straordinarietà ad un’opera che emoziona, affascina, diverte, induce a pensare. E colpisce per la ricchezza tematica, dalla metafora del potere (non nuova ma originale nella modalità espressiva) alla discriminazione di classe, dai pericoli ipnotizzanti della propaganda di massa (=pubblicità) alla problematica dell’integrazione razziale, con non celate simpatie verso il ruolo che in futuro potranno rivestire i popoli orientali: il “finalissimo” ne è un tangibile messaggio.
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