intra
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domenica 17 novembre 2013
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la fede si sgretola quando irrompe il male
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Siamo nelle periferia di Boston. 2 bambine di 6 anni vengono rapite. Il detective Loki arresta un giovane ritardato, Alex Jones, che pero' viene rilasciato per mancanza di prove. Allora il padre di una delle due bimbe, sequestra il ragazzo e lo tortura per farlo confessare e per sapere dove le ha nascoste. Durante lo scorrere del film incalza uno scenario umano dove buoni e cattivi non sono poi cosi' diversi, perché tutti i protagonisti, come evidenzia il titolo, sono prigionieri delle proprie debolezze e follie. Eccellente la fotografia dal tono un po' seppiato che rispecchia perfettamente l'atmosfera, cupa , perturbante e coinvolgente a tal punto da creare un senso di malessere. I protagonisti, Jackman e Gyllenhall, sono bravissimi , probabilmente saranno nella lista degli attori candidati ai prossimi Oscar.
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Siamo nelle periferia di Boston. 2 bambine di 6 anni vengono rapite. Il detective Loki arresta un giovane ritardato, Alex Jones, che pero' viene rilasciato per mancanza di prove. Allora il padre di una delle due bimbe, sequestra il ragazzo e lo tortura per farlo confessare e per sapere dove le ha nascoste. Durante lo scorrere del film incalza uno scenario umano dove buoni e cattivi non sono poi cosi' diversi, perché tutti i protagonisti, come evidenzia il titolo, sono prigionieri delle proprie debolezze e follie. Eccellente la fotografia dal tono un po' seppiato che rispecchia perfettamente l'atmosfera, cupa , perturbante e coinvolgente a tal punto da creare un senso di malessere. I protagonisti, Jackman e Gyllenhall, sono bravissimi , probabilmente saranno nella lista degli attori candidati ai prossimi Oscar. Benche' in America, il film e' stato accolto con grande entusiasmo , a mio parere la costruzione del thriller non e' troppo convincente , manca la cura del particolare e la coerenza nello svolgimento della trama a tal punto che rende il film , soprattutto nell'ultima parte , un po' prevedibile.
Anita Intra
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matteo manganelli
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domenica 17 novembre 2013
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solito thriller girato con grande mestiere
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Thriller dal ritmo posatissimo che racconta la scomparsa di due piccole bambine e le conseguenti indagini da parte del padre di una delle due e di un poliziotto. Prisoners è un buon film, c'è poco da dire. Il regista canadese Villeneuve desatura tutti i colori, non muove mai la macchina da presa (a meno che non sia proprio necessario) e dirige i suoi attori in maniera sobria, lasciando spazio alla loro bravura. E sono proprio regia e fotografia a rendere questo film veramente discreto, perchè, se mi fossi basato unicamente sulla sceneggiatura, non sarei andato oltre le 2 stelle.
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Thriller dal ritmo posatissimo che racconta la scomparsa di due piccole bambine e le conseguenti indagini da parte del padre di una delle due e di un poliziotto. Prisoners è un buon film, c'è poco da dire. Il regista canadese Villeneuve desatura tutti i colori, non muove mai la macchina da presa (a meno che non sia proprio necessario) e dirige i suoi attori in maniera sobria, lasciando spazio alla loro bravura. E sono proprio regia e fotografia a rendere questo film veramente discreto, perchè, se mi fossi basato unicamente sulla sceneggiatura, non sarei andato oltre le 2 stelle. Personalmente non ci ho visto tutti i messaggi velati che molta gente si è imposta di vedere all'interno di una pellicola classica, che risplende unicamente grazie al buon mestiere di chi l'ha girata. Tanto di cappello per la confezione, ma quello che c'è dentro il pacchetto è visto e rivisto. Consigliato agli amanti del genere.
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mattrix46
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domenica 17 novembre 2013
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bel film
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visto da pochi giorni...e posso dire che è un film che ti coinvolge parecchio riuscendo a tenerti in tensione per tutta la durata del film....i suoi 153 minuti non pesano affatto...per chi piace questo genere lo consiglio vivamente!!
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pensierocivile
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domenica 17 novembre 2013
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oltre la sceneggiatura
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Va dato un doppio merito a Denis Villeneuve (che conferma di essere un regista solidissimo dopo l’apprezzato La donna che canta), innanzitutto con uno stile semplice ma adeguato e pertinente, soffoca, come il cielo plumbeo a cui spesso si affida per definire personaggi, psicologie e azioni, una storia tragica di rapimenti, spinge al limite i protagonisti, infondendo una pressione insostenibile che si riverbera sulla loro psiche, provocando azioni terribili, ma allo stesso tempo, tragicamente, comprensibili. Il merito maggiore però sta nell’essere riuscito a “sostenere” la sceneggiatura di Aaron Guzikowski (anche lui in progresso rispetto a Contraband, ma ancora lontano dall’eccellenza), uno scritto efficacissimo, soprattutto nella descrizione del personaggio di Keller, devoto, religioso, con una cantina ordinatissima, fornitissima e predisposta per ogni evenienza, un uomo che non perde la fede neppure di fronte alle azioni atroci che compie; purtroppo questa analisi minuziosa del personaggio svanisce nel contesto del film, che da dramma attuale e reale, diviene thriller a tutti gli effetti, diventa “cinema”, sminuendo tutto il lavoro profuso in “credibilità”.
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Va dato un doppio merito a Denis Villeneuve (che conferma di essere un regista solidissimo dopo l’apprezzato La donna che canta), innanzitutto con uno stile semplice ma adeguato e pertinente, soffoca, come il cielo plumbeo a cui spesso si affida per definire personaggi, psicologie e azioni, una storia tragica di rapimenti, spinge al limite i protagonisti, infondendo una pressione insostenibile che si riverbera sulla loro psiche, provocando azioni terribili, ma allo stesso tempo, tragicamente, comprensibili. Il merito maggiore però sta nell’essere riuscito a “sostenere” la sceneggiatura di Aaron Guzikowski (anche lui in progresso rispetto a Contraband, ma ancora lontano dall’eccellenza), uno scritto efficacissimo, soprattutto nella descrizione del personaggio di Keller, devoto, religioso, con una cantina ordinatissima, fornitissima e predisposta per ogni evenienza, un uomo che non perde la fede neppure di fronte alle azioni atroci che compie; purtroppo questa analisi minuziosa del personaggio svanisce nel contesto del film, che da dramma attuale e reale, diviene thriller a tutti gli effetti, diventa “cinema”, sminuendo tutto il lavoro profuso in “credibilità”. Fortunatamente Villeneuve mantiene la barra a dritta, nonostante i “flutti”, coadiuvato da attori robusti, ben radicati nella storia, schiva per quanto possibile la deriva poliziesca, evita approfondimenti superficiali sulle motivazioni dei crimini, e “fiero” conduce la nave in porto.
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moghi
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venerdì 15 novembre 2013
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teso fino all'ultimo respiro
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Grande film! La tensione si respira dall'inizio fino alla fine. Denis Villeneuve ha diretto un film splendido e aiutato da un formidabile Hugh JACKMAN incollano lo spettatore alla sedia del cinema. Il bestiale e orribile intrigo si svela alla fine con una sorprendente risoluzione per il protagonista principale. Da vedere!!!!
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filippo catani
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venerdì 15 novembre 2013
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un film che prende alla gola
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Durante la festa del Ringraziamento, due bambine spariscono misteriosamente. Le due sono figlie di due carissimi amici. La polizia inizia subito ad indagare sul misfatto e pare trovare un sospetto in un ragazzo problematico a bordo di un camper. Le prove però mancano e mentre la polizia fatica ad annodare i fili, il padre di una delle due ragazze decide di fare le indagini a modo suo.
Raramente si è assistito a un film che per due ore e mezza è capace di prenderti letteralmente per la gola. Questo è senza ombra di dubbio il merito principale del regista Villeneuve capace di dirigere e orchestrare una storia da brividi. Il merito va anche e soprattutto all'azzeccatissimo cast dove spicca la coppia Jackman-Gyllenhaal.
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Durante la festa del Ringraziamento, due bambine spariscono misteriosamente. Le due sono figlie di due carissimi amici. La polizia inizia subito ad indagare sul misfatto e pare trovare un sospetto in un ragazzo problematico a bordo di un camper. Le prove però mancano e mentre la polizia fatica ad annodare i fili, il padre di una delle due ragazze decide di fare le indagini a modo suo.
Raramente si è assistito a un film che per due ore e mezza è capace di prenderti letteralmente per la gola. Questo è senza ombra di dubbio il merito principale del regista Villeneuve capace di dirigere e orchestrare una storia da brividi. Il merito va anche e soprattutto all'azzeccatissimo cast dove spicca la coppia Jackman-Gyllenhaal. Il fatto è che oltre la trama avvincente vi è anche una straordinaria caratterizzazione dei personaggi che vengono visti in tutta la loro complessità e disperazione. Così facendo se da una parte è impossibile non solidarizzare con il padre disperato (ma con evidenti problemi dovuti al suo passato familiare e personale)allo stesso tempo non si può fare a meno di immedesimarsi in un poliziotto stretto tra la voglia di risolvere un intricatissimo caso e le pressioni che subisce dai media ma soprattutto dalla famiglia. Onde evitare di svelare troppo la trama o gli sviluppi e bene fermarsi qui non prima di aver detto che il tutto si svolge in atmosfere oscure o al più nuvolose e senza quasi mai l'accompagnamento musicale proprio a voler cercare la massima concentrazione e il pieno coinvolgimento dello spettatore. Non sarà così ma il film e soprattutto il suo cast meriterebbero qualche riconoscimento.
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marinabelinda
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venerdì 15 novembre 2013
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la luce nel buio
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Stupisce il Padre Nostro recitato all'inizio, soprattutto se apparentemente il film non ha una chiara connotazione religiosa.
Sbagliato.
Prisoners presenta molteplici letture, sia contenutistiche che tecniche: il sentimento religioso conferisce uniformità al racconto e, secondo me, dopo la qualifica del film come 'giallo classico' è il più significativo piano di lettura.
Al di là delle immagini (la croce sullo specchietto retrovisore del furgone di Dover, la croce tatuata sulla mano di Loki), dei richiami alla preghiera e all'utilizzo della musica sacra, emerge intesa la rappresentazione del complesso rapporto tra uomo e Dio. L'uomo -al centro della storia- resta solo, anche se inserito nella comunità, e, a differenza di Dio, non perdona.
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Stupisce il Padre Nostro recitato all'inizio, soprattutto se apparentemente il film non ha una chiara connotazione religiosa.
Sbagliato.
Prisoners presenta molteplici letture, sia contenutistiche che tecniche: il sentimento religioso conferisce uniformità al racconto e, secondo me, dopo la qualifica del film come 'giallo classico' è il più significativo piano di lettura.
Al di là delle immagini (la croce sullo specchietto retrovisore del furgone di Dover, la croce tatuata sulla mano di Loki), dei richiami alla preghiera e all'utilizzo della musica sacra, emerge intesa la rappresentazione del complesso rapporto tra uomo e Dio. L'uomo -al centro della storia- resta solo, anche se inserito nella comunità, e, a differenza di Dio, non perdona.
Il parroco non perdona il confitente che, pur scomparendo fisicamente, è uno dei motori della vicenda.
Dover non perdona colui che crede essere l'effettivo responsabile della sparizione della figlia Anna e dell'amichetta Eliza e, di conseguenza, si scatena con una violenza inimmaginabile; volendosi sostituire a Dio giudica e punisce ma senza misericordia e comprensione per il preteso responsabile. E, paradossalmente, Dover dopo aver preso questa durissima decisione, chiede a Dio forza e perdono.
E meno di tutti perdona la signora terribile Jones, la quale, che dopo la morte del figlio per un cancro, non perdona Dio, e, per vendicarsi induce altri genitori a perdere la speranza, inserendoli in situazioni diverse ma del pari angoscianti.
L'uomo vuole farsi Dio, ma fallisce, e ogni azione compiuta per sostituirsi a Dio, presuntuosa e violenta, rimane priva di risultato concreto.
Infatti il parroco beve e, dopo essersi trasformato in giustiziere, viene catturato. Anche la signora Jones resta senza marito (ucciso del parroco) e, alla fine, paga con la vita il proprio piano criminale.
Sicchè, l'uomo è un caduto e non già un sostituto di Dio: tutti i personaggi sono caduti e tutti sono PRIGIONIERI, soprattutto di loro stessi e dei loro limiti.
Già questo è molto.
Ma il film offre altre corpose sottotracce, quale la reazione al dolore. Al dolore reagiscono in modo diversissimo i quattro genitori. Ma reazione al dolore è anche il piano della signora Jones, la follia di Alex (vittima dei Jones) e di Toby salvatosi dai Jones (non si sa come) ma divenuto loro emulatore anche se con meri feticci.
Il dolore -come la pioggia- cade su tutti i personaggi accomunati dalla medesima realtà socio-ambientale della periferia americana.
C'è speranza? Sì se si pensa alla (delirante) tenacia di Dover nel non arrendersi alla scomparsa delle bambine; all'eroico salvataggio di Anna da parte di Loki e allo sguardo di Grace dopo aver chiesto a Loki notizie del marito.
Forse mi sono spinta un po' troppo nell'analisi di questo ottimo giallo (nel quale è pressochè assente l'informatica) recitato benissimo da tutti gli interpreti (su tutti, il durissimo Jackman e lo stropicciato Gyllenhaal). E da ottimo giallo il film è pieno di tranelli che sembra distrarre, ma, in realtà, forniscono indizi per arrivare alla verità.
Ed è anche un vero omaggio al Cinema, pieno di riferimenti al altri film (uno su tutti Un borghese piccolo piccolo e, quanto alla ambientazione, Il sospetto) ma tale da risultare originalissimo e in grado di farci riflettere su come ci comporteremmo in situazioni analoghe.
E il finale? Agghiacciante. Ma se riusciamo a non perdere la speranza, la soluzione -la salvezza- non potrà che essere positiva.
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maxcaramella
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mercoledì 13 novembre 2013
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il cuore di tenebra della provincia americana
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Il miglior thriller del 2013! 150minuti lunghi ma molto intensi che ti rapiscono e ti calano in un atmosfera cupa e ambigua. Un labirinto
da cui, infondo, non si esce mai del tutto. Assolutamente da vedere.
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ralphscott
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mercoledì 13 novembre 2013
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solo,disperato e violento
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Protagonista assoluto della pellicola e padre dei Anna,Keller diventa sin dal principio un violento vendicatore solitario che rifiuta le regole della Legge e di Dio. Anche in questa pellicola il vulnus da cui tutto ha origine é una visione estremista della religione,l'assurda deriva di un predicatore deluso dalla società. Ad incollare allo schermo gli spettatori sono le gesta disperate di Jackman,sin troppo allucinato,ed il contrasto con la flemma,a tempo determinato,del poliziotto Gyllenhaal. Meno riuscito l'intreccio giallo,con qualche passaggio e personaggio che alza una cortina fumogena sull'enigma,per depistare. Non é arduo intuire il colpevole,soprattutto per via della sua apparente freddezza ed estraneità all'ansia imperante.
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Protagonista assoluto della pellicola e padre dei Anna,Keller diventa sin dal principio un violento vendicatore solitario che rifiuta le regole della Legge e di Dio. Anche in questa pellicola il vulnus da cui tutto ha origine é una visione estremista della religione,l'assurda deriva di un predicatore deluso dalla società. Ad incollare allo schermo gli spettatori sono le gesta disperate di Jackman,sin troppo allucinato,ed il contrasto con la flemma,a tempo determinato,del poliziotto Gyllenhaal. Meno riuscito l'intreccio giallo,con qualche passaggio e personaggio che alza una cortina fumogena sull'enigma,per depistare. Non é arduo intuire il colpevole,soprattutto per via della sua apparente freddezza ed estraneità all'ansia imperante. Beffardo il finale,aperto alla nostra immaginazione,mentre l'epilogo della liberazione di Anna sarebbe risultato più coerente senza happy end. Attori ineccepibili. A me é piaciuta molto Melissa Leo (con la voce italiana di M.Streep).
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diomede917
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mercoledì 13 novembre 2013
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un falegname piccolo piccolo
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Prisoners è un film fortemente simbolico dove l’elemento religioso gioca un ruolo determinante.
Si apre con una preghiera che benedica la prima battuta di caccia del figlio del protagonista…..e prosegue con i festeggiamenti del giorno del Ringraziamento…… proprio in questo contesto si sviluppa il dramma del film dove due bambine di 7 anni appartenenti alla middle class scompaiono nel nulla forse rapite da un maniaco.
Pur mantenendo la struttura di un film noir, il film si pone l’interrogativo cosa si è disposti a fare in una situazione estrema e soprattutto cosa è disposto a fare un timorato di Dio di fronte a questo evento?
Dennis Villeneuve racconta questo dramma seguendo un percorso strutturato parallelamente seguendo le vicende dei due protagonisti maschili Hugh Jackman un povero falegname che chiedendo perdono a Dio sequestra e tortura il sospettato principale al rapimento e Jake Gyllenhaal il poliziotto specializzato in questo tipo di casi che è psicologicamente segnato dal suo lavoro, come provano i ripetuti tic nervosi degli occhi nei momenti di forte tensione, e che viene coinvolto anche troppo al livello personale su questo caso.
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Prisoners è un film fortemente simbolico dove l’elemento religioso gioca un ruolo determinante.
Si apre con una preghiera che benedica la prima battuta di caccia del figlio del protagonista…..e prosegue con i festeggiamenti del giorno del Ringraziamento…… proprio in questo contesto si sviluppa il dramma del film dove due bambine di 7 anni appartenenti alla middle class scompaiono nel nulla forse rapite da un maniaco.
Pur mantenendo la struttura di un film noir, il film si pone l’interrogativo cosa si è disposti a fare in una situazione estrema e soprattutto cosa è disposto a fare un timorato di Dio di fronte a questo evento?
Dennis Villeneuve racconta questo dramma seguendo un percorso strutturato parallelamente seguendo le vicende dei due protagonisti maschili Hugh Jackman un povero falegname che chiedendo perdono a Dio sequestra e tortura il sospettato principale al rapimento e Jake Gyllenhaal il poliziotto specializzato in questo tipo di casi che è psicologicamente segnato dal suo lavoro, come provano i ripetuti tic nervosi degli occhi nei momenti di forte tensione, e che viene coinvolto anche troppo al livello personale su questo caso.
Come detto all’inizio la vera protagonista, vittima e colpevole del film è la cultura religioso-puritana di una certa America…… un padre che agisce nella logica di occhio per occhio e della sofferenza terrena come espiazione dei propri peccati…… un movente religioso è anche la causa di queste orrende sparizioni e le croci sono sparse in tutto il film da una ciondolo sulla macchina a tatuaggi sulle mani.
Se in molti hanno paragonato sia per ambientazione che per tematica Prisoners a Mystic River (sopratutto per gli effetti dell’esperienza pedofila ), io onestamente ci ho visto molto di Zodiac nella messa in scena…..un labirinto dove tutti i protagonisti nessuno escluso rimane imprigionato e che pagherà a caro prezzo la via di fuga.
I rumors danno per certa la candidatura agli oscar di Hugh Jackman ma io sottolinerei la magistrale interpretazione di Jake Gyllenhaal che ha reso alla perfezione la fragilità del suo personaggio con i suoi occhi battuti freneticamente quando è sottopressione fino all’esplosione emotiva finale pur di portare a termine il suo lavoro.
Un bravo al regista che ha rappresentato nel giusto ambiente il tormento interiore di ciascun individuo regalando a tutti gli interpreti del film un personaggio che non dimenticheremo in ogni sua sfaccettatura
Voto 8
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[+] in tema di oscar...
(di hollyver07)
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