Titolo originale | Paradies: Glaube |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Austria, Germania |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Ulrich Seidl |
Attori | Maria Hofstätter, Nabil Saleh, Natalya Baranova, Rene Rupnik, Daniel Hoesl Dieter Masur, Trude Masur. |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,06 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 25 novembre 2013
Anna Maria è una cattolica convinta. Mentre la sorella Teresa è partita per il Kenya, dedica le sue vacanze a un singolare pellegrinaggio. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha vinto un premio ai European Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
|
Anna Maria crede in Dio e ne 'desidera' il Figlio. Tecnico radiologo presso un istituto, nel tempo libero si infligge punizioni corporali, sgrana rosari e attraversa in treno l'Austria per ravvedere peccatori e indottrinare tutti gli uomini di poca fede e cattiva volontà. Morigerata e (in)corruttibile, pratica la castità dopo un matrimonio fallito. Disorientata dalla ricomparsa del consorte, un musulmano paraplegico in seguito a un incidente, Anna Maria infila la sua personale passione, resistendo alle attenzioni dell'uomo che rivendica talamo e proprietà.
Secondo episodio di una trilogia, Paradiso: Fede segue Paradiso: Amore e ne prosegue le intenzioni, pedinando la vita castigata di Anna Maria e anticipando i turbamenti erotici della nipote adolescente (Paradiso: Speranza). Legate da parentela e da una febbrile ricerca del paradiso, o di un altrimenti ideale promessa di felicità, le protagoniste della trilogia di Ulrich Seidl percorrono un sentiero di formazione personale che le conduce lontano, molto lontano dal 'bene' che si erano prefisse di 'godere'. Se Anna Maria in Fede cerca amore e paradiso nel corpo di Cristo, Teresa ha appetiti più terreni, pratica il turismo sessuale e consuma corpi esotici in vendita sulle spiagge del Kenya. La protagonista di Fede, diversamente dalla sorella, ha chiuso col sesso e con un marito musulmano e beone che un incidente e la distrazione di Allah hanno costretto sulla sedia a rotelle. Anna Maria è il corpo astinente che il regista austriaco incalza per penetrare un territorio geografico (l'Austria) e un sentimento smisurato per Dio, convertito presto nel suo contrario e nel disprezzo di un prossimo da odiare come se stessi.
Muovendo da Jesus, Du weisst (Gesù, Tu sai), abitato da devoti cattolici esiguamente cristiani, Seidl irrompe nel quotidiano di una donna, esibendo ancora una volta la follia della normalità. Anna Maria, dentro un vestito castigato e un corpo fustigato, è una freak irriducibile in missione per conto di Dio. Decisa a mondare con acqua santa spray marginali altrettanto mostruosi, bussa alle loro porte con una statua della Madonna e un fervore traboccante, spalancando lo sguardo sull'orrore quotidiano sprofondato dietro le apparenze ordinate di Vienna e della sua provincia. Come in Canicola e il più recente Amore, Fede è un ritratto intimo e pornografico 'appoggiato' sulla pelle e la carne delle sue attrici, sempre disponibili e 'adoperabili' dentro ambienti perturbabili e (im)personali.
Appassionato di Diane Arbus, Seidl riproduce le sue deformità, quelle più segrete e molto spesso nascoste dietro una quotidianità impeccabile ma sempre pronte a liberarsi con un esorcismo. Virtuoso del voyeurismo, che si ama o si odia, Ulrich Seidl alza la temperatura e persevera nella sua ricerca formale e sociale, non mancando di accompagnare l'abiezione con l'umorismo.
“Paradies: Glaube” fa parte di una trilogia di Ulrich Seidl e il titolo può anche suggerire che il paradiso sia questione di fede (Glaube). Così tanta sembra averne Maria, infermiera radiologa di mezza età che vive sola in Austria , da dedicare le sue ferie a portare nelle case la statua di una madonna attorno a cui inginocchiarsi e pregare.
Che si gridasse allo «scandalo» era del tutto prevedibile, il cinema di Ulrich Seidl (Gran Premio della Giuria alla Mostra con Canicola, 2001) dichiara la sua poetica sull'evidenza di una provocazione che infastidisce «realmente» perché mai fine a se stessa. Le sue immagini crude, infatti, rivelano quella sostanza sgradevole del nostro mondo mascherata da ipocrisie e facciate di compiaciuta bontà. Vai alla recensione »
A questo cattolicesimo profondamente vissuto e sapiente, si oppone quello fanatico, crudele e impiccione di Paradaise: Faith, dell' austriaco Ulrich Seidl, in concorso, che ha ricevuto sei minuti di applausi. Scena madre: la donna pazza per Gesù (la geniale, nel suo incallito squallore, Maria Hofstätter) inferocita dall' aver assistito per caso, a un' orgia francamente spaventosa, infila un grosso [...] Vai alla recensione »