Guardando questo film possono venire a galla molti, anche contrastanti, sentimenti ma quello che si avverte durante tutta la sua durata e' un senso di fastidio, di rabbia e di disagio nell'assistere alla progressiva condanna morale nei confronti di un uomo innocente da parte di un'intera cittadina.
E' un film che ti smuove, non ti lascia assistere passivamente o indifferentemente alle vicende di Lucas; perche' Lucas e' una persona, un volto e un nome come tutti noi, quello che capita a lui potrebbe capitare a chiunque, la nostra vita potrebbe cambiare radicalmente da un momento all'altro per la sola ma devastante forza delle parole. Parole come le bugie, che anche se dette inconsciamente da una bambina, ignara delle conseguenze che avra' la cosiddetta ''innocente'' bugia perche' quest'ultima e' in grado di spargere il panico e la confusione in una societa' cieca e chiusa, che preferisce condannare anziche' interrogare e cercare la verita'.
Questo e' cio' che accade a Lucas, uomo divorziato e padre premuroso di un'adolescente -Markus-, nonche' maestro in un asilo. Nella piccola cittadina danese, Lucas conosce ed e' consciuto da tutti, stimato dai suoi amici e amato dai bambini dell'asilo e specialmente da Klara, la figlia del suo migliore amico, Leo. Ma Klara e' anche una bambina dalla fervida immaginazione, cosa che sanno tutti, e le piace stare al centro dell'attenzione degli adulti, sia che si tratti dei propri genitori sia dei maestri all'asilo. Ecco dunque che dopo essere stata moderatamente rimproverata da Lucas per avergli dato un bacino e regalato un oggetto a forma di cuore ; lei si arrabbia, si sente rifiutata e decide di vendicarsi a modo suo. Raccontera' ad una delle maestre particolari sessualmente espliciti che coinvolgono proprio Lucas.
E da li a breve, la bugia di una bambina in cerca di attenzioni, si trasforma in dubbio, in panico ed infine in isteria che si diffondera' con la velocita' del suono in tutta la comunita', mettendola sotto shock e destabilizzando la apparente calma e armonia che tiene unita una societa' ipocrita e ottusa.
Il Sospetto che grava su Lucas riguarda tutti quanti nella sua citta', tranne che egli stesso e gli spettatori i quali, pur sapendo la verita', pur conoscendo l'innocenza di Lucas, assistono alla sua condanna, incapaci di reagire. Ecco da dove deriva il senso di asfissia che ti prende durante la visione del film.
Lo spettatore pone a se stesso domande: com'e' possibile che nessuno, improvvisamente, voglia credergli ? Perche' dare ciecamente retta ad una bambina sensibile e fragile, quando tutti sanno che puo' aver mentito? Com'e' possibile voltare le spalle alla perona che e' il tuo migliore amico ?
Ma lo spetro di un crimine tanto grave quanto brutale piega tutto e fa venire a galla il marcio della comunita' : le persone preferiscono nascondersi dietro la certezza inesistente delle parole e del fatto che "i bambini non mentono mai, non su questo". Le ombre dei sospetti fanno cadere le maschere dell'ipocrisia e chi prima si presentava come amico di Lucas ora lo insulta, lo picchia, lo minaccia e scatena tutta la sua violenza anche contro un essere veramente innocente come Funny, il suo cane.
Lucas e' ormai un capro espiatorio sul quale far ricadere colpe, commesse e non, per lavare via i peccati di una comunita' corrotta. Ormai completamente solo, avendo al suo fianco solo il figlio adolescente e il suo padrino, Lucas dara' la sua battaglia per riconquistare la fiducia dei suoi concittadini e riguadagnarsi la dignita' persa. Continuera' a muoversi a testa alta in una societa' che lo sta cacciando e stigmatizzando, incolpandolo di crimini mai commessi.
The Hunt, e' del resto il titolo originale, e di caccia e' proprio quello che tratta il film: sia in senso metaforico per quel che riguarda il protagonista principale, che in senso reale, perche' una delle scene iniziali -proprio come quella finale- riguarda la caccia. Il gruppo di amici pratica la caccia come hobby ed infatti la scena dove il cervo viene cacciato e ucciso e' tra le sequenze iniziali della pellicola, mentre quella finale e' di nuovo incentrata sulla caccia, ma questa volta caccia al cervo e all'uomo si intrecciano quasi si confondono.
Cinema essenziale e sobrio quello che Vitenberg porta sullo schermo, ma che solleva tematiche importanti e cruciali (anche se gia' visitate dalla cinematografia) quali la antitesi tra la presunta innocenza dei bambini e il fatto che siano sempre onesti e sinceri, incapaci di raccontare menzogne.
Il film interroga inoltre la questioni di quanto devastanti possano essere le conseguenze di questa bugia per la vita di una persona, di un uomo. Della determinazione a riguadagnare la dignita' persa e far emergere la verita' (Lucas viene assolto, sia dai giudici che dalla comunita', solo alla fine del racconto) durante un lungo e impervio percorso fatto di stigmatizzazione, diffidenza, sospetti e violenza. Inoltre e' ben evidente la critica aspra verso una societa' chiusa che condanna ciecamente uno dei suoi membri, senza avere nessuna certezza o prova concreta dei crimini che gli vengono attribuiti e che solo alla fine tentera' di tornare sui suoi passi e chiedere in qualche modo 'perdono'.
Molto interessante l'analogia tra vittima e carnefice, dove la presunta vittima si rivela essere (a suo malgrado) il carnefice e viceversa.
Ottima la costruzione psico-antropologica dei personaggi, specialmente di Lucas e delle persone che lo circondano. Il Sospetto e' una critica alla falsita' e la ipocrisia che regna nei piccoli nuclei sociali e del microcosmo che essi costituiscono nonche' della fragilita' che costituisce i legami tra i componenti di questo microcosmo, di questo nucleo, pronto a implodere grazie alla sola ma devastante forza delle parole.
Prodotto altamente istruttivo che porta a pensare, a riflettere. Unico neo della pellicola e' la lentezza con la quale la storia ci viene raccontata; ma per il resto e' un film validissimo.
Consigliato.
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