Il Sospetto |
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Un film di Thomas Vinterberg.
Con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Susse Wold, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrøm, Anne Louise Hassing.
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Titolo originale Jagten.
Drammatico,
durata 115 min.
- Danimarca 2012.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 22 novembre 2012.
MYMONETRO
Il Sospetto
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Branco e appartenenzadi ilterzouomoFeedback: 100 |
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lunedì 2 settembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sulla scia di Festen torna un Vinterberg ancor più determinato a demolire, pressochè scientificamente, gli schemi dell'appartenenza (o dell'esclusione), dell'accettazione (o del rifiuto) e dei gruppi sociali. Senza scomodare il Dies Irae di Dreyer la chiave di lettura già proposta da Haneke in molta della sua cinematografia è evidente: una critica spietata ad una società (borghese? cattiva? ipocrita? settaria?) da cui però non si può prescindere, mai. La prima scena mostra lo strato di rapporti duraturi, confidenziali e apparentemente indissolubili di un gruppo sociale (gli amici) che si alimenta (come tutti i gruppi sociali) di atavici rituali apotropaici (il bagno, la cena, la caccia). Poi ci sono i colleghi di lavoro, la vita sentimentale e quella di comunità, ognuno coi propri riti. Tutte posizioni sociali guadagnate con fatica, che si sgretolano in un lampo. L'ultima scena, dopo tutto quello che di esiziale è intanto accaduto, chiude il cerchio sull'importanza di far parte del branco, di essere accettato dal gruppo sociale di appartenenza. Poco importa se le stesse persone presenti all'iniziazione di Markus sono esattamente le stesse che hanno letteralmente rovinato la vita del protagonista, ingiuriandolo, diffamandolo, colpendolo fisicamente e negli affetti più cari (figlio e cane). Il nodo gordiano sembra essere proprio questo: quanto siamo disposti a sopportare pur di tornare in seno al "branco" ed essere riammessi? Evidentemente tutto e anche di più; anche il fatto di essere consapevoli che per se' (e gli altri) nulla sarà comunque più come prima ed essere disposti ad accettarlo. Il protagonista aveva già avuto la sua assoluzione ufficiale, quella dello Stato, avrebbe potuto andarsene, tagliare i ponti, a testa alta, abbandonare la comunità. Invece rimane, per cercare il riconoscimento più importante, quello del gruppo. In questo senso la scena del supermercato e della chiesa (due luoghi fondamentali della nostra natura "sociale") sono oltremodo indicativi.
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