Light of My Life

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Un film di Casey Affleck. Con Anna Pniowsky, Casey Affleck, Tom Bower, Elisabeth Moss.
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Titolo originale Light of My Life. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 119 min. - USA 2019. - Notorious Pictures uscita giovedì 21 novembre 2019. MYMONETRO Light of My Life * * * - - valutazione media: 3,26 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una luce di speranza in un mondo in rovina. Valutazione 3 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


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domenica 6 ottobre 2019

Casey Affleck scrive, interpreta e dirige un film dal respiro opprimente e dall'atmosfera pessimista, al centro del quale vi è la barbarie, la grettezza e la regressione dell'essere umano ma specificatamente dell'uomo, in senso letterario, dopo che un'epidemia ha sterminato la maggior parte della popolazione femminile. In questo futuro post apocalittico, grigio, incerto e pericoloso come pochi, sopravvivono un padre e sua figlia pre adolescente, lontano dal mondo, isolati e nascosti nei boschi a distanza di sicurezza da quel che resta dell'umanità, divenuta macerie e rovine col collasso della civilità e con la perdita delle donne. Rag, questo il soprannome della bambina, infatti è costretta a vestirsi come un maschio, a portare i capelli corti e a evitare il contatto prolungato con i pochi, disparati, uomini che incontrano sul loro percorso. "Non ho mai conosciuto nessuno" lamenterà giustamente la ragazzina nella lunga, eloquente, poetica e tenera scena d'apertura del film. La mancanza di contatto umano, la voglia di socializzare coi propri pari, inizia ha manifestarsi nonostante il padre, un eccelso Affleck, amorevole e premuroso ma anche conscio del contesto nel quale vivono, non le fa mancare niente, facendola sentire protetta e sicura, intrattenendola con storie e racconti buffi. Ma la pubertà è alle porte e non ritarda a manifestarsi con la voglia crescente di indipendenza, con la disobbedienza e i suoi piccoli atti di ribellione (la scena coi vestiti e il trucco sono esempi lampanti del cambiamento in atto). Ma anche la sua identità maschile inizia a non convincere più chi li circonda, in un contesto dove non solo l'elettricità e gli agi sono venuti a mancare ma dove le donne, quelle poche sopravvissute all'epidemia, ormai sono viste come prede da cacciare e trofei da vincere scatenando tutta la rabbia, la violenza, l'aggressività del maschio -non più uomo- nei confronti della controparte femminile. Il padre è conscio del pericolo e cerca di minimizzare i rischi vivendo lontano da tutto e tutti ma quando l'identità della ragazzina viene percepita inizia una lunga fuga, un'avvincente ed emozionante avventura di sopravvivenza nel tentativo disperato di proteggere la figlia da questo mondo al collasso, barbaro e incattivito nel quale si trova costretta a crescere. Una vivida metafora di come sia importante proteggere i bambini e potergli garantire un'infanzia spensierata, dove si possano sentire protetti e amati.
Viscerale ed emozionante nonostante la linearità e semplicità della sceneggiatura, Light of My Life si colloca facilmente tra i film indipendenti più interessanti e suggestivi dell'anno. Coadiuvato da due interpreti incisivi e carismatici, colpiscono e commuovono le lunghe sequenze che ritraggono i teneri momenti di compliità tra padre e figlia, sotto la tenda, a raccontarsi buffe storie o a ricordare eventi passati, sono quelli i passaggi in cui viene inciso e scolpito il valore poetico del film capace di racchiudere gli ultimi momenti di un'infanzia difficile ma felice che il padre cerca di custodire gelosamente pur sapendo di dover far fronte all'imminente arrivo della pubertà e del cambiamento, naturale e inevitabile, di sua figlia, e del fatto che non potra proteggerla per sempre dalle insidie del mondo. Immerso in un contesto di esasperante freddezza e grigiore tanto esteriore quanto interiore, che ha avvolto e trasformato gli uomini nella versione peggiore, quella più primitiva e retilliana, di se stessi, quel padre cerca di mantenere accesa a tutti i costi la luce della speranza.
Ed ecco che emerge un'altra importante intenzione della pellicola in questione: usare un linguaggio metaforico e simbolico in un contesto post apocalittico per raccontare, attestare e forse (velatamente) denunciare una condizione attuale, concreta e dolorosa che vede l'arroganza e prevaricazione maschile dominare tuttora molti aspetti della società. Una società gia da anni logora e in declino, dove si assiste e si parla ancora molto di sessismo, molestie, femminicidi e dove crescere come donna e altrettanto difficile e pericoloso quanto nel estemporaneo contesto narrato. 
Affleck forse intendeva redimersi lui stesso con questo progetto per le accuse ricevuto poco dopo la nascita del movimento MeToo, e forse a modo suo questo film è un modo scusarsi e attestare una presa di coscienza, riabilitando contemporaneamente il suo nome e la sua carriera. Qualsiasi siano comunque le vere intenzioni del regista-attore, non si può non riconoscere la bravura, l'impegno e sopratutto il sentimento che mette all'interno di questo crepuscolare lungometraggio indie sull'importanza dell'amore, specialmente quello incondizionato di un genitore verso il proprio figlio, e dell'importanza della donna stessa; figura essenziale per garantire l'equilibrio della società e dell'umanità, la quale merita di essere protetta e rispettata (bellissima la sequenza del padre che dice alla figlia "mi hai fatto una domanda...meriti delle risposte").
Munito di sguardo maturo e omaggiando, a suo modo, altri grandi pellicole di questo vivido genere cinematografico (tra cui, sicuramente il capolavoro The Road), Affleck mette in piedi una parabola delicata e a tratti commovente sulla potenza del legame padre-figli, sulla resistenza morale in un mondo alla deriva, ostile e pericoloso, sul cambiamento irreversibile dovuto alla crescita e alla maturazione i quali indiscutibilmente modificheranno anche questo fortissimo e ammirabile legame. Suggestiva la fotografia, tempi diluiti, una costante seppur debole suspense e un senso di opprimente angoscia costituiscono il resto degli elementi che compongono la pellicola.
Un film che riscalda il cuore senza risultare sentimentalmente pesante oppure prolisso e stucchevole. Una storia lineare e spartana di crescita e sopravvivenza, di amore incondizionato e con un messaggio di fondo dolorosamente attuale che non possiamo ignorare. La luce della speranza anche se flebile esiste e non deve spegnersi. 3/5.

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