Destroyer

   
   
   

Un Noir Teso e Ruvido con una Kidman eccezionale. Valutazione 4 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


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sabato 19 ottobre 2019

Irriconoscibile e straordinaria Nicole Kidman che sotto la guida di Karyn Kusama ci regala un immersivo noir, una lenta e logorante discesa negli abissi dell'anima e contemporaneamente nei bassifondi di una Los Angeles sempre più corrotta, corrosa e crepuscolare. Attraverso la costruzione solida di un noir urbano realistico, teso e molto ruvido, la regista ci offre una storia dall'evoluzione lenta, dal ritmo ipnotico e dall'atmosfera urbana insatura, cupa e grigia. Utilizzando piani temporali diversi, che si intrecciano costantemente, in un percorso circolare che si svelerà soltanto alla fine acquistando un senso compiuto, Destroyer, è la parabola discendente di Erin Bell, un'agente dell'FBI caduta in disgrazia, burbera, cinica e alcolizzata, Erin è perseguita dai sensi di colpa per gli errori commessi nel passato ed è tormentata dalla mancanza di comunicazione con la figlia adolescente Shelby che pare nutrire un vero e proprio disprezzo. Segnata dalla stanchezza e dai segni del tempo, Erin è una donna sola e solitaria, isolata dal mondo a causa del suo carattere scontroso, diffidente e ostico e con un passato che la tormenta e che ritorna prepotente a bussare alla sua porta 17 anni dopo. Silas, capo di una violenta gang nella quale si era infiltrata, si ripresenta nella sua vita ed Erin decide di dare una svolta definitiva alla sua vita, chiudendo i conti in sospeso coi suoi fantasmi interiori e traumi irrisolti che le hanno rubato la carriera, la vita e compromesso il rapporto con la figlia. Ormai la missione è soltanto una: vendicarsi. Seguiamo così una Erin matura, ruvida e disillusa la quale si alterna strategicamente (il montaggio rimbalza avanti e indietro nel tempo) alla sua versione più giovane e idealista quando venne reclutata per infiltrarsi nella gang di Silas, rapinatori di banche e trafficanti di droga, e dove incontrò Chris, giovane poliziotto anch'egli infiltrato. Tra i due nasce qualcosa di più profondo di una semplice collaborazione sotto copertura ma a seguito d'una rapina in banca, andata male, la loro storia finirà in tragedia lasciando dei terribili sensi di colpa alla detective. 
Si potrebbe anche discutere per ore che Destroyer non vanta una sceneggiatura originale e propone una storia ampiamente sfruttata sul silver screen; quella di un detective in disgrazia, avvinghiato nella spirale dell'alcolismo e dell'autodistruzione, incapace di trattenere accanto a se nemmeno gli affetti più cari, la famiglia. Eppure sarebbe intellettualmente disonesto non ammettere che anche solo reinterpretare un ruolo archetipicamente maschile aggiunge notevolmente qualcosa in più al discorso, alla narrazione, la quale tra l'altro è magnificamente eseguita. Dalla location che vede una periferia di Los Angeles sbiadita, isolata e abbandonata a quei colori malinconici che tingono la pellicola donandole un tono decisamente nostalgico, quasi di film d'epoca. Il montaggio ad incastro, che alterna i due livelli temporali sui quali poggia, è finemente orchestrato tanto da confondere inizialmente, intrigare successivamente, appassionare ed infine svelare l'importanza di quelle scene, rivelando anche il vero movente di Erin, il perchè della sua personale vendetta. Ma questo interessante e notevole noir non sarebbe lo stesso se non facesse affidamento a Nicole Kidman, attrice poliedrica dalle mille sfaccettature e da un talento camaleontico del quale ha già dato ampio sfoggio, e prova, nei precedenti lavori. La Kidman viene meticolosamente trasformata in un'anti eroina, una donna difficile, bellicosa, logorata dall'alcol e dai sensi di colpa che nonostante i contraccolpi subiti non molla e si scopre determinata, grintosa, audace soltanto come chi non ha più nulla da perdere può essere. La sua Erin non conosce redenzione o espiazione, non viene assolta dai suoi peccati e nemmeno dalle sue colpe, non è in grado di rimediare ad un rapporto ormai fortemente danneggiato con la figlia adolescente e non ha alcuna intenzione di ricominciare da capo. Ecco perchè il finale catartico e intenso quanto basta racchiude i ricordi più forti e vividi che Erin conserva di Chris e della figlia Shelby. Momenti di fuggente felicità e armonia con se stessa e col mondo. Una pace interiore che non sembra destinata a durare poichè Erin ci appare come una distruttrice, come da titolo, e al contempo una figura distrutta. La violenza e la rabbia che reprime col suo sguardo gelido sono la miccia che la accendono al momento opportuno e le danno la forza, la carica di proseguire nella sua missione, al di sopra di ogni legge, per porre definitivamente la parola fine al suo tormento, ai suoi rimorsi, al suo malessere. 
Destroyer è un ottimo esempio di cinema indipendente americano che sa avvalersi degli ingredienti di base di un noir/ poliziesco per costruire una solida e appassionante storia di vendetta e in un certo senso di redenzione, di errori che ci perseguitano e di colpe che ci logorano l'anima. Catapultato in una L.A. realistica, desertica, cinica e violenta ci rievocano le atmosfere elroyane oppure quelle cupe dei polizieschi di Michael Mann dove il protagonista non è un eroe e nemmeno un antagonista, ma semplicemente una figura sulla quale si concentra la telecamera per mettere a fuoco il protrarsi di un'esistenza vuota, il disagio e talvolta il vuoto interiore di chi serve la legge ma spesso ne sta al di sopra e di chi sperando di costruirsi una vita, un futuro migliore finisce per rovinare, demolire e distruggere completamente tutto. Perfetto l'epilogo, amaro ma eloquente e poetico al punto giusto da non sbilanciare il tono proposto (e mantenuto) dal film ma adatto a chiudere il cerchio, quella parabola discendente e dannata con due flashback potenti e incisivi. 
Karyn Kusama dimostra di essere di saper destreggiarsi molto abilmente con qualsiasi genere e riesce a creare un noir viscerale, teso e intenso, alzando fieramente l'asticella e collocandosi tra i nomi più promettenti del panorama indipendente rievocando anche le cupe tonalità di un certo cinema di Lynne Ramsey. 4,5/5.

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