Esperienza

Una donna si risveglia all'interno di un hotel deserto. Tenta di aprire le porte di alcune camere, ma non riesce, sale e scende le scale, trovando piani l'uno uguale all'altro, cerca disperatamente una via d'uscita senza successo. Eppure, in quello stesso luogo in cui nulla sembra reale, la cucina è funzionante e la scorta di viveri buona: può comunque continuare a vivere. Dopo qualche giorno, incontra un'altra persona, un ragazzo obeso che è nella sua stessa condizione. In che modo porre fine ad una situazione tanto assurda?
Un sottofondo sonoro di abisso, quasi continuo, apre verso l'ignoto, stesso punto oscuro dove guarda il centro di questo film personale, volutamente ripetitivo, anche pesante. Non c'è dubbio che Francesco Vona, alla sua opera prima, sappia come comportarsi con una macchina da presa in mano, ma potrebbe aver preso un po' troppo sul serio quei manuali di sceneggiatura che indicano in un'unica e sola idea forte il motivo di riuscita di uno script. Tutto sta nel capirsi. Se Esperienza vuole muoversi dalle parti della videoarte, la critica sulla mancanza di uno sviluppo si azzererebbe da sola, ma nel caso in cui fosse stato prodotto con l'intenzione di voler incontrare un pubblico, anche il più raffinato, qualcosa non va. E il problema non sta certo nella mancanza di un genere preciso in cui ascriverlo.
Se, da un punto di vista grafico, il pensiero corre immediato all'Overlook Hotel di Shining oppure ai salottini e alle lampade da fine del mondo tipiche del cinema di David Lynch, a livello di non-racconto siamo più vicino ad uno sberleffo surrealista oppure ad una esperienza-sensoriale in sé che ad altro di più definito. A cambiare, in sostanza, è soltanto l'aspetto della protagonista (Loredana De Luca, davvero brava), sempre più provata da una situazione così impossibile da gestire che, in alcuni momenti, riesce a dare i brividi allo spettatore. Tipico lavoro che fornisce terreno fertile a quanti hanno la smania dell'interpretazione, Esperienza potrebbe essere la metafora di un'alienazione mentale, la messa in scena dall'interno di un corpo costretto a ripetere gli stessi gesti fino alla sopraggiunta morte fisica.
Realizzato con soltanto ventimila euro, è un lavoro particolare, forse troppo perso dietro alla volontà di voler essere, a tutti i costi, un oggetto d'arte. Non c'è dubbio che sia mille volte più dignitoso di altri, assimilabili esperimenti low-budget. 