Cantando sotto il vischio

Si avvicina il Natale ed Holly, un'impiegata, vuole partecipare alle audizioni per entrare a far parte delle "Snow Belles" di cui la madre, ora defunta, era l'elemento di punta. Si tratta del gruppo che da decenni monopolizza il concerto natalizio nel centro commerciale e proprio per questo Marci, che ne ha assunto la guida, non vuole avere accanto un'altra primadonna. Holly è così costretta a costituirsi un gruppo tutto suo e a convincere il proprietario del centro commerciale a organizzare una competizione per aggiudicarsi il diritto a tenere il concerto.
È un film natalizio per la tv figlio di Glee e di X Factor quello che Paul Hoen dirige. È infatti permeato da uno spirito da talent show in cui i canti tradizionali vengono riadattati in favore di esibizioni da quasi-musical per famiglie. Ritroviamo poi una vecchia conoscenza del piccolo schermo (e non solo): una Tori Spelling in un ruolo da Crudelia Demon del canto a capo di quattro casalinghe che sembrano disperate ma sanno gorgheggiare. È però grazie alla giovane Holly (Tia Mowry Hardrict) che si esplora un mondo, quello delle aziende, in cui la crisi ha sempre più imposto ai manager in carriera una sorta di addiction al lavoro e ai dipendenti la consegna del silenzio operativo. È tra loro che la ragazza trova i partner per creare un gruppo di persone che hanno scarse probabilità di successo (elemento invece fondamentale in una società sempre più competitiva) ma tanta voglia di cantare. Per una volta poi il finale (che non va anticipato) si presenta in modo diverso rispetto alle aspettative di un banale Christmas-movie. L'happy end spostato di segno fa sì che l'intera struttura narrativa compaia sotto una diversa luce. Un po'più brillante della media. 