La recensione ***
il libro dello scrittore spagnolo Jesus Ferrero descrive, con lucidità ed enfasi, il racconto di 13 ragazze realmente esiste e che, nella Spagna appena forgiata dalle idee del franchismo, rappresentarono un indimenticabile e accecante spiraglio di luce in una dittatura militare crudele, prima di spegnersi come stelle. Il pregio maggiore del romanzo sta nella struttura dell'opera. L'autore insegue le tredici ragazze in una staffetta narrativa carica di quell'affanno che solo chi si aggira nel fango alla ricerca di qualcosa può capire. Proibizioni, censure, scarsità di beni diventano quotidianamente intollerabili anche per il lettore e, per chi denuncia (ognuna a modo suo) lo squallore della politica, il rischio è grande. Quindi, il Male, ambiguo e odioso, e non le tenaci tredici ragazze che cercano di sopravvivergli, diventa il protagonista principale di questa storia, che dribbla a denti stretti sui sentimenti dell'animo proprio nel momento peggiore, quando questo corre il pericolo di perire ancora prima del corpo… Ferrero è un narratore poetico e letterario e si concede digressioni e riflessioni, che si fanno ancora più violente perché giocano con la drammatizzazione dei fatti. Nel finale, tutto diventa di un'angoscia insostenibile, lacerante, come passare una giornata all'Inferno, ma senza ritorno. È rarissima la capacità di raccontare il buio della tirannia senza retorica. Lo scrittore de "Le tredici rose" lo fa benissimo, descrivendolo come un cancro sottile, intossicante, che non esclude nessuno. Per una, forse due notti, spegnete la televisione, e passate la serata con queste tredici ragazze e la loro storia. Non ve ne pentirete e non le dimenticherete mai.

In sintesi
Sono tredici in tutto. Tredici adolescenti che prima della dittatura del Generale Francisco Franco cominciavano appena a fiorire e si nutrivano di quella vita che solo i primi innamoramenti, i primi baci, i primi compagni di letto, le prime feste in gruppo potevano dare loro. Poi l'aridità politica e la mancanza di libertà - che per tutti (ancora oggi) è come l'acqua - minacciano di far appassire queste tredici ragazze, sbocciate come rose, ognuna con le sue spine per difendersi, ma fragilissime a un inverno che non si aspettavano. Così, una mattina d'agosto del 1939, quel giardino che si chiama Madrid, nel quale sono nate e cresciute, si trasforma in una serra senza sole. Strappate alle loro famiglie, arrestate e imprigionate, Julia, Blanca, Adelina, Dionisia, Pilar, Joaquina e tante altre avranno modo di conoscere ogni dolore, ogni atrocità, ogni ipocrisia e ogni banalità che sta dietro a quel Male chiamato regime politico, rimpiangendo, nel buio di quei vasi che tutti chiamano "celle", quei pochi attimi di felicità primaverile che hanno potuto avere dalla vita.

L'autore
Jesús Ferrero nasce nel 1952 a Zamora, nei paesi baschi, dove cresce e rimane fino all'età di 18 anni (anche se durante l'adolescenza ha visitato posti come Ginevra, Madrid e Barcellona). Con la maggiore età in cui si trasferisce a Parigi per studiare all'Università di Vincennes (corso di Storia Antica) e all'École des Hautes Études. Autore di numerosi libri fra i quali "La legge è un bacio nero" (Leonardo, 1990), ma anche di due raccolte di poesie e di due opere teatrali, collabora con l'ancora non Premio Oscar Pedro Almodóvar alla sceneggiatura della sua pellicola Matador (1986), all'interno della quale recita Antonio Banderas. Dal libro "Le tredici rose" (2003) è stato invece tratto un film omonimo di Emilio Martínez Lázaro che ha, fra le sue protagoniste, anche l'italiana Gabriella Pession.