Titolo originale | Werckmeister harmóniák |
Anno | 2000 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Ungheria |
Durata | 145 minuti |
Regia di | Béla Tarr |
Attori | Lars Rudolph, Hanna Schygulla . |
Tag | Da vedere 2000 |
MYmonetro | 3,92 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 novembre 2014
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Nella piazza di un paesino della pianura ungherese, una notte, si installa un camion che trasporta, come attrazione da fiera, il corpo impagliato di un'enorme balena. La accompagna, insieme all'imbonitore, uno strano essere - chiamato il Principe - che presto profetizzerà fine e distruzione. Il giovane postino János assiste impotente al disfacimento dello stato civile e ad un'ondata di immotivata violenza partita dagli stessi abitanti del luogo.
L'irruzione, prepotente eppure subdola, del negativo in una comunità già senza speranza costituisce la prima ispirazione di un concerto in maggiore che Bèla Tarr conduce attraverso l'usuale ricorso al bianco e nero e alla tecnica del piano sequenza. Tratto da "Melancolia della resistenza", romanzo di László Krasznahorkai, anche sceneggiatore, come di consueto da Perdizione in poi, questo titolo incentrato sulla permeabilità al male lavora, ancora una volta, sulle possibilità offerte dal tempo e dallo spazio: a livello formale, lo fa attraverso un linguaggio espressivo giunto alla sua perfezione, a livello contenutistico, invece, producendo una vicenda esemplare capace di racchiudere, per metafora, orrori passati da cui continua a mettere in guardia. Come ha dichiarato il regista, infatti, Le armonie di Werckmeister "riguarda un conflitto eterno: la lotta secolare tra l'istinto barbarico e la civilizzazione; riguarda un processo storico che ha definito gli ultimi due secoli di tutta l'Europa Orientale".
In trentanove memorabili inquadrature, l'autore magiaro licenzia uno dei risultati più alti della sua carriera, un capolavoro sull'abbrutimento, sulla sopraffazione e su una mancanza di senso riassunta perfettamente dalla figura di una popolazione che, accesa dal fuoco dell'insania, dimentica la sua umanità, rivolgendosi contro se stessa. Un equilibrio davvero straordinario regge la sequenza dell'aggressione ai danni dei degenti dell'ospedale fino all'incontro con l'immagine, dilaniante e potentissima, di un vecchio scheletrico e impotente in piedi nella vasca da bagno: come gli stessi aggressori, la macchina da presa rimane sulla porta, senza sporcare il ritratto stesso di tutto ciò che rimane dell'uomo con la prossimità tagliente dell'obiettivo. È in questo momento di devastante impatto emotivo che Tarr afferma, ancora una volta, la convivenza strettissima tra linguaggio e senso nel proprio metodo, quella mirabile consonanza in grado di scavare nelle pieghe più recondite e malsane dell'esperienza umana.
Misterioso, deprimente, onirico e crudele, Le armonie di Werckmeister è la credibilissima fotografia di un mondo in attesa dell'Apocalisse: al mite e attonito János il compito di guidarci in un'impressionante passeggiata sull'orlo scivoloso del baratro.
Il titolo rimanda al musicista e teorico tedesco Andreas Werckmeister (1645 - 1706), a cui si deve quel termine di "buon temperamento" riferito ad un sistema di accordatura che permette di suonare in tutte le tonalità.
LE ARMONIE DI WERCKMEISTER disponibile in DVD o BluRay |
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Werckmeister è, come Satantango, un film sull’inganno. Lo stesso cinema di Tarr è arte dell’inganno, quando filma il suo bianco e nero perfetto e piega la luce ai suoi bisogni espressivi, quando crea vuote simmetrie legate al caotico istinto umano, quando i suoi piani sequenza, che dovrebbero assicurare l’oggettività dello sguardo, descrivono una realtà e dei comportamenti artificiosamente simbolici. [...] Vai alla recensione »
Le Armonie di Werckmeister è, come Satantango, un film sull’inganno. In maniera più diretta ed esclusiva di Satantango, rispetto al quale la durata complessiva è decisamente più usuale (mentre la costruzione interna dei tempi è molto simile), e manca quell’immersione totale nelle abitudini e le vicende dei personaggi. Qui la differenza fra un bellissimo film come Weckmeister e un’esperienza di vita [...] Vai alla recensione »
La folla si muove. Seguiamo i passi di uomini silenziosi, armati di manganelli, come avevamo seguito, in altre sequenze, il cammino di Valuska e Gyorgy. Queste scene, in cui la macchina da presa in movimento si avvicina ai volti, o da lontano mostra gli spazi attraversati dai protagonisti, così come i campi vuoti, in Tarr non sono mai sospensione della narrazione; non si tratta di pura raffigurazione [...] Vai alla recensione »
C'è molta più sfumatura di luce nello splendido bianco e nero di questo film che in decenni di industria del cinema hollywoodiano o meno che sia. Il mondo visto dagli occhi di un intellettuale è una malattia incomprensibile dentro gli occhi di un putrescente, disperato, spaventoso, umiliato leviatano. C'è la storia del '900 dentro, con tutti i suoi spettri [...] Vai alla recensione »