alessiomovie
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venerdì 30 dicembre 2011
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«dedicato a tutti quelli che stanno scappando»
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"Mediterraneo" è l'ultimo film della "trilogia della fuga". La bellezza di questa pellicola, consacrata in campo internazionale con il premio Oscar come miglior film straniero del 1992, sta nella sua semplicità e sobrietà. Il film racconta la vicenda di una truppa di soldati italiani mandati a presidiare una piccola e insignificante isola dell’Egeo. L’ambientazione è magnifica, dal mare cristallino al piccolo porto, dalle scogliere a strapiombo alla chiesa ortodossa. Questi soldati vengono dimenticati dalla guerra, che sta portando dolore, sofferenza e distruzione in tutto il mondo, e si ritrovano a vivere per tre anni in un “mondo diverso” lontano da tutti quei fatti che li hanno obbligati a lasciare la propria famiglia, il proprio lavoro e la propria patria.
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"Mediterraneo" è l'ultimo film della "trilogia della fuga". La bellezza di questa pellicola, consacrata in campo internazionale con il premio Oscar come miglior film straniero del 1992, sta nella sua semplicità e sobrietà. Il film racconta la vicenda di una truppa di soldati italiani mandati a presidiare una piccola e insignificante isola dell’Egeo. L’ambientazione è magnifica, dal mare cristallino al piccolo porto, dalle scogliere a strapiombo alla chiesa ortodossa. Questi soldati vengono dimenticati dalla guerra, che sta portando dolore, sofferenza e distruzione in tutto il mondo, e si ritrovano a vivere per tre anni in un “mondo diverso” lontano da tutti quei fatti che li hanno obbligati a lasciare la propria famiglia, il proprio lavoro e la propria patria. La fuga è il sentimento che colpisce chi non accetta di non poter scegliere il proprio destino ed è magistralmente incarnata dai volti di questi uomini che col passare del tempo perdono tutte le caratteristiche dei soldati, dalle armi all’amore per la patria, alla paura. La fuga infine diventa disillusione nei confronti di quel nuovo mondo che la pace avrebbe dovuto ripulire dal male e dalle ingiustizie. Il cast comprende gran parte degli attori provenienti dal cabaret o dal teatro milanese: Diego Abatantuono, nel ruolo del rigido sergente Lorusso, Ugo Conti, Gigio Alberti, Claudio Bisio, Claudio Bigagli e Giuseppe Cederna. Un’apprezzata comparsata è quella di Antonio Catania, nel ruolo del pilota tenente La Rosa, che fu chiamato sul set “principalmente per portare le sigarette dall’Italia” come ha ammesso Salvatores in un’intervista. È un film che racchiude tanti stati d’animo e che esprime la voglia del regista di scappare e di sperare sempre in qualcosa di migliore. Difatti si chiude con la didascalia paradigmatica: «Dedicato a tutti quelli che stanno scappando». Assolutamente “Da non perdere”.
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diego83
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venerdì 5 settembre 2008
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viva l'italia
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Assolutamente da vedere e rivedere.Una visione allegra e spensierata di tempi molto difficili per gli italiani che erano visti popolo invasore e minaccioso.Le avventure della brigata "Abbatantuono" dipingono l'Italia per quella che sempre sarà, un popolo spensierato un pò burlone,con una spiccata attitudine verso l'arte (del sapersi arrangiare)e ovviamente con le passioni che lo contraddistinguono da sempre,il calcio e le belle donne.Il film,rispetto agli anni in cui è avvenuta la vicenda sembra in alcuni tratti spingersi nel futuro, alludendo alla voglia di libertà ed evasione caratteristica delle generazioni hippy degli anni 60-70 stanche di un sistema di vita che non gli apparteneva. Ottima la fotografia e le colonne sonore non che le interpretazioni dolci-amare di tutto il cast di attori.
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Assolutamente da vedere e rivedere.Una visione allegra e spensierata di tempi molto difficili per gli italiani che erano visti popolo invasore e minaccioso.Le avventure della brigata "Abbatantuono" dipingono l'Italia per quella che sempre sarà, un popolo spensierato un pò burlone,con una spiccata attitudine verso l'arte (del sapersi arrangiare)e ovviamente con le passioni che lo contraddistinguono da sempre,il calcio e le belle donne.Il film,rispetto agli anni in cui è avvenuta la vicenda sembra in alcuni tratti spingersi nel futuro, alludendo alla voglia di libertà ed evasione caratteristica delle generazioni hippy degli anni 60-70 stanche di un sistema di vita che non gli apparteneva. Ottima la fotografia e le colonne sonore non che le interpretazioni dolci-amare di tutto il cast di attori.
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joker 91
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martedì 1 febbraio 2011
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un signor film
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un bellisssimo film questo mediterraneo che avevo inizialmente sottovalutato,un cast bellissimo capitanato dal simpaticissimo diego abatantuono,Salvatores regala l'oscar al miglior film straniero alla nostra italia ed fa capire di come si possa realizzare grandi film con 2 lire,un bellissimo film,forse una lunghezza superiore ed qualche altro buono sentimentarismo avrebbero fatto un vero capolavoro. UN film molto bello,da vedere per le tematiche che riflette ed fa comprendere con semplicità cosa è l'essere umano ed le sue illusioni. un film dal quale oggi in italia bisogna prendere esempio
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cg1995
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lunedì 21 novembre 2016
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grande cinema italiano
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Il film racconta di una squadra militare italiana che si ritrova costretta a convivere in una piccola isola greca durante la seconda guerra mondiale. L'oscar è più che meritato per una pellicola molto intelligente e incorniciata dai fantastici paesaggi e dalla sontuosa colonna sonora. I nostri protagonisti vengono raccontati in maniera particolarmente umana, ognuno di loro ha dei sogni, dei dubbi e delle speranze e si trova a confrontarle con la situazione che si vive. Film autentico che racconta la guerra in maniera confidenziale e ci mostra quanta distanza ci sia tra chi vuole la guerra e chi realmente la deve combattere. Memorabile in questo senso la scena finale.
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rankine
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mercoledì 8 maggio 2013
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la conclusione della fuga nel calore di un’isola d
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Secondo conflitto mondiale. Un gruppo di soldati italiani viene mandato nell’isola greca di Megisti per una missione di osservazione e collegamento. Una volta arrivati a destinazione, i soldati dovranno fare i conti con la paura dell’ignoto che caratterizza la sperduta isola del Mediterraneo in tempo di guerra.
Il film si apre con una certa drammaticità: i soldati sono a bordo di una nave da guerra con delle potenti mitragliatrici e appena raggiungono l’isola trovano delle scritte a dir poco inquietanti. Inoltre di lì a poco la loro nave viene distrutta. Questi fatti cominciano a trasmettere allo spettatore un filo di tensione anche perché le circostanze riportano alla mente l’eccidio di Cefalonia.
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Secondo conflitto mondiale. Un gruppo di soldati italiani viene mandato nell’isola greca di Megisti per una missione di osservazione e collegamento. Una volta arrivati a destinazione, i soldati dovranno fare i conti con la paura dell’ignoto che caratterizza la sperduta isola del Mediterraneo in tempo di guerra.
Il film si apre con una certa drammaticità: i soldati sono a bordo di una nave da guerra con delle potenti mitragliatrici e appena raggiungono l’isola trovano delle scritte a dir poco inquietanti. Inoltre di lì a poco la loro nave viene distrutta. Questi fatti cominciano a trasmettere allo spettatore un filo di tensione anche perché le circostanze riportano alla mente l’eccidio di Cefalonia. Però, man mano che il film procede la tensione si stempra ed è cruciale il punto in cui il tenente Montini (Claudio Bigagli) e il sergente Lorusso (Diego Abatantuono) si trovano davanti ai panni stesi; ecco che si apre il sipario, cambia la scena e il film comincia a fiorire mostrando tutta la vitalità, il calore, la gioia e la spensieratezza dei bambini di quell’isola.. sentimenti questi che la guerra aveva ormai cancellato da tempo.
Durante la visione del film, si incontrano diversi elementi che caratterizzano le pellicole di Salvatores: la fuga (in questo caso dalla guerra), l’inadeguatezza del ruolo in cui sono immersi i protagonisti, la partita di calcio e il viaggio mentale dei personaggi quando fumano.
A dare valore aggiunto a questo film sono una splendida colonna sonora di Bigazzi e Falagiani (indimenticabile il ballo in piazza), la sceneggiatura di Enzo Monteleone e la fotografia di Italo Petriccione(quest’ultimi integrati perfettamente nell’entourage di Salvatores).
Insomma un film che merita sicuramente di esser visto, capace di estrapolare il meglio dalle persone in un periodo così critico come quello della guerra. Il finale, con un leggero retrogusto amaro, è comunque all’altezza del film.
Delle 4 stelle, 3.5 sono date al film e mezza alla colonna sonora.
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pie9701
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domenica 6 dicembre 2015
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italiani greci una faccia una razza!
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Molto simpatico e girato in modo molto scorrevole e piacevole. Lo consiglio vivamente a tutti essendo, a parer mio, un film assolutamente unico e che va visto almeno una volta. Molto bella la colonna sonora e credo che l'Oscar come miglior film straniero sia decisametne meritato. Il titolo che ho utilizzato per questo commento (" Italiani greci una faccia una razza") rappresenta a pieno il film con la piccola differenza che i greci si sono sempre un po distaccati a parer mio dall'italia perchè sono un popolo tradizionalista, che vive delle loro leggende e delle loro abitudini secolari, cose che in Italia ancora ci sono ma sicuramente hanno una "frequenza" minore.
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Molto simpatico e girato in modo molto scorrevole e piacevole. Lo consiglio vivamente a tutti essendo, a parer mio, un film assolutamente unico e che va visto almeno una volta. Molto bella la colonna sonora e credo che l'Oscar come miglior film straniero sia decisametne meritato. Il titolo che ho utilizzato per questo commento (" Italiani greci una faccia una razza") rappresenta a pieno il film con la piccola differenza che i greci si sono sempre un po distaccati a parer mio dall'italia perchè sono un popolo tradizionalista, che vive delle loro leggende e delle loro abitudini secolari, cose che in Italia ancora ci sono ma sicuramente hanno una "frequenza" minore. Viva l'Italia, viva la Grecia e viva MEDITERRANEO, che con la loro bellezza incantano ancora il mondo intero.
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sirgient
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venerdì 15 giugno 2018
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perdersi per poi ritrovarsi...
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Una guerra sullo sfondo che resta impalpabile tra i flutti azzurri del cristallino mare della grecia. Uomini o meglio ragazzi persi tra le spire del prorpio tempo dove tutto è non scritto.
in un mondo sconvolto restano intrappolati in una piega tra lo spazio e il tempo che li avvolge come una soffice nuvola bianca.
Soldati solo per una verde divisa che presto si logora e consuma, armi che non si usano mai se non per difendere il proprio amore, radio che non comunicano perchè il destino a volte è beffardo, ma in qualche modo aiuta a vivere un onirica esistenza, dove tutto è silenzio e candido vuoto, tra suoni lenti, ipnotici.
Quando la musica riparte, il mondo prende a danzare tra i caldi raggi di un sole bianco a mezzogiorno che asciuga i panni stesi a fare da velo alla vita vera.
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Una guerra sullo sfondo che resta impalpabile tra i flutti azzurri del cristallino mare della grecia. Uomini o meglio ragazzi persi tra le spire del prorpio tempo dove tutto è non scritto.
in un mondo sconvolto restano intrappolati in una piega tra lo spazio e il tempo che li avvolge come una soffice nuvola bianca.
Soldati solo per una verde divisa che presto si logora e consuma, armi che non si usano mai se non per difendere il proprio amore, radio che non comunicano perchè il destino a volte è beffardo, ma in qualche modo aiuta a vivere un onirica esistenza, dove tutto è silenzio e candido vuoto, tra suoni lenti, ipnotici.
Quando la musica riparte, il mondo prende a danzare tra i caldi raggi di un sole bianco a mezzogiorno che asciuga i panni stesi a fare da velo alla vita vera.
Vivere in pochi istanti lunghi quanto il tempo, tutta una vita, lasciando lì, i ricordi del proprio passaggio, alla fine forse è ciò che più vogliamo, lasciare qualcosa di noi.
Il rosso di un tramonto e quella soave musica che lo accompagna, qui Salvatores ci trasporta in uno dei suoi viaggi più sublimi, raccontandoci a modo suo come il tempo che passa possa lasciare di se un ricordo indelebile, quanto la vita ci dà e quanto ci toglie, un po come portare via le armi da sotto il naso, senza un perchè... "io non tso..!".
Perdersi per poi ritrovarsi, amici dentro, con un anima segnata dall'esperienza comune di una vita indelebile come le tempere di un affresco, spiadito dal tempo.
Come amici in vacanza, come compagni in viaggio, perdersi per poi ritrovarsi, perchè alla fine quel lungo filo che ci unisce ci riporta a casa, lì , dove un giorno avevamo trovato il posto in cui giacere ma che avevamo stupidamente perso solo perchè non avevamo il coraggio di viverlo.
Amo questo film per molte ragioni, è e sarà per sempre tra i capolavori della cinematografia italiana, che vi piaccia o no.
Un film che vi resterà appiccicato all'anima, come il pollo alle dita.
"Diavolo Porco ...così ci affossi il morale della truppa... ...ciá ...passami il pollo..." (serg. Lo Russo ...1941... isola della grecia che non conta un cazzo)
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brando fioravanti
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venerdì 4 aprile 2014
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salvatores
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Nel giugnio del 1941 otto soldati italiani vengono spediti su un isola dell'Egeo con il preciso compito di stabilire un predominio italiano.
l'isola sembra apparentemente deserta, ma è in realta abitata da donne, vecchi e bambini nascosti dopo aver subito un attacco da parte dell'esercito tedesco. Dopo qualche giorno usciranno allo scoperto avendo visto l'umanità e l'inadattezzà alle operazioni militari degli invasori.
Piano piano iniziano a fraternizzare e visto che l'unica radio che avevano si è guastata ci si dimentica della guerra.
Salvatores chiude la trilogia dedicata alla fuga cominciata con Marrakech Express e turnè, ambientandola nel Mediterraneo, splendido mare senza tempo, dove si può trovare una nuova forma di individualità e di interiorità.
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Nel giugnio del 1941 otto soldati italiani vengono spediti su un isola dell'Egeo con il preciso compito di stabilire un predominio italiano.
l'isola sembra apparentemente deserta, ma è in realta abitata da donne, vecchi e bambini nascosti dopo aver subito un attacco da parte dell'esercito tedesco. Dopo qualche giorno usciranno allo scoperto avendo visto l'umanità e l'inadattezzà alle operazioni militari degli invasori.
Piano piano iniziano a fraternizzare e visto che l'unica radio che avevano si è guastata ci si dimentica della guerra.
Salvatores chiude la trilogia dedicata alla fuga cominciata con Marrakech Express e turnè, ambientandola nel Mediterraneo, splendido mare senza tempo, dove si può trovare una nuova forma di individualità e di interiorità.
La fuga come forma di salvezzà, ma anche come possibilità di tornare bambini.
Scelta molto leggera dell'Oscar come miglior film straniero
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aristoteles
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venerdì 25 dicembre 2015
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una faccia una razza
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Sicuramente un film sulla guerra diverso e originale.
Non c'è sangue,praticamente non si spara, non ci sono effetti speciali.
Lontanissimo da prodotti americani come "full metal jacket" o "salvate il soldato Ryan" giusto per citare due tra i più famosi film sulla guerra.
Il tutto funziona più che discretamente grazie ad un'ambientazione fantastica e all'energia positiva che suscita il "battaglione" italiano.
Molto bravi tutti gli attori e dialoghi semplici ma non banali.
Dimenticati da tutti,ognuno troverà il tempo per riflettere sulle propria esistenza.
Indimenticabile la scena dell'aereo al momento del calcio di rigore.
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Sicuramente un film sulla guerra diverso e originale.
Non c'è sangue,praticamente non si spara, non ci sono effetti speciali.
Lontanissimo da prodotti americani come "full metal jacket" o "salvate il soldato Ryan" giusto per citare due tra i più famosi film sulla guerra.
Il tutto funziona più che discretamente grazie ad un'ambientazione fantastica e all'energia positiva che suscita il "battaglione" italiano.
Molto bravi tutti gli attori e dialoghi semplici ma non banali.
Dimenticati da tutti,ognuno troverà il tempo per riflettere sulle propria esistenza.
Indimenticabile la scena dell'aereo al momento del calcio di rigore.
Mi è piaciuto molto il finale.
Credo che si possa tranquillamente consigliarne la visione.
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greatsteven
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domenica 17 settembre 2017
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un reparto totalmente impreparato alla guerra.
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MEDITERRANEO (IT, 1991) diretto da GABRIELE SALVATORES. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, CLAUDIO BIGAGLI, GIUSEPPE CEDERNA, CLAUDIO BISIO, UGO CONTI, GIGIO ALBERTI, VANNA BARBA
"Dedicato a tutti quelli che stanno scappando": così recita l’epilogo di questa divertente avventura che vede protagonista uno sparuto drappello di otto soldati del Regio Esercito Italiano (il tenente Raffaele Montini, il suo attendente Antonio Farina, il sergente maggiore Nicola Lorusso, i fratelli montanari Mulonar, il mulattiere Stranzabosco, il soldato semplice Latenda e il radiotelegrafista Luciano Colasanti), inviati nell’estate 1941 a Medisti, la più piccola e sperduta isola dell’arcipelago dell’Egeo, la cui missione non ha la minima importanza strategica.
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MEDITERRANEO (IT, 1991) diretto da GABRIELE SALVATORES. Interpretato da DIEGO ABATANTUONO, CLAUDIO BIGAGLI, GIUSEPPE CEDERNA, CLAUDIO BISIO, UGO CONTI, GIGIO ALBERTI, VANNA BARBA
"Dedicato a tutti quelli che stanno scappando": così recita l’epilogo di questa divertente avventura che vede protagonista uno sparuto drappello di otto soldati del Regio Esercito Italiano (il tenente Raffaele Montini, il suo attendente Antonio Farina, il sergente maggiore Nicola Lorusso, i fratelli montanari Mulonar, il mulattiere Stranzabosco, il soldato semplice Latenda e il radiotelegrafista Luciano Colasanti), inviati nell’estate 1941 a Medisti, la più piccola e sperduta isola dell’arcipelago dell’Egeo, la cui missione non ha la minima importanza strategica. Si tratta di una semplice operazione di ricognizione per la quale son stati appunto reclutati questi militari fra cui si annoverano disertori, plebaglia contadina, esperti della campagna d’Africa e soldati che di guerra sanno ben poco. L’isola sembra deserta e disabitata: dopo un giorno trascorso ad esplorarla in lungo e in largo fra rocce e alberi, l’unica vittima, uccisa nel corso della prima nottata, è Silvana, l’asina di Stranzabosco. Ma poi la piccola popolazione dell’isola si fa viva: temendo un ritorno dei tedeschi che prima avevano tentato un rastrellamento e bruciato l’imbarcazione che aveva permesso agli otto di sbarcare sull’isola, si erano nascosti. Ormai senza più nessun mezzo di comunicazione o locomozione per tenersi in contatto col mondo esterno, i soldati si arrendono ad adeguarsi alla vita allegra e spensierata di Medisti. Fra i suoi pittoreschi abitanti, conoscono un docile pope e soprattutto la graziosa prostituta Vassilissa, che se li porta a letto tutti escluso il timido Farina, ancora vergine, ma che poi ne diventa l’amante fisso ad esclusione di tutti i commilitoni e addirittura la sposa. Due anni dopo, nell’autunno 1943, Carmelo La Rosa, un aviatore palermitano, sbarca sull’isola col suo velivolo e avverte gli otto militari dell’armistizio dell’8 settembre, di cui essi erano chiaramente all’oscuro, del voltafaccia italiano nello schieramento del conflitto armato e di come, in patria, si sia scatenata la lotta partigiana per scacciare tedeschi e fascisti. I dubbi dei nostri sono molti: tornare in Italia per tentare di ricostruire un paese dilaniato e fortemente sconquassato da una guerra civile e fratricida o rimanere al sicuro a Medisti, protetti dal mare e dalla gaiezza dei loro ospitanti? Nel 1945, finalmente, giunge una soluzione: a guerra conclusa, una barca inglese arriva in soccorso della piccola pattuglia. Torneranno però a casa soltanto in sei su otto, perché Latenda (il più ossessionato da un’idea di rimpatrio immediato) si incamminerà da solo a forza di remi su una barca di fortuna per raggiungere le coste italiche, e Farina, che si nasconde in un barile di olive perché non ha nessuno che lo aspetti a casa e, ormai sposato con Vassilissa che ha deciso di abbandonare la prostituzione per aprire un ristorante col marito, sceglie di rimanere. Circa trent’anni dopo, il tenente Montini, invecchiato, ritorna sull’isolotto da semplice turista, e va a trovare Farina, anch’egli appesantito dal trascorrere del tempo: e, inaspettatamente, il tenente ritrova a Medisti anche Lorusso, deluso dai tentativi di riconciliazione politici italiani del dopoguerra e trovatosi molto più a suo agio fra gli isolani greci. Nel frattempo Vassilissa è morta, ma la memoria del passato ha lasciato segni profondi in tutti e tre gli uomini. Premiato con l’Oscar 1991 al migliore film straniero, è un film d’attori basato su un’efficace recitazione corale, in cui ognuno si ritaglia il suo spazio espressivo e tira fuori il meglio di un pathos che si aggrega all’antimilitarismo di fondo che è l’autentica linfa vitale di cui questa storia, originale e convincente, si alimenta. Attenzione, però: è forse l’unico caso di un film italiano sulla Seconda Guerra Mondiale in cui l’odio per il conflitto è reso con tratteggi così tranquilli e beati, quasi che l’aggressività e la violenza non costituiscano un elemento fondamentale. Non manca perciò il gusto di una scampagnata fra le montagne bianche, i tuffi nell’acqua marina limpida, i boschi spogli e ispidi e le fumate dell’oblio (esilarante la lunga sequenza in cui il lestofante turco Aziz, offrendo all’intero plotone una sostanza che mischia tabacco assopente a sostanze allucinogene, li intontisce tutti per poi prendersi le loro armi e i loro oggetti di valore). Abatantuono istrionico, Bigagli carico di energia positiva e ponderata, Cederna notevolissimo sotto le righe, Bisio scemotto ma intraprendente, Conti misurato e sobrio. V. Barba veste i panni della passeggiatrice senza la minima volgarità, apparendo più come una donna che s’è scelta questo mestiere perché in famiglia tutte le sue parenti del suo stesso sesso lo professavano, ma nella sua recitazione si avvertono passione e sentimento, conditi con una lodevole delicatezza. Il montaggio di Nino Baragli è il migliore fra i contributi tecnici, per quanto anche le musiche etniche di Italo Petraccione svolgano il loro non facile compito, e con un’audacia assolutamente da premiare, di introdurre lo spettatore nell’atmosfera serena e addirittura cosmopolita dell’arcipelago della più variopinta delle penisole mediterranee. Indubbiamente una delle opere più complete e mature di Salvatores, che qui ormai ha consacrato con forte stabilità il suo sodalizio con Abatantuono e ha girato una pellicola che gli è stata congeniale per numerosi aspetti: la scelta degli interpreti (ognuno con la voce e la faccia giuste), l’ambientazione ideale, una sceneggiatura semplice ma potente, una morale di fondo significativa, una carica di positivismo che regala gagliarde emozioni e infine pure il semplice sfizio di raccontare un episodio inventato, ma quanto mai verosimile, che si inserisce in un preciso contesto storico e narra una verità con l’identico piglio con cui uno storico descriverebbe una battaglia o un qualsivoglia evento di ragguardevole importanza. Non è un dettaglio da poco. Da gustare in compagnia e proiettare con impavida sicurezza per più di una volta: alla seconda visione, si colgono i particolari, compresi quelli più comici.
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