yanez
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domenica 12 giugno 2005
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altro "centro" di salvatores
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Di nuovo un Salvatores in grande spolvero. Da una materia oggettivamente flebile ricava un film di alto spessore, di grande insegnamento morale, di piccoli, crepuscolari eventi che fano sì che anche lo spettatore desideri stare accanto agli otto dimenticati, ma fortunati, nel loro piccolo paradiso terrestre.Ogni giorno può essere l'ultimo e ciò aumenta la voglia di divertirsi, di amare, di sonare. Splendida l'ambientazione e splendido il film. L'Oscar forse è troppo, ma Salvatores di per sé lo merita.
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luca scialo
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martedì 12 gennaio 2021
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salvatores chiude la trilogia della fuga in bello stile
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Un gruppo di soldati italiani, mandato a presidiare una isola greca remota, è stato praticamente abbandonato dalla loro Patria. Finiscono così per familiarizzare con la comunità locale, ignari perfino che la guerra sia finito. E qualcuno tra loro preferirà rimanere lì, avendo ritrovato una propria dimensione. Rispetto ad un paese che li ha sfruttati e dimenticati e il cui futuro è tutto da scrivere. Premio Oscar come miglior film straniero, Salvatores chiude in bellezza la sua Trilogia della fuga. Accompagnando così il passaggio dagli anni '80 agli anni '90, cercando di preservare valori umani come l'amicizia e l'amore, traghettandoli in un'epoca che li metterà in crisi. E sceglierà proprio una via tradizionale cinematografica, quella di ambientare il film nella Seconda guerra mondiale.
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Un gruppo di soldati italiani, mandato a presidiare una isola greca remota, è stato praticamente abbandonato dalla loro Patria. Finiscono così per familiarizzare con la comunità locale, ignari perfino che la guerra sia finito. E qualcuno tra loro preferirà rimanere lì, avendo ritrovato una propria dimensione. Rispetto ad un paese che li ha sfruttati e dimenticati e il cui futuro è tutto da scrivere. Premio Oscar come miglior film straniero, Salvatores chiude in bellezza la sua Trilogia della fuga. Accompagnando così il passaggio dagli anni '80 agli anni '90, cercando di preservare valori umani come l'amicizia e l'amore, traghettandoli in un'epoca che li metterà in crisi. E sceglierà proprio una via tradizionale cinematografica, quella di ambientare il film nella Seconda guerra mondiale. Seppur in una zona remota come tante, peraltro paradisiaca, che si trovò a fare da palcoscenico ad una follia umana.
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marco
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giovedì 4 settembre 2008
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stereotipato
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Un ritratto superficiale - per fortuna non veritiero - degli italiani, dipinti come guasconi sfaticati che si fanno infinocchiare dal primo turco venditore di fumo. Si salvano solo la fotografia e le musiche. Buona, nonostante la sceneggiatura, la prova del cast; ottimo Diego Abatantuono. Di un Oscar così c'è da vergognarsi.
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(di cesare antonio borgia)
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