Anno | 1981 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Alfonso Brescia |
Attori | Aldo Giuffré, Mario Merola, Regina Bianchi, George Ardisson, Erika Blanc, Biagio Pelligra Antonio Allocca, Lucio Montanaro, Sergio Castellitto. |
MYmonetro | 2,48 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 marzo 2015
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CONSIGLIATO NÌ
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Ingiustamente accusato dell'omicidio di un camorrista che era anche l'amante della moglie, Francesco Improta si trova in prigione, dove subisce le angherie dei secondini. Da dietro le sbarre canta il suo dolore per la lontananza dalla madre malata e dalla figlia a cui ha promesso di cantare in chiesa il giorno della Prima Comunione. Per non venire meno alla parola, Francesco evade dal carcere.
Dalla canzone omonima cantata dal re della sceneggiata napoletana, un copione scritto sotto il segno dell'eccesso dei toni e della semplicità narrativa più esibita. «Io stongo carcerato e mamma more» è il verso che deve aver ispirato Alfonso Brescia e Francesco Calabrese nella costruzione di una storia in cui lo strazio, i pianti, le espressioni di dolore impresse sui volti e una visione della famiglia strettamente legata alla religione («Sul matrimonio non si deve scherzare» dice un serioso Francesco alla figlia che gioca a sposarsi con un scugnizzo) fanno da perno all'alternarsi di una scena madre dopo l'altra.
A giudicarlo dentro i confini del proprio genere di appartenenza, Carcerato passa per un lavoro piuttosto riuscito, a livello di altri titoli come Zappatore o Sgarro alla camorra, ma basta espandere un po' il quadro di insieme per comprendere quanto la sua stretta territorialità e il suo essere legato ad un aspetto tanto peculiare della realtà napoletana non lo scagionino per forza dal pressappochismo della messa in scena.
Nonostante il discorso andrebbe espanso a molti degli altri titoli afferenti a quella rinascita della cine-sceneggiata a cavallo tra la metà dei Settanta e l'inizio degli Ottanta, il film di Brescia, che spesso collaborò con Merola, appare tirato via, privo di ritmo, ingolfato da alcune mancanze ascrivibili alla disattenzione registica come al montaggio, tutto al netto di quel ricorso all'eccesso da assolvere a priori perché base stessa di un tale sentire cinematografico. Accanto al mattatore, si muovono solidi professionisti e volti del cinema più popolare italiano del tempo come Aldo Giuffrè, Erika Blanc, Giorgio Ardisson e la coppia comica costituita da Antonio Allocca e Lucio Montanaro, nel breve ruolo di Scapricciatiello, Sergio Castellitto esordisce al cinema proprio qui.
Oltre all'Ave Maria di Schubert, eseguita nella scena più kitsch in assoluto, risuonano le note di Carcere, Napoli canta Napoli, Carcerato, Fronna 'e limone. Divertente notare quanto il concetto di evasione legato al canto faccia il paio con l'evasione vera e propria da un carcere. Solo per cultori.