Titolo internazionale | Beware! The Dona Ferentes |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario musicale |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Daniele Pezzi |
Attori | Michele Mazzani . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,99 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 23 giugno 2018
Il ritratto di Dona Ferentes, performer della scena musicale underground italiana, attraverso 10 anni di mezzi da ripresa.
CONSIGLIATO SÌ
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Beware! The Dona Ferentes è il risultato di una riflessione sul rumore, sia sonoro sia visivo. Il documentario è composto da una collezione di riprese video realizzate nel corso di dieci anni (dal 2008 al 2018) con diverse tipologie di mezzi da ripresa, dai telefoni cellulari agli smartphone, da fotocamere compatte a camcorder miniDV, per poi arrivare al 4k. L'insieme di questa eterogenea raccolta di documenti costituisce un ritratto, quasi cronologico, di Dona Ferentes, performer considerato tra i più "puri" della scena musicale underground italiana.
Chi apprezza la cosiddetta sperimentazione troverà sicuramente interessante questa antologia che mette in luce l'attività di ricerca di un performer che molto probabilmente raggiunge nelle esibizioni dal vivo effetti che purtroppo questa antologia celebrativa non riesce a restituire.
Il termine 'cosiddetta' è motivato dal fatto che ricerche simili su suoni, rumori, immagini esistono dagli albori della settima arte. Dove sta quindi la novità? Nel mutamento dei mezzi a disposizione di chi sperimenta più che nella vera scoperta innovativa. Il proporre un'ora di materiali diversi ha allora la funzione, utile per gli estimatori, di rivisitare un percorso molto personale.
Chi apprezza meno si troverà invece di fronte, quasi ironicamente, proprio a quanto citato dal performer che ricorda come Laocoonte avesse messo in guardia i troiani dall'accogliere in città quell'oggetto (il cavallo) che lui riteneva pericoloso. Ma la gente non gli prestò ascolto. Il timore in questo caso finisce con il risiedere in un altro cavallo di Troia che consiste nel rischio di farsi 'imporre' un apprezzamento per questo tipo di manifestazione artistica pena l'essere considerati non sufficientemente all'altezza. Nessun timore quindi: chi apprezzerà avrà buoni motivi per farlo ma chi non concorderà non ha ragioni per sentirsi culturalmente inferiore.