Titolo internazionale | The Wild Boys |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Bertrand Mandico |
Attori | Elina Löwensohn, Vimala Pons, Nathalie Richard, Sam Louwyck, Diane Rouxel Mathilde Warnier, Christophe Bier, Anaël Snoek, Pauline Lorillard, Margaux Fabre, Lola Creton, Felipe Salazar (III). |
Tag | Da vedere 2017 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 settembre 2017
Un gruppo di ragazzi commette un orribile crimine. Un capitano si prende carico di loro ma il rapporto diventa sempre più difficile.
CONSIGLIATO SÌ
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Cinque adolescenti di buona famiglia commettono un crimine terribile, comportandosi come una banda di selvaggi. La loro rieducazione viene affidata al capitano di una nave che ha metodi a dir poco barbarici per riportare i ragazzi sulla retta via. I cinque sognano un ammutinamento ma non sanno che la loro trasformazione, cominciata sotto l'egida del capitano, è destinata ad andare ben oltre le loro aspettative.
Il visual artist francese Bertrand Mandico, che ha all'attivo alcuni corti sperimentali selezionati a Cannes e a Venezia, si cimenta con il suo primo lungometraggio in cui travasa (lasciandolo abbondantemente tracimare) tutto il catalogo di immagini raccolte dal cinema e dall'arte, non solo contemporanea.
E se la trama contiene l'eco di Arancia meccanica come de Il signore delle mosche, visivamente Les Garcons Sauvages (ogni riferimento a Truffaut non è puramente casuale) sembra rifarsi soprattutto a La morte corre sul fiume, di cui ha assorbito l'andamento lisergico e quella malìa che ha molto a che fare con la seduzione del Male allo stato primario.
C'è un amore profondo da parte di Mandico per la Settima arte, da Genet a Fassbinder, dal precinema a Jean Cocteau, e un gusto entusiasmante per la sperimentazione visiva, così come per la ricerca filologia. Girato in un bianco e nero pastoso e allo stesso tempo trasparente alternato a parentesi di colore, Les garcons sauvages sorprende per la creazione minuziosa e dettagliata di un immaginario "lussereggiante e fetido" come la vegetazione dell'isola in cui i ragazzi approdano. Il folgorante incipit è già un indizio delle sorprese a venire, intuibili dalla scelta del cast ma che non riveleremo per non anticipare gli sviluppi della trama.
Al centro della storia, molto più che la violenza e il comportamento asociale, è l'identità, soprattutto maschile. Il capitano è per i ragazzi tanto un nemico quanto un esempio di mascolinità primordiale e dominante, che la depurazione dagli impulsi violenti, che passa anche attraverso una dieta fatta esclusivamente di vegetali pelosi e maleodoranti, sembra erodere, trasformandola nel suo segno contrario. La cura del regista investe tutte le aree di realizzazione del suo film: dalla scelta del commento sonoro, che "campiona" anche brani di musica classica, al montaggio che lavora sulla sovrapposizione e la ricomposizione delle immagini, dall'uso di effetti speciali evidentemente improntati all'artigianalità (e probabilmente alla povertà di mezzi) al preciso posizionamento delle luci. Se Les garcons sauvages non è del tutto convincente per originalità narrativa (nonostante si sforzi di essere provocatorio e disturbante) lo è invece grazie alla sua grande forza visiva e al potere di seduzione di immagini cui è molto difficile resistere (anche se, a tratti, richiedono stomaci forti).
Se interrotta, la voglia incalza, aumenta. Dell' oggi non gode, ha interessi a ritroso: sale chiuse, archivi spalancati, e le occasioni cinefile non mancano. Ci sono film non per tutti, ma che più di qualcuno dovrebbe vedere: trascurati, addirittura perduti, nel trantran festivaliero, che però non invecchiano, solo migliorano. Prima il lockdown, ora questa strana sospensione a cui siamo costretti, [...] Vai alla recensione »