The Gulf

Film 2017 | Drammatico +13 108 min.

Titolo originaleKörfez
Anno2017
GenereDrammatico
ProduzioneTurchia, Germania, Grecia
Durata108 minuti
Regia diEmre Yeksan
AttoriUlas Tuna Astepe, Ahmet Melih Yilmaz, Serpil Gül, Müfit Kayacan, Merve Dizdar Damla Ardal, Cem Zeynel Kiliç, Önem Piskin, Mesude Türkmen.
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,71 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Emre Yeksan. Un film con Ulas Tuna Astepe, Ahmet Melih Yilmaz, Serpil Gül, Müfit Kayacan, Merve Dizdar. Cast completo Titolo originale: Körfez. Genere Drammatico - Turchia, Germania, Grecia, 2017, durata 108 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,71 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 30 maggio 2022

Un vagare attraverso il paesaggio della Turchia contemporanea. Un'erranza smemorata mentre navi di greggio bruciano al largo, fra memorie perdute e insurrezioni che covano.

Consigliato sì!
2,71/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 2,91
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Trailer
Una metafora della condizione politica di una nazione, la Turchia, sempre più soffocata da un regime assolutista.
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 4 settembre 2017
Recensione di Giancarlo Zappoli
lunedì 4 settembre 2017

Selim torna nella sua città natale, Izmir. Riluttante a fare piani per il futuro, vaga per la città ripercorrendo il proprio passato: la famiglia, i compagni di scuola, un'ex amante. S'imbatte anche in Cihan, un fantomatico compagno del servizio militare, un perdigiorno dallo strano carisma. Gli abitanti, compresi i suoi familiari, iniziano ad abbandonare la città a causa di una penetrante esalazione provocata da un misterioso incidente marittimo. Selim deve decidere cosa fare.

Emre Yeksan alla sua opera prima realizza un film che non è certamente finalizzato a mettersi in buona luce nella considerazione di chi governa attualmente il suo Paese, la Turchia.

L’intera vicenda infatti può (si potrebbe dire ‘deve’) essere letta come una metafora della condizione politica di una nazione che è stata all’avanguardia nella modernizzazione democratica nel secolo scorso e ora sembra progressivamente cadere nelle spire soffocanti di un regime sempre più assolutista. Quello che Yeksan teme di più però non è tanto il Potere in sé (i poliziotti fermano Selim ma poi lo rilasciano perché neanche loro sanno bene che cosa chi comanda si attenda da loro) quanto la sottomissione indifferente a cui le persone si lasciano progressivamente andare.

Man mano che l’esalazione si espande a tutti, a partire dai suoi familiari, decidono di fare finta di nulla proteggendosi tutt’al più con mascherine antismog e, chi può, con maschere antigas. Nessuno cerca di andare alla radice della questione e anche se qualcuno mugugna tutto si ferma lì. Potrebbe sembrare una presa d’atto sconsolata di un comportamento sociale (purtroppo non solo appannaggio della Turchia) sempre più diffuso ma Yeksan va oltre, identificandosi con Selim. Il quale non indossa maschere e si guarda intorno decidendo di uscire dalla cantina in cui si è un po’ autorecluso grazie anche agli stimoli che gli provengono dal misterioso pseudo commilitone di cui non ricorda nulla.

In fondo per lui si tratta di ricominciare tutto da capo, sia sul piano del lavoro (non ha accolto l’invito a rientrare nell’azienda paterna) che su quello dei rapporti con l’altro sesso. Con la ex che ritrova dopo tanti anni e che ora è sposata, consuma finalmente un rapporto che prima non avevano osato portare fino in fondo. Può permettersi di tenere lo stesso atteggiamento con la società che lo circonda rifiutando senza proclami il conformismo dilagante. Tutto questo (che non è poco intendiamoci) risente di però di una messa in scena che tende a ‘spiegare’ un po’ troppo e anche ad utilizzare elementi (vedi la tartaruga) che danno l’impressione di voler assurgere al simbolismo senza però riuscirvi. Le premesse però ci sono tutte e Yeksan merita di essere tenuto d’occhio nelle sue opere future.

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