Titolo originale | Es war einmal in Deutschland… |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Lussemburgo, Belgio |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Sam Garbarski |
Attori | Moritz Bleibtreu, Antje Traue, Mark Ivanir, Tim Seyfi, Hans Löw Anatole Taubman, Pál Mácsai, Vaclav Jakoubek, Jeanne Werner, Jean-Marc André, Jale Arikan, Joachim Paul Assböck, Joel Basman, Jeff Burrell, Harvey Friedman, Claude Garbarski, Tania Garbarski, Éric Gigout, Heike Hanold-Lynch, Fabienne Elaine Hollwege, André Jung, Christian Kmiotek, Frank-Michael Köbe, Anna König, Joshio Marlon, Jeffrey Mittleman, Agnieszka Paschke, Jean-Paul Raths, Frank Sieckel, Bettina Stucky, Peer-Uwe Teska, Oleg Tikhomirov. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,05 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 dicembre 2018
L'ufficiale americano Sara Simon è sulle tracce di David e dei suoi sei amici, sopravvissuti all'Olocausto e in cerca di una nuova vita verso l'America.
CONSIGLIATO SÌ
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Nella Francoforte distrutta dalla Seconda guerra mondiale appena conclusa, un gruppo di ebrei sopravvissuti ai lager cercano un modo per raccogliere sufficienti risorse per emigrare per sempre dalla Germania salpando per gli Stati Uniti, la terra della libertà. Guidati dal furbo affabulatore David Bermann, gli amici inizieranno l'inedito commercio porta-a-porta di biancheria nuova per la casa, artigianalmente confezionata come da tradizione della famiglia Bermann, esperta nel settore. Mentre l'iniziativa fiorisce, un ostacolo sembra poter mandare tutto all'aria: alcuni sospetti rispetto al passato di David, che inducono a pensare fosse un collaborazionista coi nazisti.
Una risata vi salverà la vita. All'opposto del macabro e famoso detto tratto da Scary Movie 3, l'idea che sottende l'impalcatura del nuovo film di Sam Garbarski è interamente racchiusa nel doppio "momento" del ridere: da una parte per sopravvivere in un lager, dall'altra per esserne usciti vivi.
Ispirato al romanzo semi-autobiografico di Michel Bergmann (Teilacher), Es war einmal in Deutschland appartiene al genere della commedia-fiaba ebraica a partire dal suo titolo letteralmente tradotto nel classico incipit favolistico, C'era una volta in Germania. Per motivi di semplificazione commerciale, il distributore internazionale ha optato per un più prosaico Bye bye Germany, che tuttavia smarrisce la poesia dell'originale. Sorridere, se non addirittura ridere, attorno al più grave sterminio di massa del XX secolo non può che riferire all'universo fiabesco, da sempre fedele alleato di un rimosso da sostituire con un "altrove" attinto dalla fantasia.
La forza del racconto portato con capacità sullo schermo da Garbarski gode addirittura di una tripla sovversione fra realtà e finzione, giacché si basa non solo interamente sulla Parola (un classico del narrare ebraico) ma riesce a far sembrare falso (o falsato) ciò che invece corrisponde a verità. Ciò si concentra totalmente nel personaggio/corpo commediante del protagonista David (un ottimo Mortiz Bleibtreu), l'affabulatore per eccellenza, in cui si dissimula il sopraddetto confine di cui si nutre il film. Lo spettatore è dunque chiamato a un atto di fede rispetto ai racconti che Bermann propone all'agente speciale dell'esercito americano
Sara Simon, incaricata di scoprirne innocenza o colpevolezza rispetto alle accuse di collaborazionismo. La giovane donna, ab origine figlia di ebrei tedeschi fuggiti alla vigilia delle leggi razziali, ha studiato legge negli States e rappresenta lo specchio incredulo di una verità troppo atroce per poter essere tale. L'esigenza di una fuga lontano è un sintomo che accomuna i superstiti delle stragi di tutti i tempi, come pure il profondo senso di colpa nutrito nei confronti di chi non ce l'ha fatta: Garbarski, col suo cinema lieve ma non banale, tenta al meglio possibile di restituire il "portato" problematico dei suoi bellissimi personaggi, rispettando di non indagare laddove ne sente l'inopportunità. Il film è anche interessante dal punto di vista linguistico: un universo post-war circoscritto e pressoché inedito che fa sorridere e riflettere sul dolore.
Purtroppo Es war einmal in Deutschland, ovvero C’era una volta in Germania, si trasforma, per oscure ragioni commerciali e di distribuzione, improvvidamente in Bye bye Germany, facendo perdere al film gran parte del suo significato. Nelle ulime parole dell’affabulatore, protagonista e narratore della storia, interpretato da Moritz Bleibtreu, c’è una vena sarcastica [...] Vai alla recensione »