Titolo originale | Eldfjall |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca, Islanda |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Rúnar Rúnarsson |
Attori | Þorsteinn Bachmann, Theódór Júlíusson, Margrét Helga Jóhannsdóttir, Elma Lísa Gunnarsdóttir . |
Tag | Da vedere 2011 |
MYmonetro | 3,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 ottobre 2011
Theódór Júlíusson interpreta Hannes, un uomo che cerca di trovare un senso alla sua esistenza nel periodo del crepuscolo.
CONSIGLIATO SÌ
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Andare in pensione dopo 37 anni di lavoro sembra ad Hannes, bidello in una scuola, la fine di tutto. Non ha amici, non ha grandi passioni, ha lasciato appassire il sogno di tornare a vivere sull'isoletta abbandonata da giovane in seguito alla distruttiva eruzione di un vulcano. I suoi rapporti con i figli sono pessimi e pure dalla moglie sembra essersi molto allontanato. Il giorno dopo la festa di addio tenta il suicidio, ma si ravvede in tempo. La sera all'improvviso ritorna la passione tra i due coniugi, ma l'indomani a tavola la donna ha un infarto con conseguenze molto gravi. Vedendola costretta a letto priva di conoscenza e senza speranza, il marito decide di portarsela a casa per assisterla. Impara ad accudirla con amore, come non aveva mai fatto. Sfinito dal dolore di averla in quello stato, la soffoca con dolcezza all'ennesimo pianto irrefrenabile di lei. Il tempo della malattia serve ad Hannes per fare pace con i figli e trasmettere al nipotino la passione per il mare.
Il debutto dell'islandese Runar Runarsson, già candidato all'Oscar con uno dei suoi cortometraggi, è il più che convincente ritratto di un uomo e di una condizione. Chiudere con il lavoro può apparire chiudere con la vita, lasciarsi andare del tutto, soprattutto se ci si sente soli e ci si è dedicati anima e corpo alla professione (Hannes conosce a fondo i suoi ragazzi e nella scena d'apertura istruisce il suo sostituto su come comportarsi con loro). Il regista, con l'ironia nordica e l'asciuttezza e il controllo di un veterano, mette in scena senza patetismi, senza luoghi comuni, con un realismo che diventa quasi magico grazie alla riscoperta dell'amore. Un racconto giocato sui dettagli, dove le parole non abbondano ma i gesti contano molto. Esemplare l'evolversi del rapporto con il nipote, che prima riprende infastidito mentre gioca e cui lascia la vecchia barca di famiglia. Basta grattar via insieme la vernice vecchia dalla fiancata dell'imbarcazione da riparare per creare un legame, una trasmissione di conoscenze e di emozioni tra le generazioni. La macchina da presa discreta fa entrare in empatia con un anziano al quale è impossibile non affezionarsi e non condividere le sue scelte anche estreme.