Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania, Germania |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Cãlin Peter Netzer |
Attori | Victor Rebengiuc, Mimi Branescu, Camelia Zorlescu . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 gennaio 2010
Ion è un vecchio mal sopportato dai famigliari a causa di vecchi errori. Un giorno viene insignito di una medaglia al valore militare e si convince di poter rimediare ai propri torti. Ma l'errore è dietro l'angolo. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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A settantacinque anni, Ion vive nell'indifferenza silenziosa e carica di rimprovero della moglie e nell'insistenza del vicino condomino che vorrebbe scucirgli le spese di amministrazione. Il figlio Cornel, emigrato in Canada, gli serba rancore da quando, anni prima, il padre gli impedì di lasciare la Romania comunista, e non s'interessa più a lui né dà notizie di sé. Un giorno, però, Ion si vede consegnare dal ministero della difesa una medaglia al valore per le imprese eroiche compiute durante la seconda guerra mondiale e improvvisamente sembra ritrovare l'orgoglio e la voglia di riconquistare la stima della propria famiglia.
Non vi sono più molti dubbi riguardo all'esistenza di una vera e propria scuola rumena, non importa se i suoi autori provengano o meno dagli stessi banchi, quel che è certo è che la voglia di raccontare, le lenti indossate, il linguaggio adottato sono comuni ad una nuova generazione di cineasti e costituiscono una cinematografia vitale e proficua, che guarda indietro ma procedendo in avanti.
Qui come altrove recentemente, perciò, si ironizza sui lasciti della pesante burocrazia del vecchio regime sulla mentalità del popolo (l'ironia, per esempio, che vede Ion promosso da sergente a tenente sessant'anni dopo i fatti o, tout court, gli improbabili meriti antifascisti in questione) e si rivela il divario culturale enorme che separa la generazione dei padri da quella dei figli.
La struttura narrativa non può che essere quella del paradosso, meglio ancora se avvitato intorno ad una questione di identità, con al centro un oggetto -la medaglia- che funge da catalizzatore, perde la sua natura materiale, si gonfia di simbolico, per tornare solo alla fine alle sue reali e meschine dimensioni.
Il pensiero va immediatamente ad Umberto D, anche per l'ottima direzione degli attori e per la prova di Victor Rebengiuc, ma questo neo realismo rumeno è venato di bonario sarcasmo e fugge a gambe levate dalla tragedia. A ben guardare, poi, Medalia de onoare si potrebbe dire di verso uguale e contrario al film di De Sica: là una dignità ingombrante, qui una repentina, comica disponibilità a perderla; là un capolavoro, qui molto ma molto meno.