Anno | 1998 |
Genere | Fantascienza |
Produzione | USA |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Christopher Kulikowski |
Attori | Christopher Stapleton, Michael Otis, David Jean Thomas, Micheal DiMaggio, Colin Whelan Markus Botnick, Christopher Heltai, Ted Wycech, Newcomb Barger, Miguel Rueda. |
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CONSIGLIATO N.D.
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L'Uomo, proprietario di una fattoria dove vive con la giovane Moglie, viene sedotto da un'affascinante Donna di Città, che lo persuade ad uccidere la Moglie annegandola nel lago e simulando un incidente. Ma proprio nel momento in cui sta per compiere il suo gesto omicida, l'Uomo si pente e riscopre l'amore per la Moglie; così, i due coniugi trascorrono una giornata insieme nella grande città. Prima produzione americana del regista Friedrich Wilhelm Murnau, indiscusso maestro dell'espressionismo tedesco, Aurora rappresenta uno dei massimi capolavori nella storia del cinema muto. Sceneggiato da Carl Mayer sulla base di un racconto di Hermann Sudermann, il film di Murnau (prodotto dal magnate di Hollywood William Fox) è un classico che rimane ancora oggi ineguagliato per la sua straordinaria forza espressiva, per l'acuto lirismo della storia raccontata e per la sua sorprendente capacità di asservire la macchina da presa alle necessità del linguaggio cinematografico, con l'uso dei sottotitoli ridotto al minimo e lo splendido commento musicale di Hugo Riesenfeld ad accompagnare le immagini. La pellicola di Murnau può quasi essere assimilata ad una sinfonia in tre tempi, in cui ad una prima ed una terza parte dai toni tragici fa da contrappunto un'ampia sezione centrale - quella ambientata nella città - in cui il pathos è stemperato dal registro da commedia e da parentesi di assoluta comicità (come la caccia al maialino). La struttura narrativa del film (sottotitolato Canzone di due esseri umani) è incentrata sulla dicotomia fra i due opposti poli femminili fra i quali si trova scisso il protagonista (George O'Brien): la Moglie (Janet Gaynor), dolce, amorevole e mansueta, autentica personificazione della serenità familiare e dell'ideale di vita piccolo-borghese; e la Donna di Città (Margaret Livingston), affascinante, sofisticata e pericolosamente tentatrice (magistrale il piano sequenza che descrive l'incontro fra l'Uomo e la sua amante nella palude, in una scena percorsa da un sotterraneo erotismo). L'intermezzo fra la parte iniziale e finale, costituito dall'avventurosa gita in città dei due protagonisti, corriponde ad un tuffo nel caotico e frastornante mondo moderno, che contribuirà al recuperato idillio fra l'Uomo e la Moglie e alla riaffermazione dei valori domestici. In compenso, il prologo e l'epilogo sono attraversati da una fortissima vis drammatica, che raggiunge il suo apice con la furiosa burrasca scoppiata durante il ritorno a casa, inevitabile preludio all'happy ending con il ricongiungimento dei due coniugi alle prime luci dell'alba. Oltre al raffinatissimo bianco e nero di Charles Rosher e Karl Struss, l'altro grande punto di forza del film è nel carattere innovativo della regia di Murnau, che sperimenta in maniera rivoluzionaria le possibilità di movimento della cinepresa e la profondità di campo. Alla prima edizione degli Academy Award, Aurora si aggiudicò tre premi Oscar: miglior attrice (la ventunenne Janet Gaynor), miglior fotografia ed un riconoscimento speciale per la produzione artistica. Rifatto nel 1939 in Germania con Verso l'amore.