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Il cinema è ancora un mondo dominato dagli uomini? L'Italia dice no!

Alle donne non restano che i ruoli secondari e l'obbligo all'eterna gioventù. Ma i film italiani fanno ben sperare ad un cambio di rotta.
di Francesca Ferri

La regista Valeria Golino insieme a Valentina Cervi e Jasmine Trinca durante il photocall di Euforia al Festival di Cannes.
venerdì 15 giugno 2018 - News

Il cinema è ancora un mondo prodotto, dominato, pensato e interpretato da uomini. Alle donne non restano che i ruoli secondari e l'obbligo all'eterna gioventù. Ma i film italiani fanno ben sperare. Lo confermano i risultati della prima ricerca Nuovoimaie, l'Istituto per la tutela degli Artisti Interpreti ed Esecutori, realizzata sul mondo dell'audiovisivo in relazione ai ruoli interpretati da donne e uomini. La ricerca analizza 63.235 opere di 84 Paesi per un totale di 315.617 ruoli. Quello che risulta è che i ruoli interpretati da comprimari femminili sono 160.378 (33,77%) contro i 314.602 degli uomini (66,23%). Più o meno simile la differenza per i ruoli da attori primari: le donne ne occupano 98.412 (37,30%), gli uomini 165.458 (62,70%). In totale quindi le parti maschili sono circa il doppio delle parti femminili. Se questi dati scattano una fotografia allarmante dell'industria cinematografica internazionale, il panorama italiano sorprende positivamente.

L'Italia, tra i Paesi selezionati, è quello in cui la forbice, stimata al 22,96%, tra ruoli occupati dalle donne e dagli uomini, è meno accentuata. In totale i ruoli femminili sono 121.573 (38,52%) contro i 194.044 (61,48%) maschili.
Francesca Ferri

I Paesi in cui le differenze tra uomini e donne sono maggiori, a vantaggio dei ruoli maschili, sarebbero i Paesi Bassi (+48,16%), seguiti dagli Stati Uniti (+45%), al centro delle polemiche sulle differenze di genere nell'ultimo anno. A seguire in questa classifica discriminatoria, il Regno Unito, la Francia, la Russia, la Svezia, il Canada, la Germania e la Spagna, l'unico Paese ad avvicinarsi ai livelli dell'Italia.
La ricerca Nuovoimaie prende, inoltre, in considerazione le fasce d'età per valutare se e quanto la discriminazione di genere cambi nel tempo. Evidentemente dai dati risulta che essere giovani per le donne corrisponde a una maggiore possibilità lavorativa.
Se nella fascia d'età compresa fino ai 17 anni i ruoli da comprimari femminili rappresentano il 41,94% contro il 58,06% dei ruoli maschili, la differenza si riduce molto nella fascia d'età tra i 18 e i 34 anni, per poi crescere di nuovo man mano che l'età aumenta. Il cinema, dunque, trova interessanti le donne soltanto durante la gioventù, disinteressandosi gradualmente a loro man mano che avanzano le rughe.
Dal punto di vista del periodo storico, invece, è emerso che il divario tra ruoli femminili e maschili è rimasto molto accentuato fino agli anni '60, quando la differenza si attenua leggermente, ma è negli anni '80 che si registrano notevoli conquiste per le donne. Dal 2000 al 2017, infine, si segnala ancora qualche timido passo verso l'eguaglianza: 37,50% ruoli femminili contro il 62,50% maschili.
Pur rispecchiando l'andamento generale, il cinema italiano si afferma, tuttavia, tra i più aperti nei confronti delle donne in questo panorama della discriminazione femminile di cui sono campioni gli Stati Uniti.


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