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Hong Kong International Film Festival, una finestra sul mondo

250 film da 55 Paesi diversi per la 42esima edizione del festival, in programma da oggi fino al 5 aprile.
di Emanuele Sacchi

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lunedì 19 marzo 2018 - Festival

Uno degli appuntamenti cruciali del circuito internazionale dei festival cinematografici, l'Hong Kong International Film Festival apre la sua 42.ma edizione. 250 i film, provenienti da 55 Paesi diversi. Un tempo l'HKIFF era il luogo d'elezione per un excursus sulla stagione cinematografica di Hong Kong, allora terza industria cinematografica nel mondo. Oggi che la cinematografia in lingua cantonese rappresenta, per ragioni storiche, politiche e culturali, un fenomeno sempre più marginale, HKIFF è sempre più una finestra sul mondo, un'occasione per recuperare gemme prelevate dai festival europei - qualche nome? Foxtrot, L'insulto, Morto Stalin, se ne fa un altro, Un sogno chiamato Florida (guarda la video recensione) - e per proporre prime mondiali dell'Estremo Oriente.
È il caso, quest'ultimo, dei due titoli scelti per l'apertura del festival: Omotenashi, nuovo film del talento emergente Jay Chern (Dawn/Spring, Warmth), di nazionalità taiwanese-americana, e un debutto, il thriller del taiwanese Maren Hwang Xiao Mei. Quest'ultima, transitata alla Berlinale, è una suggestiva opera sull'alienazione contemporanea, sulla improvvisa e inspiegabile sparizione di una ragazza ai più "invisibile".

A chiudere il festival sarà un veterano, l'ottantaseienne Yamada Yoji, regista di The Twilight Samurai e della interminabile serie sulle avventure del loser Tora-san (la più lunga di sempre, 48 film).
Emanuele Sacchi

Il film è What a Wonderful Family! 3: My Wife, My Life, episodio di una nuova saga familiare a cui il maestro si è dedicato negli ultimi anni: una riflessione, in forma di commedia leggera, sulla disgregazione della famiglia e dei valori tradizionali, in Giappone e non solo.
Le retrospettive sono dedicate a Brigitte Lin, la diva taiwanese che ha impreziosito i capolavori di Patrick Tam e Wong Kar-wai e che a fine aprile farà tappa al Far East di Udine, e a Ishmael Bernal, pilastro della New Wave filippina negli Anni Settanta, a cui molto devono autori come Lino Brocka e Mike De Leon. Spazio anche alla Germania di ieri e di oggi: Werner Herzog terrà una masterclass e sarà oggetto di un focus, mentre Transit di Christian Petzold è il titolo scelto per il galà dei premi. Nella densa sezione pan-cinese sulle opere più importanti della stagione di Hong Kong, Cina e Taiwan, menzione d'onore per il capolavoro di Ann Hui, Our Time Will Come, dramma storico che ha il respiro dei classici.


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