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Oliver Parker

Oliver Parker è un attore inglese, regista, produttore, sceneggiatore, montatore, è nato il 6 settembre 1960 a Londra (Gran Bretagna). Al cinema il 6 giugno 2024 con il film The Great Escaper. Oliver Parker ha oggi 63 anni ed è del segno zodiacale Vergine.

L'importanza di conoscere Oscar Wilde

A cura di Fabio Secchi Frau

Se William Shakespeare sta a Kenneth Branagh come il cacio sui maccheroni, si potrebbe dire similmente anche per Oscar Wilde e Oliver Parker. Qualcuno, poco entusiasta delle opere, di questo regista ci scherza su dicendo che Oscar Wilde sarà l'unico Oscar che Oliver Parker possa mai prendere in vita sua, ma lui se ne cura poco e continua a furoreggiare portando sui grandi schermi le opere di questo genio della letteratura da "Un marito ideale" a "L'importanza di chiamarsi Ernesto", lavorando a stretto contatto con quello che lui reputa i più grandi attori inglesi contemporanei: Rupert Everett e Colin Firth. Estremamente british, Oliver Parker cerca di avvicinare al pubblico il cinismo britannico, confezionandolo con scenografie eleganti, ambienti ideali dove far crescere e germogliare ipocrisie, falsità e complessi. Il rischio è però quello di creare pellicole troppo asfissianti e di perdere quella finezza che viene barattata per il "piattume" realistico. Enfatico, più vicino al gusto medio che al gusto alto, ha uno stile di ripresa quasi pubblicitario.

Gli inizi come attore e l'incontro con Clive Barker
Figlio della scrittrice Lady Gillian e dell'imprenditore Sir Peter Parker, Oliver Parker nasce e cresce (così come suo fratello l'attore Nathaniel Parker) all'interno di ambiente colto che predilige l'arte come forma più alta nella comunicazione di se stessi. Condividendo la passione per la recitazione con il fratello, esordisce come attore prima in teatro, poi in televisione, partecipando a qualche telefilm come A Very Peculiar Pratice (1986) o a qualche film tv come Nemesi (1987) di David Tucker. Trasferitosi in America in cerca di fortuna, recita un piccolissimo ruolo nella serie Matlock (1987), ma è l'incontro con l'horror e in particolare con lo scrittore Clive Barker a cambiare completamente la sua vita. Follemente affascinato dalla figura di questo autore, recita per lui ne Hellraiser (1987, cui seguirà anche Hell Bound - Hellraiser II - Prigionieri dell'Inferno del 1988, seppur con un altro regista) e il bellissimo Cabal (1990) con David Cronenberg nell'eccezionale veste di attore, dove Parker avrà l'occasione di diventare il viscido e pericoloso mostro Peloquin, simbolo della pellicola e protagonista della locandina del film! Tornato in Inghilterra, dopo qualche altra esperienza nella recitazione con Suore in fuga (1990) e Agatha Christie - Poirot (1991), diventa uno dei protagonisti del telefilm Casualty (1993-1994).

La carriera da regista
Ed è a questo punto, che decide di passare oltre e diventare un regista, dirigendo Kenneth Branagh, Laurence Fishburne, Irène Jacob e Michael Sheen, ma anche suo fratello Nathaniel, nella trasposizione cinematografica di Othello (1995). Il risultato è a dir poco misero. Ci riprova, affidandosi questa volta a Oscar Wilde, con un successo leggermente migliore ne Un marito ideale (1999) con Minnie Driver, Rupert Everett, Julianne Moore e Jeremy Northam impegnati negli intrighi di un uomo polito che non vuole perdere la propria reputazione. Nominato ai BAFTA per la migliore sceneggiatura non originale, visti i presupposti, continua a battere il chiodo finché è caldo e sceglie un'altra opera di Wilde da trasporre sul grande schermo: la commedia L'importanza di chiamarsi Ernest (2002) ancora con Rupert Everett, del quale si infatuerà artisticamente al punto da affidarle ben due ruoli (quello della brutta copia di Camilla Parker-Bowles Camilla Fritton e di Carnaby Fritton) nella commedia tratta dall'omonimo fumetto nero di Ronald Searle St. Trinian's (2007). Citiamo anche Fade to Black (2006) con Christopher Walken, trasposizione cinematografica del romanzo di Davide Ferrario "Dissolvenza al nero" e il deludente Dorian Gray, con Ben Barnes e Colin Firth. Viene quasi da pensare, vedendo i titoli e le scelte fatte da questo regista, che la sua filmografia sia costituita essenzialmente dalla trasposizione di testi sublimi nel senso romantico del termine, dove la cattiveria e ciò che normalmente la gente trova triste e malinconico sono motivi fulminanti di allegria e leggerezza, fra folgoranti ambiguità sociali e morali, dimostrando al pubblico che gli inglesi, oltre a essere pomposamente britannici, sono in grado di crogiolarsi nell'ossessione della loro perfetta ipocrisia e nella smania delle loro malignità e canagliate. Ma nel 2011 sceglie inaspettatamente di dirigere Rowan Atkinson, alias Mr. Bean, nel nuovo capitolo delle avventure della spia Johnny English in Johnny English - La Rinascita. Purtroppo questa action comedy non soddisfa le aspettative.

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Drammatico, (Gran Bretagna - 2009), 112 min.
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