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Questo film di Moretti può sembrare banale e a tratti slegato, confuso, a volte pure un po' incoerente. Ma ha in esso una forza riflessiva ed emotiva che va aldilà della forza delle immagini o della purezza dei dialoghi. Lascia qualcosa dentro che ha uno strano retrogusto amaro . Un deja-vu. Un che di già vissuto che ci appartiene direttamente o indirettamente. La malattia della madre viene narrata magistralmente, interpretata superbamente, intimamente vissuta. Ed è questa la vicenda che ci deve interessare, che dobbiamo sentire nostra. L'altra storia (quella della regista che sta girando un film mediocre, con un interprete vanaglorioso ed inutile e che non sta procedendo nel giusto verso ), io l 'ho vista più come una metafora , o meglio una critica, di un certo tipo di cinema di fattura televisiva . Un cinema ( o una televisione ) completamente staccato dalla realtà , banale, sempliciotto , perfino un po' volgare. Un cinema da cui scappare per rifugiarsi tra le braccia di una madre o di un fratello. Bellissime le interpretazioni di Margherita Buy e di Giulia Lazzarini. Bravo anche Moretti con la sua recitazione misurata e mai invadente. I dialoghi, al contrario di altri, gli ho trovati molto belli: reali, intelligenti, ma soprattutto molto vicini, molto intimi. Bellissimo il finale, che qui non sto certo a svelare, ma che ho trovato di altissima intensità emotiva e di una commovente lucidità. Un film che aiuta a riflettere, a ricordare il passato più intimo, a versare una minuscola lacrima sui nostri personali lutti. Laicamente, con serenità, in pace con se stessi.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
