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L'occasione per un grande rappresentare che si allineasse con il robonte del colossal moderno sarebbe stata grande e allettante per qualunque regista hollywoodiano (la catastrofe addirittura universale, gli animali e la natura in generale, l'uomo che combatte per il suo sopravvivere), ma, al contrario, nel film domina una dimensione del narrato che definisce il senso di un silenzio metafisico. Un silenzio che apre alla percezione dello spirituale che il film sa trasmettere nella splendida cornice delle immagini nuove e straordinarie, nell'appropriato commento sonoro e nel recitato degli interpreti, tutti grandissimi (a mio parere Russel Crowe raggiunge l'inarrivabile John Huston del sontuoso "La Bibbia" del 1966 dello stesso John Huston), gli attori evidentemente coinvolti nell'ispirato del regista. Il contenuto è quello del Genesi biblico ed è ben noto, anche attraverso il trascorso della filmografia biblica, perciò lo taccio, anche se esso in questo film viene riscritto vestendosi di nuovo intuito (il doppio tronco dell'albero dell'Eden, il mango pulsante invece della mela, i primi Adamo ed Eva vestiti di luce, il bosco che sorge miracolosamente dalla cenere vulcanica per dare legna alla costruzione dell'arca, il re della terra che penetra furtivamente nell'arca tentando di corrompere il cuore del figlio di Noah Cam affinché uccida il padre, gli animali addormentati da un fumo oppiaceo, gli angeli caduti pietrificati ma dal cuore di luce che aiutano a costruire e poi a proteggere l'arca dall'assalto degl'uomini imbestialiti così redimendosi al loro cielo dell'origine, ecc. ecc; le novità sono davvero molte e lascio allo spettatore il piacere di scoprirle). Lo spirituale non è materia e colmi di questa verità si esce silenziosi dalla sala cinematografica, silenziosi per non turbare il fermentare della traccia che il film ha segnato nell'interiore. Sono i registi come Darren Aronofsky che aprono la speranza del perpetursi del cinema come arte del rappresentare (nel senso letterale dell'immagine immediata e non soltanto intellettiva, cioè nel senso che Fellini e Kurosawa seppero dargli) oltre che del puro dire per rappresentare (per questo sono ben più efficaci i libri e, in un certo senso, anche il teatro).
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vapor
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martedì 15 aprile 2014
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tutto nell'universo è materiale
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La contrapposizione tra spirituale e materiale non è da riferirsi alla natura delle cose in sè, sono due categorie che rappresentano i poli estremi della realtà ma non si escludono a vicenda. Ogni cosa nella Vita è materiale; esiste però una scala di materialità, dalla più sottile alla più grossolana, che gli antichi dividevano in più gradi, il più alto dei quali era occupato dalla materia più cosciente,in seguito assimilata allo Spirito(il "soffio" creatore, il "vento" che tutto regge) mentre il più in basso era secondo questo pensiero occupato dalla materia inerte, dotata del grado più basso di coscienza. Ciò che si definisce spirituale non solo è perfettamente materiale, ma è piuttosoto il grado più evoluto della materia, ovvero molto più materiale! Questo secondo il pensiero degli antichi.
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La contrapposizione tra spirituale e materiale non è da riferirsi alla natura delle cose in sè, sono due categorie che rappresentano i poli estremi della realtà ma non si escludono a vicenda. Ogni cosa nella Vita è materiale; esiste però una scala di materialità, dalla più sottile alla più grossolana, che gli antichi dividevano in più gradi, il più alto dei quali era occupato dalla materia più cosciente,in seguito assimilata allo Spirito(il "soffio" creatore, il "vento" che tutto regge) mentre il più in basso era secondo questo pensiero occupato dalla materia inerte, dotata del grado più basso di coscienza. Ciò che si definisce spirituale non solo è perfettamente materiale, ma è piuttosoto il grado più evoluto della materia, ovvero molto più materiale! Questo secondo il pensiero degli antichi. Riguardo al film invece mi sembra che ti sia esaltato un po' troppo per il film che è francamente, ma se ti è piaciuto vabè.
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