"Batman - The Dark Knight", complice il solito cast veramente stellare ed anche la prematura scomparsa dello straordinario Heath Ledger che nel film interpreta Joker, ha riscosso grandissimo successo e incassi record al botteghino, nonché numerose entusiastiche recensioni.
Eppure questo Batman non convince fino in fondo, né rispetto alle geniali trasposizioni cinematografiche di Tim Burton, né rispetto al precedente episodio girato dallo stesso Nolan nel 2005: l'accozzaglia di scene d'azione caotiche, super scure, super veloci, super tecnologiche che già avevano fatto capolino nel finale di "Batman begins", rovinandolo, qui imperversano dall'inizio alla fine del film producendo un vero e proprio senso di indigestione e fastidio visivo, anche per lo sforzo di dover scrutare nell'oscurità dello schermo nel tentativo, spesso vano, di decifrarne le immagini. Poi un prevedibile susseguirsi di riflessioni di psicologia spicciola su Batman eroe-antieroe: già visto, già sentito, e molto meglio, nel precedente episodio. Anche la discesa nell'abisso dell'impavido e brillante Harvey Dent / Due Facce risulta intrisa di prosaicità ed in ogni caso, oltre al trucco della mezza faccia deturpata, delude anche la sbrigativa dipartita del procuratore di Gotham proprio nel momento in cui sarebbe stato interessante seguirne la trasformazione.
L'unico segnale di vera originalità, a mio avviso, sta nell'aver proposto il Joker come incarnazione del caos, personaggio totalmente psicopatico, dionisiaco-demoniaco nella sua efferatezza. Un antagonista a metà tra insensatezza e nichilismo totale, a partire dalla sarcastica ferocia esibita nella prima rapina in banca (sorta di matrioska della morte e del vuoto) e dalla pluralità e frammentarietà di storie che il Joker stesso inventa sulla propria origine di 'mostro', come un infinito prodursi di agghiaccianti anime nere che convivono però tutte in una sola estrema persona-maschera, fino al tabù più grande in un'epoca in cui il denaro è considerato una divinità: appiccare il fuoco ad un'enorme montagna di dollari, beffardo 'tirannicidio' rituale. Per quanto riguarda l'interpretazione di Ledger, che molti hanno giudicato superiore a quella di Nicholson del 1989 (sono già passati quasi 20 anni!!!), andrebbero considerati un paio di fattori importanti: il primo è che la figura del Joker è letta in maniera molto diversa da Nolan e da Burton, per cui è improprio fare paragoni che poi finiscono per risultare semplicistici. Il secondo è che quando un attore estremamente talentuoso come Ledger muore a neanche trent'anni tragicamente, di overdose in questo come in vari altri casi, scatta quasi automaticamente la consacrazione nell'olimpo degli attori e le ultime interpretazioni vengono considerate le migliori. Questo Joker di Ledger è sicuramente la sua ennesima grande prova di attore ma forse il suo masterpiece interpretativo rimane Ennis del Mar di "Brokeback Mountain".
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