Il cavaliere oscuro |
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Un film di Christopher Nolan.
Con Christian Bale, Heath Ledger, Gary Oldman, Michael Caine, Aaron Eckhart.
continua»
Titolo originale The Dark Knight.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 152 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 23 luglio 2008.
MYMONETRO
Il cavaliere oscuro
valutazione media:
4,07
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Joker è il Male che non accetta spiegazionidi FaberFeedback: 0 |
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venerdì 5 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
The music is over. Esistono rumori elettrizzati, funerei tamburi, alterazioni melodiche. Chicago diventa Gotham, e Gotham si trasforma nella Roma di Nico D’Alessandria, nella Londra di Sweeney Todd, ma senza nessun canto, nessuna artificialità favolistica, nessun epicentro poetico. Gotham è oggi. Gotham è la strada della paura, l’inferno dell’indifferenza, i suoi abitanti sono animaletti grigi, rumorosamente sordi, inconsistenti, bidimensionali. I cittadini di Gotham sono la terza generazione di Fassbinder, con in meno la rabbia rivoluzionaria, la sovversione vivificante. Sono cadaveri lavoratori, infantilmente manipolabili. Anche gli epigoni di Batman sono super-ominidi raffazzonati, che necessitano di un dittatore illuminato. Appunto il cavaliere oscuro Batman, un Hank Quinlan al di sopra dell’etica, giustizialista, apparentemente votato all’integrità morale pre-confezionata, vendicativo, dolente. Ucciderà perché qualcuno ha ucciso i suoi genitori, come la sposa tarantiniana, montando sull’albero della vendetta, e come l’eroe di Boetticher rimarrà solo nella sua torre d’avorio. Il bene, incerto sui suoi passi, origina per antitesi del male, sembra dire Nolan. Il male, al contrario, esiste primigenio. Il male è Joker. Joker, ruolo affidato al mai troppo incensato Heath Ledger, manda cordialmente a fare in culo lo psicologismo e tutta la baracca del freudismo cinematografico, con ironia sottile si inventa padri alcolizzati, madri sottomesse, compagne disprezzanti, ma è alieno a qualsiasi forma di giustificazionismo. Un cattivissimo tenente che ricorda l’Harvey Keitel di Abel Ferrara, ma senza alcuna ancora morale religiosa; ricorda il drugo di Kubrick, ma senza un retroterra sociale a parziale spiegazione; piuttosto è il Chad di “Nella società degli uomini” di Neil Labute, che la sorte ironicamente fece interpretare a Aaron Eckhart, nella pellicola il quasi incorruttibile procuratore distrettuale Harvey Dent. Joker corrompe, inganna, ferisce, uccide, godendo sadicamente nel trasformare l’altro in uno strumento di tortura; la vittoria di Joker non sta nell’accaparrarsi soldi o potere, quanto nel fornire uno specchio dove si riflette e si riconosce l’immagine più sgradevole dell’umanità. Bressonianamente, Le diable, probablement: “Io non sono un mostro, sono un anticipo sul percorso”, dice Joker. Il Male di Joker non è insensato, stupido, figlio della superficialità: il Male di Joker è calcolatore, segretamente onnisciente, è la ragione al servizio della tortura. E ancora, nel dialogo con Batman, “Tu non mi ucciderai per un malriposto senso di superiorità e io non ti ucciderò perché tu sei troppo divertente”. Come i Coen e Tarantino, Nolan presenta una scintilla di umanità all’interno della follia, relegandola alla parentesi retorica del finale, che ha però il sapore della convinzione intellettuale, andando a costituire la parte più spudoratamente falsa della splendida, diseguale, mefistofelica opera di Nolan.
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