Into the Wild - Nelle terre selvagge |
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Un film di Sean Penn.
Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone.
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Titolo originale Into the Wild.
Drammatico,
durata 148 min.
- USA 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 gennaio 2008.
MYMONETRO
Into the Wild - Nelle terre selvagge
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film sull'elevazione spirituale.di G.TramaFeedback: 500 | altri commenti e recensioni di G.Trama |
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domenica 27 maggio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Into the Wild" di Penn non è definibile un road movie. Se accettiamo questa accezione, escludiamo road, la strada. Un road movie con pretese, e neanche tanto, di esserlo. Il camper in Alaska è fermo, e non solo simbolicamente, in mezzo il fiume volutamente invalicabile che fa di Alexander Supertramp prima consapevole, poi inconsapevole dei suoi limiti. Quella di Penn è una straordinaria riflessione sulla crudeltà e sul panta rei che la natura inevitabilmente è a scapito di tutto. Associabile questa pellicola con quell'altro straordinario capolavoro di inizio millennio che è "Grizzly Man" del cinico genio Herzog. La netta differenza fra i due film è il sensazionalismo: presente in Penn, assente parzialmente in Herzog, poichè comunque entrambi commuovono e non c'è dubbio su questo. E l'idealismo dei due protagonisti reali all'interno della lente deformata e deformante della cinepresa contrasta parossisticamente con il corso oggettivo, pratico, pragmatico, inarrestabile della natura: non c'è fuga dalla società se non nella natura selvaggia e selvaggio viene etimologicamente da selva, dal greco sei-ròs, chiaro. Ma la chiarezza, la verità hanno un prezzo, ovvero l'oblio nella natura, la rinuncia del proprio posto all'interno del consorzio civile. Entrambi i protagonisti delle due pellicole, questi guerrieri moderni senza armi offensive, sognano l'Alaska e la raggiungono, l'abbracciano, l'amano per la sua bellezza esteriore e interiore, l'amano fino alla fine, una fine data dalla terra stessa non come condanna, ma come difesa e tutela della propria aggettivazione di selvaggia. Il lavoro estenuante di selezione del materiale filmato dal Grizzly Man Treadwell trova un suo corrispettivo equivalente nella durata "finzionale" dell'opera di Penn, poco meno di due ore e mezza. Entrambi i registi perciò creano, ma costruiscono anche, ovvero sono insieme artisti e artigiani, lodevoli per questo, sinceri fino in fondo e professionalemente impegnati. La poetica e l'estetica fanno il resto, quando, come Bene diceva, estetica ed etica sono la medesima cosa. L'etica di un tedesco lungimirante nei confronti di una società a lui aliena e l'etica di un "americano" al cento per cento, familiare con quella stessa società, ma aspramente critico nei confronti della stessa. E il pessimismo non è anti-hollywoodiano o anti-sensazionalista, ma ha ambizioni ben più elevate, è imprescindibilmente connesso all'esito della lotta impari combattuta dai "folli" protagonisti dei due film. E mai più follia fu meritata, mai più follia venne guadagnata da Supertramp, durante la sua esistenza egregiamente rappresentata e immaginata da Penn, seguendo la massima di Thoreau: "unless above himself he can erect himself, how poor a thing is man!" ("a meno che da se stesso non sappia ergersi, che povera cosa è l'uomo!").
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