Oro rosso |
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Un film di Jafar Panahi.
Con Hossain Emadeddin, Kamyar Sheisi, Azita Rayeji, Shahram Vaziri, Ehsan Amani.
continua»
Titolo originale Talaye sorkh.
Drammatico,
durata 95 min.
- Iran 2003.
MYMONETRO
Oro rosso
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film sulla ricerca di identità.di G.TramaFeedback: 500 | altri commenti e recensioni di G.Trama |
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lunedì 7 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Oro rosso è un film sulla ricerca di identità, sulla ricerca di una propria posizione sociale all’interno di un determinato consorzio civile, quello metropolitano, e Hussein, il personaggio principale, è il paradigma di questa ricerca. Col suo distacco, la sua apparente inettitudine, cerca in ogni modo di venire a capo di questa composta e velata ricerca, addentrandosi ogni volta in realtà sociali differenti e complicate. Consegna pizze in luoghi diversi di una metropoli spesso notturna e ambigua, vissuta da personaggi altrettanto ambigui, poliziotti, cittadini o barboni che siano. Hussein si vuole sposare, ma la sua identità e posizione sociale non gli permettono di comprare una dote degna di un qualsiasi matrimonio perciò compie il gesto estremo e violento: la rapina. Panahi ci regala a proposito una struttura circolare classica: il film inizia con una rapina e con una rapina finisce: Hussein è mascherato sia nella scena iniziale che in quella finale, ma lo riconosciamo comunque senza che ci sia svelata la sua identità, perchè difatti non ne ha una: non ha identità, non ha una collocazione all’interno del consorzio civile della metropoli. Vive apparentemente da inetto, da osservatore, ma è parte integrante e pulsante di una cittadinanza che vuole avere un posto, una posizione sociale, prima col matrimonio e poi con tutto il resto. La camera di Panahi si muove disinvolta e con una compostezza che sospende nitidamente ogni giudizio morale su persone o azioni, è quasi il riflesso dell’inettitudine di Hussein che si adegua alle circostanze per venirne fuori indolore. Oro rosso è un film, in ultima analisi, sull’osservazione e quindi sullo strumento cinematografico che intende seguire lucidamente le vicende spesso amare di un uomo alla ricerca della propria identità sociale e forse anche umana. Non fa differenza che si chiami Hussein nella finzione del racconto o Jafar Panahi nella realtà della messa in scena.
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