This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il film più sopravvalutato dell'annodi PoggiFeedback: 1284 | altri commenti e recensioni di Poggi |
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venerdì 28 ottobre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per me è il film più sopravvalutato della stagione (fa buona compagnia in questo al film di Terrence Malick, comunque superiore). I temi (peraltro strasentiti come la ricerca di se stessi attraverso la riscoperta del rapporto con i genitori, una volta morti; il dramma dell'olocausto; la depressione dell'uomo di successo passato di moda) sono mescolati a casaccio, accumulati ma non amalgamati: cosa c'entra il fatto che Cheyenne sia un ex rockstar (americana, che vive in Irlanda ma figlia di padre probabilmente tedesco!?) con la tragedia dell'olocausto e con il rapporto con un padre difficile? Un mescolone simile denota il volrer mettere tanta carne al fuoco, senza però risolvere i nodi del racconto. Il tempi filmici sono non soltanto lenti e inutilmente meditativi (pieni di scene senza scopo che vorrebbero fare "poesia": vedi per tutte quella dell'indiano a cui Cheyenne dà un passaggio), ma del tutto sbilanciati: se il vero tema del film è la ricerca di un contatto con la memoria del padre, una riscoperta di sè attraverso il recupero di un rapporto interrotto per trent'anni, perchè fare un prologo così lungo (con l'ingombrante presenza di una Francis McDormand sprecata) che parla dei tutt'altro? Perchè introdurre personaggi lasciati cadere senza spiegazioni (il tipo che chiede a Cheyenne di produrre il suo disco, la ragazza emo che lui tenta di rendere felice, Desmond)? Su tutto il film si staglia Sean Penn, costretto a impersonare un personaggio fastidioso, con la voce lamentosa da rincoglionito alla Ozzy Osbourne che però all'occorrenza sfoggia frasi che vorrebbero sembrare quelle di un grande pensatore. L'interpretazione di Penn è sopravvalutata quanto il film: non è nè nuovo nè difficile rappresentare un rincoglionito al limite della catatonia. La stessa parte l'avrebbe interpretata con altrettanta intensità lo stesso Osburne. Il finale, col vecchio nazista di novantacinque anni fatto camminare nudo nella neve è patetica, vorrebe forse scandalizzare, fare sensazione: fà solo pena, persino il cacciatore di nazisti incallito non riesce a trattenere un'esclamazione di sorpresa e (spero) di pietà, di fronte a quell'immagine raccapricciante. Oltretutto perchè nel film appare chiaro che la responsabilità del vecchio era molto limitata (non era un carnefice, ma aveva s"solo" umiliato il padre di Cheyenne minacciandolo). Cos'è, un discutibile inno alla vendetta privata? Si può ritrovare se stessi, dopo trent'anni di silenzio, vendicando un padre morto contro un vecchio colpevole ormai inerme? Mah... Il tutto condito da quell'insopportabile lentezza, da quegli inutili toni meditativi. Per fare un film intenso, non occorrono certe sbrodolate e certi orpelli (vedi la scena dell'indiano). Basti pensare agli ultimi film di Clint Eastwood, asciutti ma sempre carichi di pathos e di profondità. E poi i film meditativa (à la Malick) bisogna saperli fare! Mi dispiace sdire tutto questo perchè gli altri film di Sorrentino mi erano piaciuti. Però qui toppa clamoosamente.
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